«Il volto della Chiesa… quello di un grande coro» (Paolo VI – Udienza generale 3 novembre 1971). Una delle affermazioni conclusive della stimolante e intensa relazione del M° Gianmartino Durighello, descrive bene l’esperienza dei numerosi partecipanti al Convegno di domenica 12 febbraio. Essere “un Coro” che non solo prova ed esegue i canti, ma che cerca le motivazioni del proprio servizio e le modalità per qualificarlo. Essere un “volto di Chiesa” che cammina dietro al Signore, insieme alla propria comunità.
Proprio come un Coro ha tante voci, così le diverse ministerialità (direttori di coro, organisti, operatori musicali, coristi) si sono trovati, in occasione del 150° anniversario della nascita di don Lorenzo Perosi, intorno a un interessante e delicato tema: il compito del Coro nella liturgia, il “posto” del repertorio corale della tradizione e contemporaneo nella Celebrazione liturgica oggi, il compito del Direttore di Coro e del musicista a servizio della preghiera della comunità.
Il Convegno, che ha potuto godere della presenza del nostro vescovo Michele Tomasi, ha voluto riprendere il tradizionale appuntamento diocesano per gli operatori musicali dopo il faticoso tempo della pandemia, offrendosi come momento formativo e occasione per rinsaldare i legami di amicizia e collaborazione.
Il pomeriggio si è strutturato in due tempi: la Conferenza in Sala Longhin del Seminario e il Concerto del Coro Kairos Vox in Cattedrale. La conferenza dal titolo “Spunti di riflessione sul repertorio corale per la liturgia”, ha preso le mosse dalla necessità di recuperare il concetto di Assemblea, erroneamente identificato con il solo popolo dei fedeli, separato dai ministri.
L’assemblea “una” – ha spiegato G. Durighello – nella sua dinamica ricchezza di carismi e ministeri è la realtà dei convocati “in Unum”, quale corpo mistico di Cristo.
Questa unità e ricchezza trova la sua dimensione più efficace nel Dialogo. Il Coro, come parte dell’“Unum” dell’assemblea, ha quindi un suo specifico compito ministeriale a servizio dell’unità della stessa: attraverso le parti sue proprie, l’essere elemento motore e guida del canto del popolo, l’essere parte del dialogo e dell’alternatim.
Riguardo a don L. Perosi il relatore ha richiamato la solida formazione alla scuola del Gregoriano e della polifonia cinquecentesca, e sul repertorio musicale ha precisato che i Mottetti possono trovare un opportuno impiego nella liturgia di oggi; mentre altre opere come le Messe o i Responsori, nate per un contesto rituale diverso (che è bene non vadano perse!), possono essere valorizzate nei Concerti spirituali, nelle Devozioni, ecc.
La parte conclusiva della conferenza è stata contrappuntata da esempi musicali – eseguiti da alcuni cantori del Kairos Vox – di composizioni, adatte al Dialogo in italiano, di autori coevi a Perosi (O. Ravanello, L. Bottazzo) e di autori contemporanei (M. Pozzobon, G. Liberto).
Il M° Gianmartino ha concluso richiamando il compito dei compositori per la liturgia di realizzare, ove richiesto dal rito, il Dialogo come motore della partecipazione di tutti all’Unum, e di cercare il Suono in cui tutti possano riconoscersi, e riconoscersi nel sacro.
