Author: giovannazzola

Nessuno le strapperà dalla mia mano

IV DOMENICA DI PASQUA
La siringa (o flauto di Pan) appesa sul ramo è lo strumento musicale del pastore, la sua dolce melodia richiama la soavità della Parola di Gesù attraverso la quale Egli guida il suo gregge con la dolcezza di chi conosce e ama le sue pecore. La mano destra del pastore accarezza delicatamente il muso di una pecora in un gesto di affetto e accoglienza: la mano di Dio che ama e protegge dalla quale nessuno potrà mai strapparci (don Luca Vialetto) .
Emblema del Buon Pastore, IV-V sec. d.C., “Domus dei tappeti di pietra”, Ravenna
kriophoros pagano
L’immagine del Buon Pastore è la più comune delle rappresentazioni simboliche di Cristo che si trovano nell’arte paleocristiana, essa deriva direttamente dal kriophoros pagano (giovane che porta un agnello al collo) che è molto più antica. I primi artisti cristiani non hanno creato una forma d’arte nuova ma hanno attinto dall’arte del loro tempo dando un nuovo significato ad immagini e simboli, realizzando così una stupenda opera di inculturazione (don Luca Vialetto).

Non mi trattenere

DOMENICA DI PASQUA
Non c’è sepolcro vuoto, non ci sono angeli né aureole o simboli di vittoria. Solo mani, sguardi, una vanga e un mantello rosso, un corpo quasi nudo e un paesaggio campestre. Ed è in questa natura trasfigurata che si inaugura un nuovo tempo. In esso la vita fiorisce e traccia il percorso della Bella Notizia che raggiunge di corsa i confini della terra. Ma tu non continuare a trattenermi, non cercare di stringermi, di racchiudermi nella tua testa e nel tuo cuore ma attraversa lo spazio dell’Assenza (don Luca Vialetto).
Tiziano Vecelio “Noli me Tangere”, 1514, National Gallery, Londra.
Edicola del Santo Sepolcro
L’Edicola – dal latino aedicula che vuol dire “tempietto” – è una piccola struttura eretta all’interno della Basilica del Santo Sepolcro che racchiude i resti di una grotta venerata già dal IV secolo come la tomba di Gesù. Dentro l’attuale edicola è conservato ciò che rimane del Santo Sepolcro dopo la distruzione da parte del califfo-imam fatimide Al-Hakim, avvenuta nel 1009 (don Luca Vialetto).

Tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo se ne tornava battendosi il petto

DOMENICA DELLE PALME
Le folle, quasi in una sorta di processione, ritornano verso Gerusalemme, ferite nel cuore dalla visione di Gesù, che nella passione, si è fatto “Spettacolo” al mondo. Iniziano così, allontanandosi dal Golgota, il loro cammino di conversione. Mentre il cielo, minacciosamente, comincia ad oscurarsi, e nel Calvario si allungano le ombre delle croci, ci chiediamo, contemplando questo Crocifisso che il pittore ci fa intuire ma non ci mostra, quale volto di Cristo incontreremo quest’anno.
Jean-Léon Gérôme “Gerusalemme” o anche “Consummatum est”, 1867, Musee d’Orsay, Parigi
Muletta o Cristo sull’asina (metà del XIII secolo) Verona, Chiesa di Santa Maria in Organo
La scultura lignea della “Muletta” era usata nella processione delle Palme segno concreto di quanto nei riti della Settimana Santa anamnesi e mimesi, memoria viva e rappresentazione, si intreccino e si fondano per stimolare nel fedele una partecipazione viva che ne coinvolga il corpo, la mente ed il cuore e vivere così una adesione sempre più piena al Mistero Pasquale di Cristo (don Luca Vialetto).

Gli condussero una donna

V DOMENICA DI QUARESIMA
Cristo e l’adultera sono circondati da una folla arcigna di uomini: questi scaraventano sulla donna il peso della loro legge e dei loro ragionamenti, con la propria violenza di asti e rancori. Gesù, fra un attimo, si chinerà a terra, porrà una distanza e farà spazio, per mostrare che i macigni delle nostre condanne non possono vincere il male, mentre la misericordia e il perdono di Dio aprono nuove possibilità alla vita, perché ci rendono capaci di evidenziare il male senza condannare il peccatore (don Luca Vialetto) .
Lorenzo Lotto “Cristo e l’adultera”, 1556 circa, Museo – Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto
Iscrizione che proibisce l’accesso degli stranieri al tempio di Gerusalemme
Lapide di marmo scoperta nel 1871 e conservata al museo archeologico di Istambul. L’area del tempio di Gerusalemme era suddivisa in vari cortili concentrici, il più esterno accessibile a tutti (il cortile dei gentili) e poi via via venivano applicate restrizioni sempre maggiori. Tabelle poste sui muri che dividevano le varie zone ricordavano questo divieto e anche che la trasgressione sarebbe stata punita con la morte. È sotto i portici di questi cortili che, quando si trova a Gerusalemme, Gesù incontra le persone, annuncia il Vangelo, perdona l’adultera (don Luca Vialetto).

