Una riflessione di carattere antropologico su quanto sta avvenendo. Ci sentiamo insicuri, per questo ansiosi e impauriti. Poi non vediamo la minaccia. Non sappiamo dove sia il pericolo. Non ci è chiaro da chi ci dobbiamo difendere. Non ci sentiamo sicuri neanche a casa nostra. Ma quando il tempo interiore ha presente e passato, ma non avvenire solo la speranza, che è apertura al futuro, ci può salvare (don Donato Pavone).
Siamo ancora qui, così, in stand by, nell’attesa che qualcosa di buono succeda, che i dati lascino intravvedere un barlume di speranza. I sacrifici che stiamo facendo ci sembrano inutili. Non vediamo una fine, figuriamoci se ne riusciamo a cogliere il fine. Siamo sospesi tra la voglia che tutto passi presto, per noi, per i nostri affetti più cari, per gli altri e il timore che tutto questo non abbia fine, almeno in tempi brevi. E l’ansia cresce, al di là degli sforzi per contenerla. Chi non intravede ora una fine e un fine a ciò che vive rischia il disorientamento, la perdita di motivazione, l’incapacità di stare nella situazione con disponibilità, pazienza e fiducia… leggi testo integrale https://www.lavitadelpopolo.it/Opinioni-e-Commenti/Dalla-paura-alla-speranza?fbclid=IwAR0Y2K5GlhrBvLlnBoq3P_MQIKyARMKE4eMu7EXYAftlFjJroRGO_qPqqIg
Immagine: Marie Malherbe, Domenica delle Palme 2020, Collezione privata, Vienna.