Una celebrazione semplice, domenica 21 luglio, all’interno della messa parrocchiale della comunità della Cattedrale, per ricordare mons. Gianfranco Agostino Gardin, vescovo emerito di Treviso, a un mese dalla morte. Insieme ai fedeli diocesani e della parrocchia erano presenti anche alcuni famigliari di padre Agostino.
Mons. Tomasi, che ha presieduto la celebrazione – alla quale hanno concelebrato anche mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo emerito di Udine, il vicario generale, mons. Mauro Motterlini, il parroco della Cattedrale, mons. Mario Salviato e diversi sacerdoti diocesani e religiosi francescani -, nell’omelia ha commentato il brano del Vangelo di Marco, nel quale Gesù chiama gli apostoli in disparte a riposarsi dall’impegno dell’annuncio e dalla “pressione” dell’andirivieni di persone che li cercano. “L’annuncio del Vangelo ha una sua forza propria, trasforma la vita delle persone, le tocca nel profondo, tanto che molti sono attirati a cercare aiuto, conforto, speranza, guarigione – ha sottolineato mons. Tomasi -. Questo dovrebbe valere anche per noi, oggi, per la nostra Chiesa. Se annunciamo con semplicità e franchezza il Vangelo di Cristo, se prima ci lasciamo trasformare da questa Parola e dall’incontro con il Signore vivente, come possiamo pensare di essere lasciati in pace, di incontrare quanti sono stati colpiti dall’annuncio, dalla novità e dalla forza del Vangelo, come se l’incontro potesse risolversi in una prestazione di servizio, accurata magari, competente, ma da mantenere in orari, ambiti e confini precisi? “Molti andavano e venivano, e non avevano nemmeno tempo di mangiare”. Gli Apostoli sono coinvolti, assieme a Gesù, per così dire a tempo pieno”.
Ma Gesù “vede che essi hanno bisogno di un po’ di riposo, e li chiama con sé, in disparte, loro soli. Essi hanno donato davvero la loro vita al Signore, hanno lasciato tutto per stare con Lui e sono docili al suo mandato, e Lui si prende cura di loro”.
Le persone però capiscono dove essi sono diretti, e “l’andirivieni di prima si è trasformato ora in una grande folla. Forse, se si vive veramente con Gesù, non può esistere un momento dell’esistenza che sia isolato dall’annuncio del Vangelo, dalla sollecitudine per i fratelli e le sorelle, dalla dedizione al Regno di Dio che viene, che è già qui – ha ricordato il Vescovo -. Non c’è, allora, per gli Apostoli questo luogo di riposo, pur promesso da Gesù? Il Vangelo ci dice che c’è, ma che non è come essi si aspettavano. Quel luogo è la compassione di Gesù per la folla, che si presenta davanti a Lui come “pecore che non hanno pastore”. Gesù, infatti, si lascia catturare da questa compassione, sa di che cosa essi hanno bisogno e sa di poterlo dare loro. E si rimette ad insegnare. Ecco il bene maggiore, ecco quanto è necessario per la folla, ecco quanto Gesù continua a donare, senza riposo. È Lui che insegna, gli apostoli non sono nominati, certamente ascoltano quanto Gesù ha da dire. Anche loro devono imparare a lasciarsi guidare dal buon pastore, anche loro debbono ascoltare questa Parola di salvezza, che è la stessa per loro, per la folla, per tutte le genti”.
“E forse è proprio lo stare là, assieme a tutti gli altri ad ascoltare – come se fosse la prima volta –, l’insegnamento di Gesù che costituisce il vero riposo per loro – ha sottolineato mons. Tomasi -. Forse è proprio il tornare alla sorgente di tutto quanto essi fanno, su mandato di Gesù e con la sua sola forza, a dar senso alle loro fatiche, sollievo alle loro preoccupazioni, serenità al loro incontro con la gente. Gli Apostoli dovranno continuare ad imparare che l’unico pastore è il Signore, e che ciò che li rigenera è lo stare assieme a tutti i fratelli e le sorelle ad ascoltare, insieme, Gesù che insegna: essi stanno con Lui, e con la gente, ma è Lui che insegna, Lui che rinnova la vita, Lui che rigenera. È Lui che salva sulla croce, dove è da solo. E crocifisso e risorto chiama gli Apostoli a continuare a stare con Lui e a donarsi, proprio come ha fatto Lui”.
“Padre Agostino è stato un pastore che ha avuto la consapevolezza che Gesù è il buon pastore, che Lui va conosciuto ed amato, che Lui va conosciuto e seguito” ha detto il Vescovo, ricordando le parole di mons. Gardin nella sua lettera pastorale sul cammino sinodale della Chiesa di Treviso: “Ci è chiesto di conoscere e far conoscere Gesù, parlare di Gesù, riconoscere la presenza di Gesù in tante situazioni di vita, anche quelle che paiono lontane da Lui”.
Il Vescovo Gardin, ha detto mons. Tomasi, “è stato consapevole sino alla fine della chiamata e della sua bellezza, dell’umana sproporzione (in questo fratello degli Apostoli) nel portarla a compimento, della fiducia amorevole nella misericordia infinita di Dio. Ha scritto nel suo testamento spirituale: “Non sono certo di essere stato un pastore capace di insegnare, guidare, correggere, animare, incoraggiare e soprattutto amare. Ancora una volta ho tentato di rispondere alla chiamata, con risultati che affido alla misericordia di Dio e alla benevolenza dei fratelli e delle sorelle”.
“Ci troviamo a celebrare l’Eucaristia a un mese dalla sua morte – ha ricordato il Vescovo -. Lui ora è nel riposo donato dal Signore, con Lui contempla la misericordia in cui tanto ha confidato. Noi cerchiamo la consolazione per la sua mancanza, e la forza per continuare il cammino assieme al Signore, per vivere ed annunciare il Vangelo oggi. Certo, abbiamo bisogno di riposo dalle umane fatiche, dallo stress di un tempo troppo frenetico, a tratti impazzito. Ma è ancora una nota che leggo nel testamento spirituale di padre Agostino, che leggo alla luce del Vangelo di oggi, che ci aiuta a vivere bene anche questo tempo. Il riposo per gli Apostoli è stato l’ascolto assieme a tutti gli altri, dell’annuncio di Gesù. Il riposo, per loro, è stata l’esperienza autentica di Chiesa, comunità di discepoli missionari. Padre Agostino è stato un uomo di Chiesa felice di esserlo, sino alla fine dei suoi giorni. Ci ha lasciato questa riflessione: “Ho amato molto questa Chiesa, specie la Chiesa resa più umile, e dunque più bella, dal Concilio Vaticano II, Chiesa-grembo della mia fede, madre di santi e, ancor più, madre accogliente di peccatori”. Credo che sia questo, anche per noi, un luogo bello per riposare”.