Author: giovannazzola

Tiene in mano la pala per pulire la sua aia

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Tutti chiedono al Battista : “Cosa dobbiamo fare?” Non si tratta di aggiungere ma di togliere, di semplificare. Se dovesse essere fatta manualmente, chicco dopo chicco, l’operazione di separare, nella nostra vita, il grano buono dalla pula, sarebbe un lavoro faticoso, infinito e opprimente solo se ci lasciamo esporre al vento dello Spirito, Lui ci purifica toglie dall’esistenza le scorie inutili, tiene solamente ciò che veramente ha peso. Esponiamoci all’azione di Dio in una passività liberante (don Luca Vialetto).
“Raccolto, trebbiatura e ventilazione del grano” (dettaglio), affreschi nel vestibolo della Tomba di Menna, Necropoli di Sheikh Abd el Qurnah, Luxor, Tebe – Egitto 18th Dinastia.
La Ventilazione del Grano.
Le tecniche dell’agricoltura, dai tempi della bibbia fino a quelli recenti, prima della meccanizzazione agraria, sono rimaste molto simili, così nei musei etnografici possiamo ancora ritrovare pale e ventilabri che ci parlano del modo di separare il grano dalla pula con la ventilazione (don Luca Vialetto).

… questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.

IMMACOLATA CONCEZIONE – ANNO C
Una vecchia, in disparte, lontano, osserva la scena, è sant’Anna e con lei tutte le generazioni che hanno atteso il compiersi della promessa di Dio, mentre una serpe si avvicina minacciosa ad una madre e suo figlio, ma le viene schiacciata la testa: un piede sull’altro, insieme, al punto che noi non sappiamo più se ci troviamo di fronte ad una donna che protegge suo figlio, o ad un figlio che dona forza alla madre per sconfiggere il male, e così il semplice dettaglio di un quadro ci trasporta di fronte al mistero (don Luca Vialetto).
Caravaggio (Michelangelo Merisi) “Madonna dei Palafrenieri”, 1606 – Galleria Borghese, Roma.
Maria, la prima donna dell’Islam
Quale rapporto sussiste tra Maria e i musulmani? Nel Corano Esiste una sura (capitolo) tutta dedicata a Maria. Maria per l’Islam è la donna più importante. C’è poi una tradizione islamica che vuole che tutti i bambini appena nati siano toccati dal demonio: ciò non è capitato a Maria e a suo figlio Gesù che ne sono stati preservati. Dunque, anche loro credono che Maria non abbia mai avuto nessun peccato, neanche il peccato originale” (don Luca Vialetto).

Vegliate in ogni momento pregando

I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Avvolti dalla luce del vespro, un uomo e una donna stanno pregando nei campi. Dalla chiesetta che sorge all’orizzonte sono giunti i rintocchi dell’Angelus e prontamente la coppia ha abbandonato gli strumenti del duro lavoro per affidare al Signore la giornata ormai trascorsa. Un gesto semplice ed essenziale che alleggerisce il cuore e ricompone l’esistenza, una preghiera che scandisce il tempo, trasfigura il mondo: il lavoro e la materia diventano pregni di Spirito. Il coraggio di fermarsi che permette alla vita di non disperdersi (don Luca Vialetto).
Jean-François Millet “L’Angelus”, 1858-1859 – Museo d’Orsay, Parigi.
Il suono delle campane
Il suono delle campane è quasi un codice per comunicare con tutta la comunità, soprattutto per invitarla alla preghiera. La voce delle campane esprime in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche, e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore (don Luca Vialetto).

Io sono re

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Cristo Re – Anno B
Davvero tu sei re? Coperto a malapena da un mantello scarlatto e coronato di spine… Come può quest’uomo percosso, umiliato, colpito, rivelarci la Verità? L’artista ci pone alle spalle di Gesù e Pilato, ci costringe a cambiare il nostro punto di vista, per non accontentarci di ciò che già abbiamo intuito del mistero di Cristo, ma per tornare a interrogarci, a sondare l’abisso della sua passione: Chi sei tu, Gesù? E di conseguenza: chi sono io? (don Luca Vialetto)
Antonio Ciseri, “Ecce Homo” 1871, Galleria d’arte moderna – Palazzo Pitti, Firenze
Epigrafe di Ponzio Pilato

L’epigrafe fu ritrovata a Cesarea Marittima nel 1961 e rappresenta l’unico riferimento diretto, e non da fonti letterarie, del personaggio noto per il processo a Gesù. Si tratta di un’iscrizione di notevole importanza, coeva e ufficiale, diretta testimonianza degli atti di Ponzio Pilato che viene indicato con il titolo di praefectus Iudaeae : “Ponzio Pilato prefetto di Giudea [restaurò e dedicò] il Tiberium”. È datata intorno al 26/36 d.C. (don Luca Vialetto)

Le mie parole non passeranno

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

XXXIII domenica del tempo ordinario B
La terra è scossa da forti cataclismi, tutto è sconvolto e crolla, persino ciò che sembra immutabile ed eterno, cioè il cielo e gli astri, viene distrutto e cade. Davide e la sibilla (in piedi in primo piano nel dipinto) consultano le scritture, unico fondamento che non passa ed è stabile. Alla luce delle scritture questo travaglio viene riconosciuto non più come la fine ma l’inizio di un mondo nuovo (don Luca Vialetto).
Luca Signorelli “Il finimondo” 1500-1502, cappella di San Brizio, duomo di Orvieto (TR)

Manoscritto con il “Dies ire”.
Il “Dies irae”, cioè «il giorno dell’ira [divina]», è una sequenza in lingua latina attribuita a Tommaso da Celano. Descrive il giorno del giudizio condensando in un testo poetico i brani delle scritture di tono apocalittico. Il “Dies irae” era parte del rito tridentino delle esequie. Può essere usato nella liturgia delle ore come inno alternativo per l’ultima settimana del tempo ordinario.

