Maddalena Volpato: messa a Sant’Alberto nel centenario della nascita

“La nostra Maddalena incarna davvero quella santità della porta accanto di cui ci parla papa Francesco”. Suor Maria Teresa Sotgiu, delle Figlie della Chiesa, postulatrice della causa di beatificazione della serva di Dio Maddalena Volpato, ritrae così la figura della giovane di cui ricorrono quest’anno i 100 anni della nascita. Domenica 3 giugno, alle 11, a Sant’Alberto di Zero Branco, il suo paese natale, dove Maddalena è sepolta, sarà celebrata una messa voluta dalla parrocchia e dalle Figlie della Chiesa tra la data della nascita (il 24 luglio) e quella della morte (il 27 maggio)
Maddalena nacque, ottava di nove figli, in una famiglia di agricoltori il 24 luglio 1918 a S. Alberto. Attiva in parrocchia come catechista, socia e dirigente nell’associazione di Gioventù femminile di Azione cattolica, tentò due volte di farsi religiosa, ma fu allontanata per motivi salute. Desiderava tanto consacrarsi a Dio e, negli anni della guerra mondiale, Maddalena approdò alla Congregazione delle Figlie della Chiesa (sorta da poco) nel 1943. Si impegnò in umili incombenze sopportando da sola, per un certo tempo, il male che l’affliggeva senza riconoscerlo, una malattia ossea. Maddalena fin da subito ha offerto la propria vita e la propria sofferenza per l’unità dei cristiani. Un “ecumenismo spirituale” il suo.
“La vita e la fede di Maddalena sono state semplici ma concrete e ricche, ben inserite nella vita comunitaria, con dedizione grande ai bambini ai quali faceva catechismo, con le sue visite agli anziani, con la sua partecipazione alla messa. Quando è entrata nel nostro istituto – sottolinea suor Maria Teresa – posso dire che abbiamo accolto una sorella già formata. La sua santità era cresciuta in parrocchia, per questo dico che incarna la «santità della porta accanto». Maddalena è un esempio anche per i giovani di oggi, per la sua dedizione negli impegni, per il suo entusiasmo, per la gioia che trasmetteva”. Un altro tratto che suor Maria Teresa desidera sottolineare è il suo affidamento nella malattia. “Oggi la malattia e la sofferenza sono evitate, guardate con paura – ricorda -. Maddalena seppe offrire la sua sofferenza con la consapevolezza di vivere una missione. Non ha sprecato il suo tempo ed è stata davvero quel «chicco di grano» di cui ha parlato il Vescovo di Treviso chiudendo l’inchiesta diocesana”. (A.C.)