Dal 22 al 25 giugno presso la casa incontri di Roverè Veronese seconda tappa del percorso formativo per i coordinatori di gruppi di catechisti; 110 i partecipanti, provenienti da 13 diocesi del Triveneto, presenti 9 direttori degli uffici catechistici insieme a mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, delegato dalla CET per la commissione regionale della catechesi.
Un’intuizione condivisa
La proposta estiva di Roverè giunge quest’anno alla sua decima edizione; a don Danilo Marin, direttore dell’ufficio catechistico di Chioggia e segretario della commissione, abbiamo chiesto di raccontarci l’origine del progetto Roverè: “Il motivo che dieci anni fa ci ha spinti a realizzare questa tre giorni è stato quello di dare una fisionomia, un identikit al coordinatore dei catechisti, una figura che stava emergendo all’interno delle nostre diocesi. Un’esigenza gradualmente emersa negli anni della sperimentazione, in particolare in concomitanza con la nascita delle collaborazioni e unità pastorali, e che trova piena corrispondenza nell’invito dei vescovi italiani negli Orientamenti per la catechesi: Vi siano figure di coordinamento dei catechisti (IG 87). Le parole dei vescovi avvalorano la nostra intuizione e ci sollecitano a continuare, vista anche la partecipazione sempre più numerosa e consapevole alla proposta”.
In sintonia con le nuove direttrici della catechesi
Nel corso degli anni la proposta si è progressivamente definita fino ad assumere l’attuale configurazione di un corso base biennale, “Tessitori di relazioni” e “Tracciare itinerari di iniziazione”. I titoli che identificano le due annualità mettono chiaramente in luce i punti nodali che interpellano il catechista coordinatore: la relazione con la comunità ecclesiale e il suo coinvolgimento negli itinerari di iniziazione cristiana. «In questo secondo anno, precisa don Alberto Zanetti, direttore dell’ufficio catechistico di Treviso, abbiamo offerto alcune tematiche complementari rispetto alla proposta del 2016, accostando direttamente il compito del coordinatore nella programmazione degli itinerari di catechesi. Don Paolo Sartor, direttore dell’ufficio catechistico nazionale, ci ha aiutato a chiarire le direttrici di rinnovamento verso le quali la catechesi tende, a partire dal documento dei vescovi italiani Incontriamo Gesù e dalla rilettura dell’attuale prassi dell’iniziazione cristiana in Italia e nel Triveneto. Interessante la prospettiva di comunione sottolineata dal direttore dell’ufficio catechistico nazionale, che ha chiarito come le differenti esperienze messe in atto nelle diocesi non costituiscano una moltiplicazione dei modelli, ma il tentativo di individuare in forme differenti un modello preciso che riprende quello del catecumenato antico».
Dalla riflessione teorica alla praticabilità
“A don Giorgio Bezze, direttore dell’Ufficio catechistico di Padova – continua don Alberto – abbiamo affidato il compito di consegnare ai coordinatori una corretta metodologia per la programmazione, tenendo conto di tutti gli elementi in gioco: i soggetti implicati, gli ambiti della vita cristiana, le dimensioni della vita di un ragazzo. Anche i laboratori proposti (biblico, artistico, cinematografico, liturgico-musicale, narrativo) sono risultati utili e particolarmente apprezzati dai coordinatori, chiamati a sollecitare i catechisti all’uso di linguaggi differenti nell’incontro con i ragazzi».
Il viaggio, suggestiva metafora della catechesi
“Partire, compiere un tragitto, arrivare, ritornare: l’immagine del viaggio apre la proposta di Roverè e ne costituisce il filo rosso delle tre giornate. Una metafora suggestiva, sottolinea don Luciano Todesco, direttore dell’ufficio catechistico di Belluno, che aiuta i catechisti a rileggere la loro esperienza nella catechesi, la fatica e l’entusiasmo della partenza, la necessità dei compagni di strada, le sorprese all’arrivo, la necessità di rimettersi sempre in cammino”.
Ultimo giorno, tempo di ritorni. Il viaggio riparte dalle comunità parrocchiali: ognuno porta a casa il suo bagaglio di contenuti, di condivisioni, di nuove relazioni…e uno squillante campanello da bicicletta. Un piccolo segno lasciato dall’équipe degli organizzatori di Roverè 2017, per ricordare che nei nuovi itinerari da tracciare, tra una pedalata e l’altra, non si dimentichi mai di far risuonare la gioia del Vangelo.
(Francesca Negro)