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XXXIII domenica del tempo ordinario B
La terra è scossa da forti cataclismi, tutto è sconvolto e crolla, persino ciò che sembra immutabile ed eterno, cioè il cielo e gli astri, viene distrutto e cade. Davide e la sibilla (in piedi in primo piano nel dipinto) consultano le scritture, unico fondamento che non passa ed è stabile. Alla luce delle scritture questo travaglio viene riconosciuto non più come la fine ma l’inizio di un mondo nuovo (don Luca Vialetto).
Luca Signorelli “Il finimondo” 1500-1502, cappella di San Brizio, duomo di Orvieto (TR)
Manoscritto con il “Dies ire”.

Il “Dies irae”, cioè «il giorno dell’ira [divina]», è una sequenza in lingua latina attribuita a Tommaso da Celano. Descrive il giorno del giudizio condensando in un testo poetico i brani delle scritture di tono apocalittico. Il “Dies irae” era parte del rito tridentino delle esequie. Può essere usato nella liturgia delle ore come inno alternativo per l’ultima settimana del tempo ordinario.