Festa unitaria Ac: la nostra stupenda eredità

Perché una festa unitaria? Perché non era possibile fare diversamente! Non quest’anno! Il 150esimo dalla bellissima intuizione di Acquaderni e Fani per dare origine all’associazione che in questi anni ha formato e conformato a Gesù tanti uomini e donne che hanno fatto la storia della Chiesa e della nostra Italia. Nomi noti in tutta Italia, come Luigi Gedda, Vittorio Bachelet, Aldo Moro, Alcide de Gasperi, Giorgio La Pira ….; e nomi rimasti nella storia di tante associazioni parrocchiali, nella mente e nel cuore di parroci per la loro pronta disponibilità a servire la comunità, i più piccoli, i più anziani.

Quella che riceviamo da questi 150anni è una eredità veramente impegnativa e per ciò stupenda e affascinante!

Festa: perché ogni uomo è fatto per la festa, intensa, senza fine. Vogliamo recuperare il senso della festa, della gratuità, del riposo … siamo portati ogni giorno di più ad essere produttivi, sempre, ad esserci per fare qualcosa di pratico, ad avere un tornaconto da ogni minuto che impieghiamo. Gesù ci propone il tempo donato, la gratuità delle relazioni, il tempo dedicato alle persone incontrate per strada, la condivisione della gioia altrui, come quella che lo portò a partecipare alla festa per il matrimonio di Cana, per esempio.

Con una buona dose di autoironia, in AC diciamo spesso che siamo il popolo delle riunioni! Organizzare, programmare, produrre sussidi … In realtà la nostra associazione è stata pensata perché le persone si possano incontrare, abbiano un luogo in cui parlarsi per condividere le gioie e le difficoltà di una vita cristiana incarnata nella realtà e nel tempo, un luogo dove sperimentare quell’essere comunità di fede, che ha permesso alla Chiesa di diffondersi in tutto il mondo; un luogo dove fare proprio il Vangelo per poterlo offrire ai familiari, ai colleghi, agli studenti, ai clienti e fornitori, ai pazienti, ai ragazzi e giovanissimi … al prossimo (e il termine indica proprio una dimensione fisica di vicinanza!) che non ci siamo scelti, ma con il quale le nostre vite si incrociano.

Come ci ricorda Papa Francesco, una comunità che offre il Vangelo è gioiosa e sa sempre “festeggiare”. “Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.” (EG 24)

Festa, perché ogni aderente vuole esprimere la grande riconoscenza che ha in cuore, verso le persone che hanno condotto e rinnovato l’associazione nel tempo, verso le persone che gli hanno teso una mano e proposto il primo incontro, il primo campo-estivo, la prima esperienza di spiritualità, il primo servizio in parrocchia … verso il Signore che gli ha indicato una strada che lo aiuta a seguirLo. Sì, perché essere di AC non vuole dire pagare un’assicurazione o comperare un servizio formativo, ma riconoscersi cristiani in cammino e “apprendisti” operai nella Sua messe. Più del termine “tesserato” che forse in altri tempi esprimeva con più intensità il senso di appartenenza, a noi di AC oggi, piace il termine “aderente”. È di AC chi desidera essere accompagnato ad “aderire” alla persona di Gesù; chi cerca una scuola di santità; chi fa proprie le finalità e gli obiettivi dell’associazione ben esposti e motivati nello Statuto e nel progetto formativo; chi cerca di vivere “sempre” secondo lo stile dell’associazione … chi ha sperimentato che camminare insieme rende il passo più sicuro!

Unitaria. Come in famiglia, le occasioni di festa si vivono assieme, magari invitando parenti ed amici, così in AC, in particolare quest’anno, proporre tre momenti separati per ragazzi, giovani e adulti, sarebbe stato sminuire il significato stesso della nostra ricorrenza. L’idea di unità è così centrale nel nostro stile, che sarebbe bello poter proporre ad ogni triennio un appuntamento unitario!

La divisione nei settori e nell’articolazione dei ragazzi è pensata solo per “corrispondere a specifiche esigenze formative e pastorali, proporre itinerari differenziati secondo le età e le condizioni di vita” (Statuto art. 12.4) non certo dall’idea di una sorta di confederazione di tre associazioni.

Unitaria, perché ogni tanto abbiamo bisogno di rimotivarci: “il carisma dell’AC è comunitario: non si vive isolatamente, ma insieme, in una testimonianza corale ed organica … e richiede attenzioni e cura perché non scada in un puro fatto organizzativo, ma conservi la carica umana e spirituale di incontro tra le persone, in una familiarità che tende alla comunione e in un coinvolgimento che tende alla corresponsabilità.” (PF nr 6) . L’AC vive con il contributo di tutti e grazie alla partecipazione di ciascun aderente; si realizza con l’apporto di tutti nella tensione all’unità, all’integrazione, alla testimonianza di quella comunione che è dono e impegno e che esige una fraternità senza confini.

“Stupenda è la nostra eredità”: per questo facciamo festa tutti insieme!

(Ornella Vanzella, presidente Ac Diocesi di Treviso)