Ha gettato nel tesoro più di tutti

XXXII domenica del tempo ordinario B
Donaci signore uno sguardo come il tuo, che non si lascia confondere dalla sontuosità delle vesti, ma è capace di riconoscere nell’offerta più povera il dono più grande. Uno sguardo che veda i segni della Pasqua presenti nel mondo e trasformi la nostra vita in profezia di Resurrezione, perché il tesoro del Tempio non sia il denaro ma la fede, la carità … la vita dei credenti (don Luca Vialetto).
James C. Christensen “L’obolo della vedova” XX sec. (collezione privata)
Gli Spiccioli della Vedova.
Le “monetine” di cui parla il testo greco sono appunto i leptà (lepton al singolare) che corrispondono al prutot ebraico (pl. prutah). Si tratta delle più piccola moneta, in termini di valore, esistente al tempo (don Luca Vialetto).

Non c’è altro comandamento

XXXI domenica del tempo ordinario B
Mentre presta servizio ad un pellegrino, sant’Agostino si accorge che il piede che sta lavando è in realtà quello di Cristo. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (Gaudium et Spes 22) per cui non sono più due ma un unico comandamento, perché amando i fratelli noi amiamo realmente Dio, e nel loro volto riconosciamo i tratti di Gesù unica immagine del Dio invisibile (don Luca Vialetto).
Bernardo Strozzi “Sant’Agostino lava i piedi di Cristo nelle vesti di pellegrino” 1625 circa, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti – Genova.
Mezuzah letteralmente: stipite (della porta).
La Mezuzah è un oggetto rituale ebraico, un piccolo rotolo di pergamena conservato in un astuccio affisso allo stipite destro (rispetto a chi entra) delle porte delle abitazioni. Nella pergamena sono scritti i brani biblici di Deut. 6, 6-9 e 11, 13-21, corrispondenti alle prime due parti dello Shemà, testo fondamentale per il pio israelita, usato da Gesù nella risposta che dà allo scriba (don Luca Vialetto).

Che io veda di nuovo!

XXX domenica del tempo ordinario B
Gesù passa nella vita degli uomini, come un tempo attraversò le strade di Gerico, circondato da folle di vedenti, curiosi od indifferenti, ed incontrato da ciechi capaci di riconoscerlo. È necessario, allora, gettare il mantello che ci avvolge in fragili sicurezze affinché l’invocazione del nostro bisogno salvezza salga, gridata, dal cuore e si possa così, trasfigurati da una nuova luce, tornare a vedere (don Luca Vialetto).
Andrei Mironov “Cristo guarisce il cieco” 2019
Corda da preghiera (greco: komboskini ; russo: chotki)
L’invocazione che il cieco di Gerico rivolge a Gesù è divenuta, soprattutto nella tradizione dei cristiani orientali, la preghiera del cuore o preghiera di Gesù: una giaculatoria da ripetere costantemente usando un cordone costituito da nodi, solitamente di lana o di seta, simile ad un rosario.

Tra voi però non è così

XXIX domenica del tempo ordinario B
Ingres ci restituisce un’immagine quasi sacrale dell’imperatore che, avvolto nei suoi paludamenti, si mostra a noi in tutta la sua magnificenza C’è una pericolosa attrazione tra il potere e il sacro; il potere cerca nel sacro la sua legittimazione e ciò che è sacro si corrompe diventando una forma di potere sugli altri. Gesù spezza il legame tra queste due realtà chiedendo ai suoi discepoli di passare dall’istinto di dominio sull’altro al servizio del fratello (don Luca Vialetto).
Jean-Auguste-Dominique Ingres “Napoleone I sul trono imperiale” 1806, Musée de l’Armée – Parigi.
Tiara papale o triregno (nell’immagine la tiara di Paolo VI).
Il 13 novembre 1964, nella messa che celebrava la riapertura del Concilio Vaticano II, san Paolo VI scese dal trono papale nella Basilica di San Pietro e, con gesto inaspettato e simbolico, depose il triregno sull’altare papale come segno di umiltà e di rinuncia a qualsiasi potere di natura politico-umana (don Luca Vialetto).

Possedeva infatti molti beni

XXVIII domenica del tempo ordinario B
L’adesione formale ai comandamenti non basta a saziare il desiderio di quest’uomo, che per questo si rivolge a Gesù. Ma la vita che, formalmente, chiede al Signore in realtà lui la sta già cercando altrove: nei suoi beni. Analogamente all’avaro di s. Antonio, anche l’uomo del vangelo non conosce con verità sé stesso, non sa dove abita il suo cuore e per questo, triste, non riesce a compiere passi di conversione (Don Luca Vialetto).
Tullio Lombardo “Miracolo del cuore dell’avaro” 1520 – 1525, Cappella dell’Arca – Basilica di sant’Antonio, Padova.
Gomena o Cammello?
Non tutti gli studiosi sono d’accordo, ma secondo alcuni per una banale inversione di lettere nei manoscritti si sarebbe passati dalla parola aramaica «gamia», (in greco «kàmilon») che significa gomena, a «gamai» («kàmelon»), ovvero cammello. E in effetti il paradosso usato da Gesù riesce più comprensibile grazie all’accostamento virtuale tra una grossa fune e il filo sottile che di solito si infila nella cruna dell’ago .