La Fondazione presenta il libro “Il cappello di Leonardo. Storie sulla forma delle immagini” (Marsilio, 2019) di Manlio Brusatin, contributo originale alle celebrazioni di Leonardo da Vinci nel 500° anniversario della sua morte. L’autore ne discuterà con Marco Tamaro, direttore della Fondazione.
Di Leonardo quasi tutto, e troppo, è stato detto, tranne del suo cappello che appare e scompare dai suoi ritratti veri quanto immaginari. Il cappello gli è stato messo in testa o tolto a seconda che si volesse raffigurare l’immagine del pittore (con cappello) o del genio universale (senza). Oggi prevale questa seconda interpretazione, e quello che è stato a lungo considerato il suo “autoritratto” altro non è che il disegno di un vecchio saggio. Certamente opera di Leonardo, ma realizzato quando non aveva ancora quarant’anni, all’epoca dei lavori all’Ultima Cena e al sigillo dell’Uomo Vitruviano di Venezia. Da questo spunto e motivo iconografico, dall’ossessione di trovare un cappello rivelatore, parte la ricerca suggestiva, colta e appassionante di uno storico dell’arte tra i più brillanti.
Che interesse può avere il cappello di Leonardo? Si corre il rischio di vederne ovunque, e non dove realmente sono. Ma il cappello che generalmente si mette e si toglie ai personaggi non gioca forse con lo stesso principio di ricezione e di obliterazione, delineazione e cancellazione che consiste nel montaggio e smontaggio dei singoli elementi che compongono l’immagine? Diventando motivo di svelamento e rivelazione della sovrapposizione delle sue singole parti, antica e modernissima strategia di tutte le arti, impossibilitate a prescindere da lacerti e memorie di ciò che è scomparso.
Maggiori informazioni e anteprima del libro:
www.fbsr.it/agenda/il-cappello-di-leonardo/