“La vera croce ridà vita”: nella festa dell’Esaltazione della Croce la messa per il quinto anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Tomasi

Oggi, sabato 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, ricorre il quinto anniversario dell’ordinazione episcopale del nostro vescovo, mons. Michele Tomasi, avvenuta nella cattedrale di Bressanone nel 2019.
Alle 8.15 il Vescovo ha presieduto, nella cripta della cattedrale, la Liturgia delle Lodi e la Celebrazione eucaristica, con i canonici del Capitolo, i vicari, e con direttori di uffici e personale della Curia, religiose, laici e laiche che si sono uniti nel momento di preghiera e di ringraziamento al Signore per il suo ministero, come ha sottolineato il vicario generale, mons. Mauro Motterlini, nel suo saluto iniziale.

Il Vescovo ha ricordato un racconto sul ritrovamento delle reliquie della Croce di Cristo da parte di Elena, madre dell’imperatore Costantino, la quale riconosce quale sia il legno della croce di Gesù, fra i tre ritrovati, grazie all’effetto del contatto con un giovane morto, che, toccato da quella reliquia, si alza all’improvviso, vivo. La vicenda è rappresentata sulla volta della chiesa del Seminario maggiore di Bressanone, opera del pittore austriaco Franz Anton Zeiler, in un affresco tardo barocco che risale al 1768, e la dedicazione della Chiesa è celebrata proprio il 14 settembre.  “È questo uno dei motivi per cui è stata scelta proprio questa data per la mia ordinazione episcopale, anche perché quella è stata la mia chiesa di riferimento negli anni in cui sono stato rettore dello stesso seminario” ha spiegato mons. Tomasi.

Il racconto medievale, ha spiegato il Vescovo, mostra in modo molto plastico “il cuore della festa che stiamo celebrando”. La morte in croce di Cristo è un supplizio atroce, come lo sono gli innumerevoli supplizi dei crocifissi della storia – ha ricordato mons. Tomasi -. Perché, dunque, esaltare tale esperienza?

“Il criterio che ha permesso a sant’Elena di identificare la vera croce di Cristo, può essere anche inteso come criterio per identificare l’autenticità dell’esperienza della croce, luogo subìto, ma accolto con donazione piena di sé, da parte di Gesù e dei suoi discepoli. E il criterio – sottolinea il Vescovo – è questo: la croce vera ridà vita, fa partecipare alla risurrezione di Cristo. L’esperienza che possiamo fare della croce, non è il dolore, la sofferenza in sé e per sé, che va contrasta; non è nemmeno la fatica dell’incomprensione, non è il peso della fragilità e del limite. È, al contrario, la possibilità e la concreta realizzazione di una forza prorompente di vita che sperimentiamo anche in quelle situazioni, anche di fronte al sommo enigma della morte, e nelle tante piccole o grandi nostre «morti» (mortificazioni) quotidiane. Partecipare da discepoli fedeli alla vita di Cristo, non significa essere esentati dalla fatica del limite e dalle contraddizioni dell’umana fragilità, permette invece di vivere l’apertura di significato e di speranza che in ogni situazione ci viene donata – proprio dal Crocifisso Risorto – attraverso la nostra fedeltà al suo Vangelo”.

Ed ecco, il ricordo del Vescovo per il proprio anniversario e la preghiera al Signore per il proprio ministero e per la diocesi tutta:

“L’occasione della memoria dell’ordinazione episcopale mi consegna il compito di non distogliere lo sguardo dalle croci che tanti debbono portare, dalla fatica che spesso colpisce anche la vita e l’impegno di evangelizzazione della nostra Chiesa di Treviso (talvolta tentata da stanchezze, sfiducie, mormorazioni) ma di farlo sempre accanto al Risorto e con la forza di vita che solo Lui può donare, che Lui continua a donare.

Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15, 14), afferma con forza l’apostolo Paolo. O Signore, pur nei miei limiti e nelle mie debolezze, fa’ che non sia mai vuota la mia predicazione della Risurrezione del Cristo, affinché non sia mai vuota la fede della tua Chiesa che è in Treviso. Dona a me e a tutti noi di poter fare nostro il criterio della «vera croce» in ogni nostra scelta e decisione, per muoverci sempre verso ciò che apre spazi di vita, di liberazione, di risurrezione, e fa’ che siamo capaci di portare croci di fatica e anche di contraddizione, sempre e soltanto a servizio della liberazione integrale dell’uomo, opera del Vangelo”.

 

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