Il vescovo Michele Tomasi ha raccolto in particolare due espressioni: Insieme e Dialogo. Esperienze da vivere non solo all’interno del Coro, ma tra tutti i ministeri nella Celebrazione che «va pensata e amata, in anticipo, insieme». E se la liturgia è Culmen et Fons significa che va cercato e trovato «insieme un dialogo tra tutte le componenti della comunità (gruppo missionario, catechisti, Caritas…)». Mons. Tomasi si è collegato ai temi della sua ultima Lettera pastorale: ascolto e silenzio: «Più lascio spazio all’altro, più ci incontriamo, e se c’è silenzio che accoglie, nel silenzio può risuonare la Parola e la musica. Per questo – ha continuato il Vescovo – vanno recuperati e valorizzati i tempi di silenzio previsti dal Messale (es. tra le Letture, dopo la Comunione, ecc.)». Con una simpatica battuta conclusiva il Vescovo, richiamando la lettera ai Corinzi proclamata durante la preghiera iniziale, ha detto che «“la Lettera di San Paolo ai Coristi” è ancora da scrivere!». I partecipanti si sono recati poi in Cattedrale di Treviso per la seconda parte del Convegno. Il Coro Kairos Vox, diretto dal M° A. Pelosin, ha proposto un programma strutturato in due macro-sezioni. Nella prima parte è stata eseguita una selezione di mottetti adatti all’uso liturgico di Perosi, tratte dalle Melodie sacre, e di altri autori contemporanei, tra cui R. Brisotto e G. Durighello. Il loro linguaggio musicale, per il risalto al testo e il particolare colore sonoro, consentono all’assemblea di partecipare e pregare attraverso l’ascolto. Nella seconda parte è stato offerto un omaggio al maestro tortonese con l’esecuzione della Missa Benedicamus Domino e del celebre Magnificat. Il M° M. Favotto ha eseguito brani organistici di M. E. Bossi, O. Ravanello e dello stesso Perosi. L’interpretazione fresca e intensa dei giovani musicisti ha coinvolto profondamente il pubblico che aveva riempito la Cattedrale, facendo gustare il valore dell’ascolto e della meditazione attraverso la musica e aiutando a comprendere l’intento profondo di Perosi nel comporre: «Un sol pensiero signoreggia nella mia mente, riscalda il mio cuore, accende la mia fantasia e mi risuona dolcissimo nell’anima: Gesù Cristo. Gli uomini del mio tempo non vogliono leggere il Vangelo: io li costringerò ad ascoltarlo in musica». Il vescovo Michele ha concluso ringraziando i presenti per il servizio nei Cori, svolto con impegno e competenza e ha invitato a custodire il silenzio e la contemplazione. «L’assemblea è colma di bellezza, di giustizia e di pace perché radicata nella fede in Gesù Cristo».
(sorella Monica Marighetto, Ufficio liturgico diocesano)
N.B. Nei prossimi giorni sarà possibile scaricare da questo sito la conferenza: “Da Perosi ai giorni nostri. Spunti di riflessione sul repertorio corale per la liturgia”
Lorenzo Perosi e le sue relazioni con la diocesi di Treviso: piccola mostra in portineria del Seminario Non molti sanno che don Lorenzo Perosi (1872-1956) ebbe diversi contatti con persone e luoghi della diocesi di Treviso, sia durante il periodo in cui fu maestro della Cappella marciana a Venezia (1894-1898) sia da direttore della Cappella musicale pontificia Sistina a Roma. Fu a Cornuda nel 1895 per il primo convegno diocesano di musica sacra, negli anni successivi collaudò i nuovi organi delle chiese di Asolo, Santa Cristina e Padernello. Nel 1904 diresse l’Oratorio da lui composto «La Resurrezione di Cristo» nella chiesa di san Nicolò, suscitando grande interesse e ammirazione anche fuori Treviso. Nell’atrio della portineria del Seminario si possono trovare, per tutto il mese di marzo, diverse testimonianze che raccontano queste vicende. Foto, documenti autografi, articoli della “Vita del popolo” e di altri giornali, oggetti personali del maestro e partiture. I reperti, custoditi nella biblioteca, nella fototeca del Seminario, in Istituto di Musica Sacra e negli archivi di alcune parrocchie, ci testimoniano la fervente attività musicale presente in quegli anni in Diocesi, germoglio di quel movimento che sboccerà a partire dal 1903 col Motu proprio “Tra le sollecitudini” di papa Pio X sulla musica sacra. È possibile scaricare nella sezione “Pubblicazioni” del sito dell’Istituto di Musica Sacra un opuscolo redatto nel 1957 che racconta in modo dettagliato questi avvenimenti. Don Stefano Tempesta, Istituto diocesano di Musica Sacra
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