Il lavoro come contributo a costruire un mondo più bello, più vero e più giusto per tutti: 800 giovani alla veglia con il Vescovo

Una veglia di preghiera con al centro un tema importante, soprattutto per i giovani: il lavoro. Da molti anni alla vigilia della domenica delle Palme i giovani della diocesi si incontrano con il Vescovo per un momento di preghiera in vista della Pasqua. Un’occasione che quest’anno era stata pensata all’aperto, in piazza delle Istituzioni, ma che il maltempo ha “spostato” nella palestra della chiesa Votiva, teatro di molti incontri diocesani di giovani. La serata, sul tema “A tutte le ore c’è da fare” era promossa dall’ufficio di Pastorale giovanile e dall’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro.

A salutare gli oltre 800 giovani all’inizio della serata il sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha chiesto ai giovani di aiutarlo a “recuperare la pace sociale necessaria per affrontare tutte le sfide del futuro, per creare comunità solidali” con l’impegno anche della politica che “deve imparare a parlare con i giovani”.

La Parola del Vangelo scelta per la serata era quella della chiamata degli operai della vigna, invitati dal padrone a tutte le ore del giorno e ricompensati con la stessa paga, sia che avessero sudato tutto il giorno sia che avessero lavorato per un’ora soltanto.

Numerose e belle le testimonianze dei giovani che si sono succeduti sul palco, tra musica, canti e danze a cura di “Musicalmente orchestra” e di Asd Urban dance: Ludovica, che ha raccontato la sua iniziale difficoltà a tenere unita la sua vita lavorativa in azienda con il tempo degli affetti, del volontariato, ma poi ha deciso di seguire i suoi talenti e le sue passioni, e ha conosciuto il movimento dei giovani di “The economy of Francesco”; Emanuele, infermiere in terapia intensiva, che ha scoperto durante la pandemia come il suo lavoro possa essere cura e benedizione, grazie all’amore; Simone, che ha studiato da chef ma oggi è in cassa integrazione e attende di poter dare il meglio di sé nel lavoro; Hardeep, indiano, che, accompagnato da Davide del Caf Acli, ha raccontato la propria esperienza imprenditoriale e ha consigliato ai giovani di trasformare una passione in lavoro o il lavoro nella loro passione; e poi Elvis, nigeriano, che grazie al progetto “Rifugiato a casa mia” ha potuto costruire qui la propria vita, con un lavoro che gli permette di essere “più sicuro e libero e di mantenere la mia famiglia”; Ellena, giovane assessore, che sta vivendo l’impegno politico come una chiamata per la propria vita e come un servizio generativo di bene sociale.

Il Vescovo Tomasi, nella sua riflessione, ha sottolineato la bellezza di vivere insieme con dignità, esprimendosi anche nel lavoro con i propri talenti, aiutando altri fratelli e sorelle a fare altrettanto. “Se basiamo questa nostra società solamente sulla concorrenza, sul merito, sulla competizione, saranno sempre di più quelli che non avranno un lavoro, un lavoro dignitoso, quelli che non potranno dire di aver fatto qualcosa per sé e per gli altri, di aver costruito qualcosa. Ma perché sia diverso, se lo vogliamo davvero, possiamo iniziare noi. L’unico merito che possiamo vantare è un Dio che ci ama tutti di amore infinito e vuole il meglio da noi, vuole che il nostro lavoro sia sostentamento e dignità, ma anche contributo a un mondo più colorato, più bello, più giusto, più vero, dove si sta bene insieme, perché ci si vuole bene, perché siamo esseri umani che hanno il coraggio di essere umani. L’amore grande, l’amore che dona, che si dona pienamente – che Cristo sulla croce ha incarnato – è la pienezza della vita, è il fondamento della dignità del lavoro. E’ prendermi cura di quelli che conosco e di quelli che non conosco. Non lasciatevi raccontare – ha concluso il Vescovo – che non ci sarà lavoro, che non ci sarà dignità che non ci sarà futuro. Se insieme ci doniamo questo futuro c’è e c’è già. La risurrezione significa che in ogni momento della nostra vita si rigenera qualcosa di nuovo. ‘Ecco – dice il Signore – io faccio nuove tutte le cose’. Non abbiate paura di rimanere indietro perché gli ultimi saranno i primi. E se siamo ultimi insieme, con il Signore, saremo primi tutti.  Affidiamoci a lui, lui si affida a noi, con benedizione e con cura”.

Da tutti i giovani presenti è poi arrivata una preghiera per le persone colpite dalla guerra.