Thomas Becket dimostra come nessuno di noi possa diventare santo senza lottare, soprattutto con se stesso. Tommaso sapeva di dover difendere con fermezza la verità e ciò in cui credeva.
San Tommaso Becket (1118-1170), arcivescovo di Canterbury, assassinato nella sua cattedrale il 29 dicembre 1170. Era stato nominato cancelliere d’Inghilterra all’età di 36 anni dal re Enrico II, suo amico. Enrico insistette presto per usurpare i diritti della Chiesa. Nei primi tempi Tommaso tentennò per assecondare i desideri del re e così approvò momentaneamente le Costituzioni di Clarendon, che avrebbero negato al clero il diritto di essere giudicato da un tribunale ecclesiastico e impedito loro di appellarsi direttamente a Roma. Alla fine, però, Tommaso respinse le Costituzioni e fuggì in Francia per mettersi al sicuro. Lì rimase in esilio e alla fine tornò in Inghilterra, pur sapendo che ciò avrebbe significato una morte certa. Poiché Tommaso, al suo ritorno, si rifiutò di rimettere le censure che aveva inflitto ai vescovi favoriti dal re, Enrico II gridò furioso: “Nessuno mi libererà da questo prete fastidioso!”. Quattro cavalieri, prendendo per buone le sue parole, uccisero Tommaso nella cattedrale di Canterbury.
Il nucleo di opere più interessanti di questa sezione, contenuto all’interno del Museo Diocesano di Treviso, è costituito dagli affreschi staccati negli anni Sessanta del secolo scorso dal Palazzo Vescovile. I due lacerti più antichi datano al 1260 circa, sono di ambito veneziano e si richiamano ai mosaici della basilica di San Marco: uno raffigura il Martirio di san Tommaso Becket insieme all’Ingresso di Gesù in Gerusalemme e l’altro la Discesa agli inferi.