Author: giovannazzola

In modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
L’evangelista, che ci accompagnerà lungo tutto il cammino di quest’anno liturgico, presenta sé stesso e la sua opera. Il Verbo eterno del Padre, attraverso la mediazione dei testimoni oculari della sua incarnazione, diventa Parola scritta: un lavoro minuzioso e attento, compiuto affinché la fede di chi ama Dio possa trovare un fondamento stabile e solido, e ogni generazione riconosca che in Gesù la scrittura continua a compiersi nella storia (don Luca Vialetto).
Andrea Mantegna “Polittico di San Luca – scomparto centrale con San Luca allo scrittoio” 1453 – 1454, Pinacoteca di Brera, Milano.
Il Papiro Hanna 1 (Mater Verbi)
Nel gennaio 2007, la famiglia Hanna e la Solidarity Association donarono, alla Biblioteca Apostolica Vaticana, uno fra i più importanti e preziosi manoscritti dei Vangeli, il Papiro Hanna 1 (Mater Verbi). Vergato agli inizi del III secolo d.C., è uno dei più antichi testimoni superstiti del testo del Nuovo Testamento. Originariamente conteneva per intero i Vangeli di Luca e di Giovanni, in questo ordine; oggi, circa 1.800 anni dopo, conserva ancora circa la metà di entrambi i Vangeli. Noto agli studiosi come P75 questo papiro è una delle fonti più importanti per la ricostruzione del testo dei Vangeli (don Luca Vialetto).

Hai tenuto da parte il vino buono finora

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
(Paolo Veronese, l’autore del dipinto, ritrae sé stesso, insieme a maggiori pittori di Venezia, nel gruppo di musicisti al centro della scena). Un concerto per ravvivare la festa di nozze del Cristo, unico vero sposo dell’umanità; L’arte, la creatività, insieme a tutti gli altri doni che ciascuno di noi possiede, messe a servizio della gioia degli uomini. Un dono gratuito che solo chi sa bene da dove proviene quel vino nuovo, unica fonte della vera gioia, può fare a chi, avendo consumato il proprio banchetto, è già ubriaco (don Luca Vialetto).
Paolo Caliari detto il Veronese “Le nozze di Cana” 1563, Parigi – Louvre.

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento

BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO C
Battezzarsi significa immergersi, tuffarsi: tuffarsi dentro la vita degli uomini, in maniera totalmente anonima. Lui, che è senza peccato, è lì dove non dovrebbe esserci e si mette in fila con i peccatori, condividendo il loro cammino: è questo ciò di cui il Padre si compiace: ama questo Figlio che si lascia sommergere dall’umanità affinché l’uomo possa a sua volta tuffarsi nell’immenso oceano di Dio (don Luca Vialetto).
Arte greca “Tomba del tuffatore” 480/70 a.C, Museo archeologico nazionale di Paestum
Battistero di Aquileia
I battisteri paleocristiani ci testimoniano l’importanza e il valore dato al sacramento del battesimo nella chiesa antica, tanto da riservargli edifici e luoghi ad uso esclusivo. Spesso, come nel caso di quello di Aquileia, è già l’architettura (forma e orientamento dell’edificio e della vasca, numero e posizione dei gradini…) che, anche senza il bisogno di immagini, esprime il significato del rito che veniva lì compiuto (don Luca Vialetto).