Si alzò e andò da suo Padre

IV domenica di Quaresima
La città di Vitebsk sullo sfondo, il luogo delle origini, la terra da cui il pittore è fuggito, per la quale sente un sentimento di profonda nostalgia. E’ il desiderio di questo ritorno, di ogni ritorno, che si compie nell’abbraccio tra il Padre e il Figlio: un abbraccio che dona pace, che si espande per coinvolgere tutta la comunità e perfino tutto il creato e ci invita a comprendere tutta la vita del credente come un’esperienza di esilio e cammino di ritorno (Don Luca Vialetto).
Marc Chagall “Il ritorno del figliol prodigo” 1975 – collezione privata
 
Anello sigillo appartenuto a Pilato
Spesso, nel mondo antico, l’anello non era solo un ornamento, ma indicava l’identità della persona e fungeva anche da sigillo, come questo appartenuto a Pilato e ritrovato circa 50 anni fa. Il gesto del Padre di mettere l’anello al dito del figlio indica, quindi, la sua piena reintegrazione dentro la famiglia (Don Luca Vialetto).

Vedremo se porterà frutti per l’avvenire

III DOMENICA DI QUARESIMA C
Sterile, inadeguato, incapace di produrre quei frutti che sarebbe lecito aspettarsi … ognuno di noi può sentirsi come il fico della parabola, e in quei momenti, dentro di noi spesso riemerge il volto di un dio pagano: giudice esigenze che con in mano la scure viene a riscuotere ciò che gli è dovuto. Ma il Padre di Gesù Cristo non metterà mano alla scure, anzi zapperà, concimerà, gesti di cura che mai si riserverebbero ad un fico, segno dell’amore folle di Dio per ciascuno di noi (don Luca Vialetto).
James Jacques Joseph Tissot, “Il Fico Sterile” (dalla serie “la vita di Cristo”), 1886-94, Brooklyn Museum of Art, New York, USA.
Rilievo del 1° secolo da Aquileia
Questo bassorilievo con “Giove che punisce il lordatore di luoghi pubblici” ci restituisce una immagine plastica di quel volto di dio pagano che spesso continuiamo a portare nel cuore pur chiamandoci cristiani: idea di dio con la quale spesso interpretiamo le vicende di cronaca e la vita (don Luca Vialetto).

E’ bello per noi essere qui.

II DOMENICA DI QUARESIMA C
È fondamentale salire sul Tabor per lasciare che la voce del Padre trasfiguri il nostro sguardo: solo immersi nella bellezza di Dio, saremo un giorno capaci di contemplare con verità anche il volto del Crocifisso. Ma il Tabor è anche il monte da cui bisogna imparare a scendere, per ritornare ad immergersi nella vita, senza attardarsi nelle nostre capanne, e illuminare con la luce del Cristo le vicende, a volte tormentate, degli uomini (don Luca Vialetto),
Raffaello Sanzio, “Trasfigurazione”, 1516 – 1520, Musei Vaticani – Città del Vaticano.
il monte Tabor
Già per i primi pellegrini cristiani, il Monte Tabor è il luogo dove si colloca l’episodio della Trasfigurazione di Cristo, e dove oggi sorge la basilica omonima. La peculiarità del Tabor è sicuramente la forma tondeggiante e il sorgere in mezzo alla valle piatta: è un alto monte isolato, così come descritto nei vangeli, anche se i testi non ne citano mai direttamente il nome.

Sta scritto

I DOMENICA DI QUARESIMA C
Sotto le grandi ali della Parola di Dio, Gesù trova rifugio e protezione, trova forza per resistere alla tentazione, e luce per illuminare il cammino da seguire. Ma anche l’Avversario usa la Parola di Dio, cita un salmo, per tentare il Signore. La Parola è uno strumento potente e al tempo stesso fragile, essenziale ma anche facilmente manipolabile… richiede di essere custodita nel silenzio con un ascolto lungo e obbediente per potersi sedimentare nel cuore (don Luca Vialetto).
Bartholomäus Bruyn il vecchio “Le tentazioni di Cristo”, LVR-LandesMuseum Bonn.
Il pinnacolo del tempio

Angolosud orintale della spianata delle mosche, conosciuto come l’evangelico pinnacolo del tempio

Il luogo della tentazione di Cristo dal punto più alto («pinnacolo») del Tempio (Mt 4, 5-6; Lc 4,9-12) è stato indicato nell’angolo sudorientale della spianata del tempio, dove i bastioni del recinto che la cingeva si ergevano maggiormente rispetto al terreno circostante: con i suoi circa 50 m. di dislivello sulla valle del Cedron, rappresentava la più elevata altezza artificiale della città (don Luca Vialetto).

Può forse un cieco guidare un altro cieco?

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Cappello, mantello e bordone, i ciechi raffigurati da Bruegel sono chiaramente dei pellegrini, ci ricordano che il cammino fondamentale della vita, ma per certi versi anche quello più difficile, è il cammino spirituale. Le loro orbite vuote ci fissano e ci interrogano costringendoci a chiederci: “Noi verso dove stiamo andando?”. Anche la ghironda (lo strumento musicale) si e rovesciata e rotta nella caduta, per la mancanza di una guida che sappia davvero far risuonare l’armonia della vita (don Luca Vialetto).
Pieter Bruegel il vecchio, “La parabola dei ciechi”, 1568, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
L’abito fa il monaco, e non solo.
Bruegel veste i ciechi della parabola come dei pellegrini. Nei secoli passati, per tutti e non solo per i religiosi, l’abito era una sorta di divisa che indicava molti aspetti dell’identità della persona: professione, status sociale … In particolare i pellegrini vestivano con un cappello a tesa larga, il bordone (bastone) e la mantella che avevano certo anche una funzione pratica ma allo stesso tempo li rendeva immediatamente riconoscibili (don Luca Vialetto).