Festa dell’Assunta. Il Vescovo: “Costruiamo una comunità di giustizia e di pace, vicina a chi soffre”

Messa Assunta 2023 – Fotofilm Treviso

Il Vescovo di Treviso, Michele Tomasi, questa mattina ha presieduto la celebrazione eucaristica nella solennità dell’Assunzione di Maria, nel santuario di Santa Maria Maggiore a Treviso (Madona granda). La messa è stata preceduta dal tradizionale gesto del dono del cero da parte del sindaco, Mario Conte, a nome della Città di Treviso.

Mons. Tomasi, nell’omelia, ha ricordato la bella esperienza della recente Giornata mondiale della gioventù (alla quale lui stesso ha accompagnato oltre 1200 giovani della diocesi), che aveva come “brano guida” proprio il Vangelo di questa festa: la visita di Maria alla cugina Elisabetta.

Il Vescovo ha invitato alla “fretta buona” della giovane Maria, che si alza e va in fretta dall’anziana cugina, incinta come lei. E citando le parole di papa Francesco sulla fretta di Maria (“Chi ama, vola”), ha ricordato il valore buono della “fretta di chi sa l’urgenza di essere vicino a chi soffre ed è in difficoltà, fretta di collaborare per il bene e di costruire una città densa di legami di pace, fretta di non lasciare in sospeso rancori e inimicizia. La fretta, insomma, di Maria che condivide la sua gioia e si mette a servizio di Elisabetta”.

Mons. Tomasi ha poi invitato a “essere persone pronte all’incontro, disponibili ad accoglierci al di là delle idee, delle posizioni, al di là e al di sopra dei pur legittimi interessi. Prendere atto gli uni degli altri mettendo da parte l’aggressività che sembra sempre più invece crescere, e accogliere con sorpresa e meraviglia la bellezza del dono che gli altri portano alla nostra vita”.

Messa Assunta 2023 – Fotofilm Treviso

L’invito, poi, ad “essere una comunità di giustizia e di pace, generatrice di speranza, capace di cogliere i germogli di bene nella storia.  Dopo il saluto, “Maria riconosce, nel canto del Magnificat, le grandi opere del Signore in lei e canta come già compiute le esigenze profetiche della giustizia e della pace (“…ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”)”. “Anche nel nostro mondo segnato dal dolore, dalla sofferenza, dal male, dalla guerra e dall’ingiustizia, c’è bisogno di chi si fida così tanto di Dio, di Gesù Cristo e della sua Parola, da vedere al di là della fatica quotidiana i germogli di bene che sono piantati nel terreno buono della storia. Questa fiducia sarà stimolo, forza ed incoraggiamento all’impegno di ciascuno e di tutti insieme per la giustizia e per la pace”.

Ecco, allora, l’appello del Vescovo a partecipare, insieme, alla costruzione del bene comune: “Come l’immensa folla di giovani ritornata da Lisbona può diventare per il mondo strumento di pace, segno che la concordia tra i popoli e le genti è realmente possibile, così anche noi possiamo ritornare da questa nostra celebrazione mossi e ispirati dalle ragioni del bene, testimoni convinti e convincenti di una speranza tenace di futuro, disposti a partecipare alla costruzione del bene comune con un impegno condiviso. Questa speranza può certo essere vista come illusione, ma essa ha in sé la forza dello Spirito Santo e diventa forza di trasformazione e di vita nuova”.

 

Pubblichiamo l’omelia integrale:

Omelia santa Maria Assunta
Treviso, Santa Maria Maggiore

15 agosto 2023

Il Vangelo della solennità di Santa Maria Assunta è lo stesso brano che ha fatto da guida e da riferimento alla Giornata mondiale della gioventù 2023 svoltasi da poco a Lisbona, in Portogallo, alla quale ho avuto il dono di partecipare con più di 1200 giovani della nostra Diocesi. L’ho dunque ascoltato qui con voi, e mi risuona con gli echi di tante esperienze e incontri, vissuti durante un’esperienza di Chiesa, di fede e di vita davvero particolare e intensa.

Vorrei condividere tre aspetti che ritengo potranno fare bene anche alla nostra città di Treviso, soprattutto nel giorno in cui si ripete il segno del dono del Cero da parte dell’Amministrazione comunale alla “Madonna granda”, momento religioso e civico insieme, momento di impegno per il bene comune da parte dei cittadini di Treviso, al di là di ogni divisione, ciascuno con la propria responsabilità.

Essere pronti all’impegno per il bene

Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa”.

