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“Annetta” una giovane donna, suora, infermiera, diventata santa.

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“Annetta”: una giovane donna, suora, infermiera, diventata santa.

Sabato 22 ottobre, nella chiesa di San Francesco a Treviso, l’attrice Michela Cescon ha portato in scena un monologo su Santa Bertilla su testo di Fiorella Colomberotto.”Sono molto legata alle suore dell’Oasi, mamma mi ha sempre portato lì”. 

Il pezzo teatrale racconta la semplicità e pienezza di santa Bertilla Boscardin, di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla morte. “Sono molto legata alle suore dell’Oasi, mamma mi ha sempre portato lì”.

Quale chiave di lettura della vita di Bertilla viene usata nel testo?

Io non interpreto lei, in alcuni momenti le parole possono essere di Bertilla, in altri passaggi ci sono riflessioni su cos’è la santità, cos’è l’eroismo. Il testo è pieno di cambi di tono. Lei secondo me è un eroe donna. Voleva essere una santa, ma dentro la sua esistenza c’è una potenza da eroe, un po’ epica. Cerco di “togliere” un po’ la parte religiosa – anche se lei è questo, è la sua vita – dando  spessore a quella parte umana ed eroica allo stesso tempo che mi ha colpita. Spero di riuscirci, credo che meriti lo sforzo, una riflessione maggiore, per non “relegarla” in quel ruolo di religiosa che nella Chiesa di quegli anni poteva vivere solo ruoli umili, di servizio, non sempre con il valore che attribuiamo oggi al servizio. C’è un femminile che decide di stare dentro a una situazione così, con un vissuto che ha però superato questo status, lo ha trasformato. Pur essendo donna e suora di quell’epoca, tra fine ‘800 e gli inizi del ‘900, c’è tanto di più in lei che possiamo scoprire, che supera il tempo.

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