Le reliquie di santa Bertilla accolte a Spinea e a Treviso. Il Vescovo: “Ci insegna che tutto è dono di Dio, e che tutto è niente solamente se l’amore è tutto”

Primo giorno, oggi, giovedì 20 ottobre, della settimana di celebrazioni  promosse dalla diocesi di Treviso e dalle Suore Maestre di santa Dorotea in occasione dei 100 anni dalla morte di santa Maria Bertilla Boscardin, la giovane religiosa e infermiera che ha lavorato all’ospedale di Treviso. Un pomeriggio e una serata fatte di “devozione, carica di affetto e riconoscenza”, come ha evidenziato il vescovo Michele Tomasi accogliendo nella chiesa di San Leonardo a Treviso le reliquie di santa Bertilla. Alle 18.30, infatti, c’è stato l’arrivo dell’urna a Treviso, dopo la prima tappa a Spinea, nella chiesa di Orgnano dedicata proprio a santa Bertilla, l’unica in diocesi. Un’accoglienza che esprime vicinanza, gratitudine e il desiderio di “diventare anche noi discepoli di Cristo, nutriti della sua Parola vissuta in fedeltà, nella comunione dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa”.

La vicinanza di Bertilla agli altri si è espressa verso i piccoli ammalati e i sofferenti. “Accogliendo con onore le sue reliquie rendiamo grazie per la sua umiltà, che ci insegna ad apprezzare e a servire quanto normalmente siamo tentati di disprezzare e rifiutare, fidandoci più della grazia e dell’amore misericordioso di Dio piuttosto che delle nostre forze e capacità”. Un’occasione, mentre accogliamo nella nostra diocesi le sue spoglie, che nei prossimi giorni saranno venerate da molti pellegrini, per apprendere e imitare “la  grande fiducia di Bertilla nella Parola di Dio e nell’insegnamento della Chiesa” ha ricordato il Vescovo. “Riconosciamo che, davvero, il Padre ha “nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli”. Forse le fatiche che viviamo nell’accogliere la rivelazione dell’amore di Dio manifestato, realizzato e donato sulla croce derivano dalla nostra incapacità a riconoscere di essere piccoli davanti a Lui, e a farci veramente piccoli, bisognosi di aiuto e di amore”.

Ma Bertilla, oggi, che cosa direbbe a noi, “dove vorrebbe vederci, ora, con il nostro affetto suscitato dal suo esempio, con la nostra devozione rivolta al suo esempio di santità? Cosa direbbe della nostra santità, della nostra vita secondo il Vangelo?” si è chiesto mons. Tomasi. Ecco, allora, l’invito: “Prendiamoci del tempo, almeno nel periodo della permanenza tra noi delle sue reliquie – in questo momento così significativo ed eccezionale – e cerchiamo di lasciarci incontrare dalla vera dimensione profonda della vita e della fede”.

E, ancora, l’interrogativo: “Vogliamo essere grandi o piccoli? Perché siamo qui a onorare questa piccola umile semplice donna di Dio? Sappiamo riconoscere in Lei il segno della tenerezza di Dio? Siamo disposti a mettere in discussione tante realtà che ci stanno a cuore, cui affidiamo tutta la nostra vita, ma che, da sole, sono davvero niente e non sono in grado di donare né felicità, né salvezza? Vogliamo essere vicini ai piccoli e ai poveri come siamo vicini alle reliquie di Santa Bertilla? Vogliamo imitarla nella sua vicinanza semplice ma eroica, nel servizio disinteressato agli altri, al bene di tutti e di ciascuno? Siamo disposti ad accogliere ora l’appello che la vita di santa Bertilla ci rivolge, l’appello che quotidianamente la vita ci rivolge negli incontri, nelle situazioni, nei bisogni di chi incontriamo? Chiediamo, per intercessione di Santa Bertilla e del Santo Vescovo Giovanni Antonio Farina di poter essere tra quei piccoli che hanno in dono di conoscere il Padre e il Figlio e l’amore che essi sono, ci rivelano e ci donano. Chiediamo di poter riconoscere che tutto è dono di Dio, e che tutto è niente solamente se l’amore è tutto”.