Dopo l’annuncio dell’angelo a Maria, che accoglie il grande mistero di diventare la madre del suo Signore, Lei si alza e si mette in fretta in cammino. Riporto alcune parole che papa Francesco alla Veglia di Lisbona ha rivolto ad un milione e mezzo di giovani da tutto il mondo:

Viene da chiedersi: perché Maria si alza e va in fretta dalla cugina? Certo, ha appena saputo che la cugina è incinta, ma anche lei lo è: perché allora andare se nessuno gliel’aveva chiesto? Maria compie un gesto non richiesto e non dovuto; Maria va perché ama e «chi ama vola, corre lietamente» (L’imitazione di Cristo, III,5). Questo è quello che ci fa l’amore”.

Il gesto di Maria, ci ricorda papa Francesco, è “non richiesto e non dovuto”, ma proprio per questo è un puro atto di amore perché, davvero, solo “chi ama vola, corre lietamente”.

È questa la fretta che auguro alla nostra città. Non la fretta ansiosa e febbrile di chi è in cerca di qualcosa che non sa bene cosa sia, fretta di consumare cose e relazioni, fretta di essere sempre “altrove”, fretta di cercare la novità per la novità. La fretta, invece, di chi sa l’urgenza di essere vicino a chi soffre ed è in difficoltà, fretta di collaborare per il bene e di costruire una città densa di legami di pace, fretta di non lasciare in sospeso rancori ed inimicizia. La fretta insomma di Maria che condivide la sua gioia e si mette a servizio di Elisabetta.

Essere persone pronte all’incontro.

Maria entra a casa di Elisabetta e saluta. È un gesto semplice e quotidiano, ed è la voce cortese e gentile di un saluto che fa sussultare il bambino nel grembo di Elisabetta. Cortesia, gentilezza, amicizia sociale sono adombrate delicatamente nel ricordo di questo saluto. Anche questa disponibilità auguro a noi tutti, disponibilità ad accoglierci come persone al di là delle idee, delle posizioni, al di là e al di sopra dei pur legittimi interessi. Prendere atto gli uni degli altri mettendo da parte l’aggressività che sembra sempre più invece crescere, e accogliere con sorpresa e meraviglia la bellezza del dono che gli altri portano alla nostra vita.

Elisabetta non parla di sé e della sua esperienza grande di essere madre in età avanzata, ma benedice la giovane che viene a trovarla, e che porta in grembo un mistero grande quanto e più del suo. Le due donne si salutano e si benedicono a vicenda, creano uno spazio di relazione di cui gioiscono anche i due bimbi da poco concepiti. Esse sono capaci di gioire per la bellezza dell’intervento di Dio nella loro vita – anche se inaspettato e anche sconvolgente – e prende corpo la poesia dell’Ave Maria e del Magnificat, la poesia delle loro vite donate.

È da questo accordo di vita che può nascere vera cultura, ancora oggi.

Essere comunità di giustizia e di pace, generatrice di speranza

Dopo il saluto Maria canta il Magnificat, riconosce le grandi opere del Signore in lei, ed ha l’audacia di cantare come già compiute e realizzate le esigenze profetiche della giustizia e della pace:

ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.

Maria sente reale e vivente la realizzazione delle promesse antiche in sé, nel suo grembo. Il Signore Gesù che viene tra noi grazie al suo “eccomi” è colui che compie tutto ciò. Ma la logica del Vangelo non è quella del potere e della forza, bensì quella della Croce: il dono di sé di Gesù apre la via alla Risurrezione, e alla Assunzione di Maria nella gloria della vita immortale in anima e corpo, e insieme sono “primizia di coloro che sono di Cristo”, come ci ha annunciato l’apostolo Paolo.

Anche nel nostro mondo segnato dal dolore, dalla sofferenza, dal male, dalla guerra e dall’ingiustizia c’è bisogno di chi si fida così tanto e in maniera radicale di Dio, di Gesù Cristo e della sua Parola, da vedere al di là della fatica quotidiana i germogli di bene che sono piantati nel terreno buono della storia. Questa fiducia sarà stimolo, forza ed incoraggiamento all’impegno di ciascuno e di tutti insieme per la giustizia e per la pace.

Come l’immensa folla di giovani ritornata da Lisbona può diventare per il mondo strumento di pace, segno che la concordia tra i popoli e le genti è realmente possibile, così anche noi possiamo ritornare da questa nostra celebrazione mossi ed ispirati dalle ragioni del bene, testimoni convinti e convincenti di una speranza tenace di futuro, disposti a partecipare alla costruzione del bene comune con un impegno condiviso.

Questa speranza può certo essere vista come illusione, ma essa ha in sé la forza dello Spirito Santo e diventa forza di trasformazione e di vita nuova.