II DOMENICA QUARESIMA – ANNO A
C’è un profondo legame tra la Trasfigurazione di Lorenzo Lotto e L’infinito di Giacomo Leopardi. Il poeta, allo stesso modo dell’apostolo di cui porta il nome, si siede e contempla spazi e silenzi che sembrano non appartenere più a questa creazione. Guidato dalla voce del Padre ritrova interiormente uno sguardo capace di vedere il mondo ormai già trasfigurato per lasciarsi naufragare nell’infinito oceano di luce, di Dio.
Lorenzo Lotto “Trasfigurazione” 1510-1512, Museo civico – Recanati.
Il “Colle dell’infinito”
A Recanati il colle che si ritiene abbia ispirato a Giacomo Leopardi la poesia “L’Infinito” si chiama, non a caso, Tabor, allo stesso modo del monte della bassa Galilea tradizionalmente ritenuto il luogo della trasfigurazione di Gesù. Nella poesia, anche noi possiamo riconoscere e ritrovare l’esperienza di uno sguardo trasfigurato.
G.Leopardi, L’infinito, 1819
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quïete
Io nel pensier mi fingo;
ove per poco Il cor non si spaura.
E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei.
Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.