Giubileo

Entrando nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma e spostandoci verso il primo pilastro della navata destra, possiamo vedere un frammento staccato di un affresco, attribuito a Giotto di Bondone. Il dipinto, probabilmente eseguito nel 1300, proveniente dalla loggia delle benedizioni della medesima chiesa e trasferito all’interno della basilica dopo che la loggia fu demolita.
L’immagine è tradizionalmente nota con il titolo: “Papa Bonifacio VIII indice il Giubileo del 1300” e raffigura il Papa, con sul capo la tiara, che si affaccia alla loggia alzando la mano destra nell’atto di benedire la folla. A sinistra vediamo un Cardinale, vestito di bianco, e a destra un giovane chierico, vestito di bianco, che tiene in mano un lungo cartiglio. Il dipinto originariamente era molto più grande, possiamo conoscere il suo aspetto iniziale grazie ad un disegno contenuto in un esemplare degli Instrumenta translationis (1622) di Giacomo Grimaldi, conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, che presenta nel registro superiore, il pontefice circondato da numerosi curiali, prelati e canonici, tra i quali si scorgono anche figure di laici e nel registro inferiore, la folla accorsa e stante rivolta all’intera corte papale.
A quale episodio del pontificato di Bonifacio VIII si riferisce questo frammento di dipinto, e quindi il disegno che ce lo restituisce nella sua interezza? Gli storici dell’arte si sono divisi su tre ipotesi principali. Nella prima, quelle tradizionale, l’opera è ritenuta la descrizione per immagini del rito con la quale il papa Bonifacio VIII aprì il primo Giubileo, ipotesi rafforzata sulla base dell’iscrizione contenuta nel cartiglio, e in particolare per le parole Ad perpetuam rei memoriam, che farebbe riferimento alla seconda bolla giubilare del pontefice.
La seconda ipotesi, che all’iscrizione ugualmente si lega, ritiene che la scena richiamerebbe la cerimonia inaugurale dei processi ecclesiastici.
Una terza lettura reputa che la scena raffiguri papa Bonifacio VIII che si mostra alla folla al termine della cerimonia della presa di possesso del Patriarchium.
L’ipotesi tradizionale resta quella più accreditata e per il pellegrino che varca la porta santa della Basilica del Laterano, questo affresco resta un’importante testimonianza che idealmente lo ricollega, attraverso i secoli, con il primo giubileo.

Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa.
Tra i dirupi scoscesi della giudea emergono delle radici, una lucertola ed un coniglio: il dialogo tra Dio e l’uomo ha radici profonde, lontane nel tempo, ma ora sta giungendo al suo compimento: il suo virgulto finalmente germoglierà. Il coniglio ci ricorda che, quando il Signore irrompe nella nostra esistenza, l’incontro con Lui è sempre fecondo, dona vita in abbondanza, ma solo imparando a fissare lo sguardo sul sole / Dio, come sa fare la lucertola, possiamo davvero riconoscerlo.
Maria scala in fretta la montagna di Giuda per incontrare Elisabetta e riconoscere in lei il segno dell’intervento divino. La giovane vergine e l’anziana sterile contemplano, nel grembo l’una dell’altra, il mistero di un Dio che rovescia le logiche umane e porta la Vita lì dove sembra impossibile: così l’abbraccio tra due madri magnifica le grandi opere che il Signore compie (don Luca Vialetto).
Lorenzo Bregno “Visitazione”, 1510 circa – Cattedrale, Treviso.
La Chiesa della Visitazione a Ain Karim
Nel Vangelo non ci è tramandato il luogo della Visitazione. Solo nel VI secolo un pellegrino afferma di aver trovato il luogo dove viveva Elisabetta a cinque miglia da Gerusalemme. La distanza corrisponde a quel villaggio di Ain Karim (o Ein Karem) che in un calendario di VII-VIII secolo è detto essere il villaggio della “giusta Elisabetta” (don Luca Vialetto).

Tiene in mano la pala per pulire la sua aia

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Tutti chiedono al Battista : “Cosa dobbiamo fare?” Non si tratta di aggiungere ma di togliere, di semplificare. Se dovesse essere fatta manualmente, chicco dopo chicco, l’operazione di separare, nella nostra vita, il grano buono dalla pula, sarebbe un lavoro faticoso, infinito e opprimente solo se ci lasciamo esporre al vento dello Spirito, Lui ci purifica toglie dall’esistenza le scorie inutili, tiene solamente ciò che veramente ha peso. Esponiamoci all’azione di Dio in una passività liberante (don Luca Vialetto).
“Raccolto, trebbiatura e ventilazione del grano” (dettaglio), affreschi nel vestibolo della Tomba di Menna, Necropoli di Sheikh Abd el Qurnah, Luxor, Tebe – Egitto 18th Dinastia.
La Ventilazione del Grano.
Le tecniche dell’agricoltura, dai tempi della bibbia fino a quelli recenti, prima della meccanizzazione agraria, sono rimaste molto simili, così nei musei etnografici possiamo ancora ritrovare pale e ventilabri che ci parlano del modo di separare il grano dalla pula con la ventilazione (don Luca Vialetto).

… questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.

