“Anche noi oggi ci affidiamo all’intercessione di san Giuseppe per non richiuderci nel nostro limite, che in questo tempo tocchiamo con mano a vari livelli; abbiamo bisogno di affidarci a un’intercessione profondamente umana e forte; abbiamo bisogno di aiuto per vivere concretamente l’amore che la fede risveglia in noi; abbiamo bisogno di fatti di Vangelo e di prenderci cura gli uni degli altri”: così il vescovo Michele Tomasi nell’intensa omelia della messa per la festa di San Giuseppe, celebrata questa mattina, in diretta streaming e su Antenna 3 e ReteVeneta, nella cripta della cattedrale di Treviso, dove riposano le spoglie di San Liberale, il patrono della città e della diocesi.
Una celebrazione “a porte chiuse” ma in comunione con tutti, ha sottolineato mons. Tomasi, che nella preghiera per i defunti ha affidato al Signore “in modo particolare tutte le persone morte in questo periodo, che non hanno potuto avere un ricordo, un accompagnamento nella celebrazione delle esequie e che sono accompagnate dalla tua infinita misericordia e dalla nostra preghiera”.
Il Vescovo ha ricordato che il Signore ha voluto il calore di una famiglia per suo figlio, Gesù, verbo incarnato, una mamma e un papà, Giuseppe, uomo giusto, silenzioso e forte.
Ricordando che Giuseppe è definito dal Vangelo come “uomo giusto”, il vescovo ha evidenziato che “i giusti sono coloro che ripongono tutta la loro fiducia e la loro speranza in Dio, che si fidano della Sua promessa di essere per sempre al loro fianco. I giusti vivono pienamente la vicenda di questo mondo, di questa storia, ma sanno che l’esistenza non si richiude nel limitato orizzonte del tempo terreno, ma che essa si apre ad una vicenda carica di eternità; il giusto fa spazio alla logica di Dio nel concreto della sua vita, accoglie, pur nella faticosa e spesso incomprensibile quotidianità, l’irruzione della novità di Dio”.
Il sognatore che dorme sembra lontano dalla vita reale, disinteressato. E invece, ha ricordato mons. Tomasi, “è proprio in questo suo atteggiamento di fiducioso abbandono che si dimostra affidato completamente a Dio, dal Padre celeste riceve il dono della sua paternità terrena, della sua capacità di cura, della presa in carico dei problemi della Chiesa, dell’umanità”.
“E c’è completa continuità tra il sonno – e il sogno – di Giuseppe e la sua vita cosciente, da sveglio. Nel sogno gli viene rivolta la Parola di Dio attraverso l’angelo, il Signore gli parla. Potrebbe essere così anche per noi quando ci mettiamo in ascolto della Parola, quando leggiamo le Scritture, quando come membra vive della Chiesa preghiamo e riusciamo anche a vivere delle esperienze in cui ci pare di aver colto qualcosa della sua volontà per noi”. Giuseppe si desta dal sonno, torna alla vita concreta, reale. Potrebbe considerare le indicazioni dell’angelo un abbaglio, solo un sogno, appunto. E invece – ha ricordato il Vescovo – “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. In lui che fa puntualmente quanto gli viene detto la Parola si realizza, tutto avviene secondo la volontà di Dio. Nel suo caso, si tratta della custodia sponsale e paterna di Maria e di Gesù: la storia della salvezza dell’umanità in Cristo Gesù è resa possibile da questa sua silenziosa, ferma, costante perseveranza nella fedeltà alla Parola di Dio. La storia diventa il luogo in cui si realizza la volontà di Dio.
Una parola di gratitudine e di incoraggiamento il vescovo Michele l’ha avuta per le persone oggi in prima linea in questa emergenza. Ricordando le qualità di Giuseppe, ha affidato a lui, infatti, “la fatica, la forza, il coraggio di tutti coloro che stanno impegnandosi al limite e anche al di là delle proprie possibilità per il bene di ciascuno e di tutti. Abbiamo bisogno di pregare l’intercessione di San Giuseppe, di chi ha vissuto per servire, affinché accompagni chi sta a servizio di tutti in questo momento di prova”.
Mons. Tomasi ha anche ricordato san Giuseppe come patrono dei lavoratori: “Accompagni con il suo esempio di operosità concreta e forte coloro che in questo momento continuano a lavorare, pur nelle incertezze della situazione, affidiamo al suo sguardo tutti coloro che vivono la precarietà del proprio lavoro. Non perdiamoci d’animo, per contribuire a trovare i modi e i luoghi in cui impegnarci, nel lavoro o nelle attività di volontariato, per il bene della società e di ogni persona. Abbiamo bisogno – il nostro mondo ha bisogno – di uomini e donne che vivano l’amore che hanno ricevuto in dono, che lo vivano gratuitamente, senza sconti o compromessi. Abbiamo bisogno di fedeltà alla vita, anche solo – oggi soprattutto – nella quotidiana fedeltà a quanto ci viene richiesto per il bene comune, consapevoli che possiamo essere nel nostro piccolo anche noi custodi silenziosi, forti e fedeli della vita di tutti”.