Festeggiata la patrona dei Carabinieri a San Francesco: messa e restituzione della pala d’altare di San Zenone

Nella suggestiva cornice della chiesa di San Francesco, i Carabinieri del Comando Provinciale di Treviso hanno celebrato la festività della loro patrona, la Virgo Fidelis. La cerimonia, presieduta dal vescovo, mons. Michele Tomasi, ha visto la partecipazione delle massime autorità civili, religiose e militari.

La ricorrenza della Virgo Fidelis – spiega un Comunicato stampa del Comando – rappresenta ogni anno un momento di profonda riflessione e commemorazione. Durante la celebrazione, è stato reso omaggio ai caduti della Battaglia di Culqualber, episodio eroico del 1941 durante il secondo conflitto mondiale, in cui il sacrificio dei Carabinieri rappresentò un esempio di fedeltà e valore. Inoltre, si è ricordata la Giornata dell’Orfano dell’Arma dei Carabinieri, sottolineando l’importanza della solidarietà verso le famiglie dei militari caduti. A concelebrare con il Vescovo c’era anche il parroco di San Zenone, don Paolo Cecchetto, oltre al direttore dell’ufficio diocesano per i Beni culturali e l’Arte sacra, don Paolo Barbisan, e al padre guardiano della chiesa di San Francesco, padre Oliviero Svanera.

Durante l’omelia il Vescovo ha ricordato il grande “sì” di Maria, ricordata, oggi, per la festa della presentazione al tempio, e come “Madonna della salute”, alla quale tutti “ci siamo rivolti nella vita nel bisogno, nella fatica, nella malattia”. “Abbiamo bisogno della misericordia di Dio, ma anche dell’abbraccio di una madre, che ci consola, ci custodisce, ci protegge” ha detto il vescovo, ricordando il titolo di “Virgo fidelis”, che proprio nell’aggettivo papa Pio XII ha voluto legare alla fedeltà dell’Arma dei carabinieri, affidando a Maria la protezione degli uomini e delle donne dell’Arma. Un impegno ad esserci, a stare, accanto alle persone, perché la convivenza ha bisogno di una presenza autorevole, forte, amica, per contribuire a costruire il bene delle comunità, piccole e grandi. “Lodiamo il Signore per il dono di Maria” ha aggiunto mons. Tomasi, “soprattutto in questo tempo, in questa nostra storia, in cui sembra che la guerra diventi il codice normale della vita quotidiana, voi sapete quanto è prezioso il dono della pace. Ma per avere pace bisogna riconoscersi come fratelli e sorelle, e per farlo abbiamo bisogno di una mamma”.

Quest’anno, la cerimonia ha acquisito un ulteriore valore storico e culturale grazie alla restituzione di un’importante opera d’arte sacra. Al termine della funzione religiosa, nella sala Frate Sole del convento, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia hanno riconsegnato formalmente alla Diocesi di Treviso una pala d’altare del 1725, attribuita al pittore Bartolomeo Litterini. L’opera, raffigurante la “Madonna del Carmine e i santi Pietro apostolo e Zenone vescovo”, era stata sottratta dalla chiesetta di Villa Rubelli, nel comune di San Zenone degli Ezzelini, nel 1976. La pala, rinvenuta lo scorso luglio grazie a un’intensa attività investigativa condotta su Roma, viene, infine, ricollocata in serata, nel corso di una cerimonia con i fedeli della parrocchia, nella solennità della Madonna della Salute, molto cara al territorio.

L’evento ha rappresentato un segno tangibile dell’impegno quotidiano dei Carabinieri nella salvaguardia del patrimonio culturale del Paese. Con questa celebrazione, l’Arma dei Carabinieri ha voluto rinnovare il proprio legame con la cittadinanza, rendendo omaggio ai valori di fedeltà e servizio che contraddistinguono la propria storia. “Questo momento è un segno della nostra missione, che va oltre la sicurezza, e che abbraccia anche la protezione dell’identità culturale della nostra comunità”, ha dichiarato il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Treviso.

Nel suo intervento, nella cerimonia di restituzione della pala di San Zenone, il Vescovo ha, poi, riconosciuto l’impegno di tante competenze e professionalità che si mettono insieme per il bene comune e permettono a una comunità di prendersi cura di se stessa, e soprattutto dei più piccoli e dei più poveri, nelle Istituzioni pubbliche, nel volontariato, nella vita associata: “E’ molto di più quello che funziona – ha detto il Vescovo ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per questo risultato -, i legami che ci uniscono e l’amicizia sociale. Esiste un tessuto buono, sano, di vita associata, che ci fa vivere meglio e ci porta a prenderci cura della nostra comunità”.

In mattinata, il Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia ha, inoltre, proposto un momento formativo nel salone del Vescovado ai volontari dell’associazione “Chiese aperte”. Il Vescovo Tomasi, presente all’incontro, ha ringraziato l’Arma e ha sottolineato il valore della collaborazione per la cura del bello, ricordando come la Chiesa abbia sempre promosso, custodito e curato l’arte, che è un linguaggio per tutti, vivo e bello perché buono.

“L’importante mattinata formativa con il colonnello Meleleo, del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, vissuta da tanti volontari operanti a servizio del nostro patrimonio ecclesiastico, e la restituzione di una preziosa pala d’altare trafugata nel 1976 – sottolinea don Paolo Barbisan – si collocano come importanti obiettivi all’interno di una rete efficace di relazioni che la Diocesi di Treviso ha intessuto in questi anni con le principali istituzioni pubbliche e statali per la conservazione e la tutela dei beni ecclesiastici che portano con sé la bellezza, la fede e l’identità per la nostra Chiesa locale e per la comunità civile”.

 

L’opera:

L’opera riconsegnata è una pala d’altare di Bartolomeo Litterini (Venezia, 1669 – Venezia, 1748) raffigurante la Madonna del Carmine e i santi Pietro apostolo e Zenone vescovo, datata 1725. Un’iscrizione alla base del trono rivela autore e datazione dell’opera: “OPUS BARTH. LITTERINI MDCCXXV”.

Bartolomeo Litterini si forma e opera nella bottega veneziana del padre Agostino, specializzata nella produzione di opere sacre per le chiese di Venezia e del territorio Veneto. In questa pala “riscoperta” il pittore dimostra di non essere più intriso dal gusto dei “tenebrosi”, derivato dall’insegnamento paterno, ma rivela un accostamento ai nuovi stilemi settecenteschi per un colorismo più schiarito e una resa di sentimenti più intima, come rivela la dolcezza espressiva dei volti della Vergine e del Bambino.