Laboratorio sul Triduo pasquale: esperienza significativa per essere sempre più un popolo che celebra

Ogni liturgia racchiude una profonda sinergia tra l’azione di Dio e l’azione del popolo. Dio e l’uomo, il Creatore e la sua creatura. Fonte e culmine, dove tutto nasce e torna. E quel tutto è la vita di fede, la vita che diventa rendimento di grazie, la vita che diventa una “perenne liturgia di lode”. Celebrare il dono di Cristo sulla croce e partecipare alla sua gloriosa risurrezione. Ogni liturgia ha bisogno di cura, ha bisogno di credenti innamorati del Signore, che desiderano mettersi al servizio per poter vivere e far vivere liturgie vive e vere.

L’ufficio liturgico diocesano, in collaborazione con la Scuola di formazione teologica e l’Istituto diocesano di musica, contribuisce ogni anno a formare lettori, animatori musicisti, sacrestani e chiunque desideri mettersi al servizio della liturgia. Con questo proposito è stato pensato il corso in preparazione al Triduo pasquale, cuore dell’anno liturgico. Due mezze giornate dedicate a riscoprire il senso più profondo delle celebrazioni, dalla messa in “Coena Domini” del giovedì sera ai vespri della domenica di Pasqua.
Un primo momento assembleare per una visione d’insieme e un secondo divisi in laboratori per approfondire il servizio del lettore, del cantore e di chi cura la regia della celebrazione. Laboratori che hanno curato la parte teorica, la parte pratica, con uno sguardo alla realtà delle parrocchie: dalla condivisione del “da noi si fa così” al dover ripensare alla celebrazione quando un parroco segue più parrocchie.
Esiste un’ars celebrandi, un servizio alla liturgia svolto con arte, con passione, attraverso la collaborazione del clero con una ministerialità laicale che desidera formarsi e comprendere sempre più quello che è chiamata a vivere.
Il lettore dà voce a una Parola che è Via, Verità e Vita: nel Triduo c’è un’abbondanza di Parola che ci ricorda come la Storia della Salvezza accompagna l’uomo da sempre. Il lettore non sta leggendo una storia qualsiasi e perciò deve formarsi nel modo di leggere, nella preparazione, nell’essere strumento affinché la Parola arrivi al cuore dell’ascoltatore. Il cantore, attraverso la musica e il canto, può far vibrare le corde dei cuori, innalzare la lode al Signore, trasformare il canto in preghiera. Il coro unisce le voci, aiuta l’assemblea a sentirsi Chiesa unita in “un cuore solo e un’anima sola”. Ci si deve formare nella scelta dei canti, nel modo di condurli, nell’animare la comunità. Chi cura la regia deve conoscere il ritmo dei momenti, preparare quanto è necessario per la celebrazione, avere uno sguardo d’insieme. Collaborare a stretto contatto con il parroco e “studiare” insieme nei dettagli lo svolgersi del rito. Una liturgia curata favorisce l’assemblea a vivere il rito con armonia e a sentirsi popolo di Dio. (Monica Scarabel)

Articolo in uscita sulla Vita del popolo del 23 febbraio 2025