IMMACOLATA CONCEZIONE – ANNO C
Una vecchia, in disparte, lontano, osserva la scena, è sant’Anna e con lei tutte le generazioni che hanno atteso il compiersi della promessa di Dio, mentre una serpe si avvicina minacciosa ad una madre e suo figlio, ma le viene schiacciata la testa: un piede sull’altro, insieme, al punto che noi non sappiamo più se ci troviamo di fronte ad una donna che protegge suo figlio, o ad un figlio che dona forza alla madre per sconfiggere il male, e così il semplice dettaglio di un quadro ci trasporta di fronte al mistero (don Luca Vialetto).
Caravaggio (Michelangelo Merisi) “Madonna dei Palafrenieri”, 1606 – Galleria Borghese, Roma.
Maria, la prima donna dell’Islam
Quale rapporto sussiste tra Maria e i musulmani? Nel Corano Esiste una sura (capitolo) tutta dedicata a Maria. Maria per l’Islam è la donna più importante. C’è poi una tradizione islamica che vuole che tutti i bambini appena nati siano toccati dal demonio: ciò non è capitato a Maria e a suo figlio Gesù che ne sono stati preservati. Dunque, anche loro credono che Maria non abbia mai avuto nessun peccato, neanche il peccato originale” (don Luca Vialetto).

Vegliate in ogni momento pregando

I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Avvolti dalla luce del vespro, un uomo e una donna stanno pregando nei campi. Dalla chiesetta che sorge all’orizzonte sono giunti i rintocchi dell’Angelus e prontamente la coppia ha abbandonato gli strumenti del duro lavoro per affidare al Signore la giornata ormai trascorsa. Un gesto semplice ed essenziale che alleggerisce il cuore e ricompone l’esistenza, una preghiera che scandisce il tempo, trasfigura il mondo: il lavoro e la materia diventano pregni di Spirito. Il coraggio di fermarsi che permette alla vita di non disperdersi (don Luca Vialetto).
Jean-François Millet “L’Angelus”, 1858-1859 – Museo d’Orsay, Parigi.
Il suono delle campane
Il suono delle campane è quasi un codice per comunicare con tutta la comunità, soprattutto per invitarla alla preghiera. La voce delle campane esprime in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche, e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore (don Luca Vialetto).

Io sono re

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Cristo Re – Anno B
Davvero tu sei re? Coperto a malapena da un mantello scarlatto e coronato di spine… Come può quest’uomo percosso, umiliato, colpito, rivelarci la Verità? L’artista ci pone alle spalle di Gesù e Pilato, ci costringe a cambiare il nostro punto di vista, per non accontentarci di ciò che già abbiamo intuito del mistero di Cristo, ma per tornare a interrogarci, a sondare l’abisso della sua passione: Chi sei tu, Gesù? E di conseguenza: chi sono io? (don Luca Vialetto)
Antonio Ciseri, “Ecce Homo” 1871, Galleria d’arte moderna – Palazzo Pitti, Firenze
Epigrafe di Ponzio Pilato

L’epigrafe fu ritrovata a Cesarea Marittima nel 1961 e rappresenta l’unico riferimento diretto, e non da fonti letterarie, del personaggio noto per il processo a Gesù. Si tratta di un’iscrizione di notevole importanza, coeva e ufficiale, diretta testimonianza degli atti di Ponzio Pilato che viene indicato con il titolo di praefectus Iudaeae : “Ponzio Pilato prefetto di Giudea [restaurò e dedicò] il Tiberium”. È datata intorno al 26/36 d.C. (don Luca Vialetto)

Le mie parole non passeranno

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XXXIII domenica del tempo ordinario B
La terra è scossa da forti cataclismi, tutto è sconvolto e crolla, persino ciò che sembra immutabile ed eterno, cioè il cielo e gli astri, viene distrutto e cade. Davide e la sibilla (in piedi in primo piano nel dipinto) consultano le scritture, unico fondamento che non passa ed è stabile. Alla luce delle scritture questo travaglio viene riconosciuto non più come la fine ma l’inizio di un mondo nuovo (don Luca Vialetto).
Luca Signorelli “Il finimondo” 1500-1502, cappella di San Brizio, duomo di Orvieto (TR)

Manoscritto con il “Dies ire”.
Il “Dies irae”, cioè «il giorno dell’ira [divina]», è una sequenza in lingua latina attribuita a Tommaso da Celano. Descrive il giorno del giudizio condensando in un testo poetico i brani delle scritture di tono apocalittico. Il “Dies irae” era parte del rito tridentino delle esequie. Può essere usato nella liturgia delle ore come inno alternativo per l’ultima settimana del tempo ordinario.