“Ancora una volta ci troviamo a celebrare da questa cattedrale vuota, dopo i misteri della Passione e della Risurrezione del Signore, nella solennità del patrono principale della città di Treviso e della Diocesi, San Liberale. Abbiamo bisogno come non mai di unirci nella preghiera, che è preghiera di affidamento al Signore attraverso i suoi santi, che ci accompagnano con la loro intercessione nel cammino così faticoso in questo tempo di prova”: si è espresso così il vescovo Michele Tomasi durante la messa in cattedrale, lo scorso 27 aprile, presenti il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, e il sindaco Mario Conte, in rappresentanza delle Istituzioni e della cittadinanza. Presenti anche la presidente dell’Azione cattolica diocesana, Ornella Vanzella, a nome di tutta l’Ac trevigiana, che tradizionalmente vive in questo giorno il proprio pellegrinaggio annuale, e Maria Marangon, moderatrice delle Cooperatrici pastorali diocesane, che in questo giorno avrebbero rinnovato la loro promessa.
Il Vangelo della festa – l’apparizione di Gesù agli Undici, alla presenza di Tommaso – presenta l’atto di fede “così bello e personale di Tommaso, che proclama con uno slancio del cuore direttamente a Gesù, «mio Signore e mio Dio!». Un atto di fede – ha sottolineato il Vescovo – che Gesù accoglie, certo, ma rilancia in un certo senso, pensando non soltanto a Tommaso e agli altri discepoli, ma a tutte le generazioni cristiane; pensa, dunque, anche a noi. Noi che non abbiamo visto direttamente le sue opere, che non abbiamo vissuto i suoi giorni, eppure ci ritroviamo per dirgli, e per dirci gli uni agli altri, che crediamo in Lui. Crediamo che Lui, il Crocifisso, è Risorto, che ha vinto la morte, che ci incontra nella nostra storia, che non ci lascia da soli, che ha ancora sempre intenzione di prendersi cura di noi. Questa è la fede che ci è stata donata, che ci è stata trasmessa dai nostri padri e dalle nostre madri, da tutte le generazioni che hanno tentato di vivere la loro fedeltà al Signore Gesù Cristo, nelle condizioni concrete del loro tempo”.
Ricordando la peste del 1600, da cui è stata colpita la città di Treviso, dopo la quale il vescovo dell’epoca fece scolpire la bella statua in argento che ogni anno viene portata, in questa festa, dal museo diocesano in cattedrale, il Vescovo ha ricordato che “anche quest’anno stiamo vivendo un momento di grande fatica”. Mons. Tomasi ha pregato “il Signore, per intercessione di san Liberale, perché continui a donarci il dono della saggezza e della sapienza per affrontare insieme la situazione presente, tutti orientati al bene comune. A impedire la diffusione del contagio, a non aggravare i problemi che vengono e che verranno da questo lungo blocco, a farci trovare le forme concrete e fattive della solidarietà che non lasci nessuno indietro. A riuscire, come Chiesa, a mettere nel modo migliore a disposizione di questo mondo i doni della presenza del Signore nella Parola di Dio, nella preghiera, nella comunità, nei Sacramenti, a essere Chiesa che si sa assumere le sue responsabilità e che, come tale, ottiene fiducia. Per il nostro tempo, per tutta la nostra società”. Al termine il vescovo Michele ha recitato una preghiera a San Liberale.
Author: acecchin
Un’economia solidale per la “fase 2”: l’intervento del Vescovo sulla “Vita del popolo”
Nel numero in uscita della “Vita del popolo” il vescovo, Michele Tomasi, propone una riflessione sul tema del “dopo emergenza”, in seguito all’interesse che ha suscitato l’omelia pronunciata domenica scorsa, 19 aprile, durante la messa nel Battistero della cattedrale. Eccola:
“Il tuo grano è maturo oggi, il mio lo sarà domani. Sarebbe utile per entrambi se oggi io lavorassi per te e tu domani dessi una mano a me. Ma io non provo nessun particolare sentimento di benevolenza nei tuoi confronti e so che neppure tu lo provi per me. Perciò io oggi non lavorerò per te perché non ho alcuna garanzia che domani tu mostrerai gratitudine nei miei confronti. Così ti lascio lavorare da solo oggi e tu ti comporterai allo stesso modo domani. Ma il maltempo sopravviene e così entrambi finiamo per perdere i nostri raccolti per mancanza di fiducia reciproca e di una garanzia” (David Hume, Trattato sulla natura umana, 1740, libro III).
Questo apologo di David Hume, famoso filosofo illuminista scozzese del Settecento, può aiutarci a cogliere uno dei dilemmi di fronte al quale ci troviamo in questo momento così delicato e difficile della nostra storia. Condividiamo in maniera evidente come non mai un destino comune.
Non è purtroppo ancora terminata la grande emergenza sanitaria che ha causato tanti lutti, che tanto impegno e fatica sta chiedendo a tutto il sistema sanitario, che impone sacrifici a tutti, individui e famiglie, e già dobbiamo riflettere su come mantenere la solidarietà sociale ed economica che ci ha contraddistinto nella storia e che ancora ci caratterizza.
Ma quello espresso dal dialogo tra i due agricoltori può essere sicuramente un rischio di questo periodo. Giustamente ciascuno si preoccupa per sé e per i suoi, cercando il modo migliore per uscire da questa crisi. Chi costruisce nelle proprie attività, quali che siano, con senso civico, con attenzione alle regole, con spirito comunitario, vorrà continuare a farlo anche in condizioni difficili; chi tende a cavarsela in un modo o nell’altro sarà tentato anche ora di far ricorso a stratagemmi, più o meno onorevoli. Se però non abbiamo motivi di fiducia reciproca, o se le regole da seguire non sono sufficientemente chiare e vincolanti, si rischia il blocco. Il maltempo (nel nostro caso, ahimè, la pandemia) è arrivato, e ora siamo legati gli uni agli altri: quello che di buono sta succedendo, nella capacità di reazione di tutto il nostro sistema, dipende dai legami e dai vincoli di fiducia e di collaborazione che abbiamo stretto sinora. Altrimenti, la tentazione di andare ciascuno per sé diventa probabilmente troppo forte, e rimaniamo esposti alle intemperie.
Non ci salviamo da soli
La situazione ha bisogno di soluzioni solidali, coese, a tutti i livelli. Davvero non ci si salva da soli. Più volte e con forza ce lo ha ricordato il Patriarca di Venezia, richiamando le responsabilità di una risposta unitaria e forte da parte dell’Europa: “L’Europa potrebbe farci vedere in questa emergenza quanto è essenziale, decisiva e importante”.
Si dice che bisogna far ripartire la macchina economica. È vero. Ma l’economia è qualcosa di più complesso e delicato di una macchina. Per usare un’altra immagine, è più un ecosistema, un sistema interconnesso e vitale, perché è, alla fin fine, una rete complessa e articolata di persone. A una macchina puoi cambiare qualche pezzo di ricambio ed essa continua a funzionare, magari anche meglio di prima. Se a un’economia togli una parte, quella parte era un’impresa, una bottega artigiana, un negozio, un operaio, un impiegato. E sempre insieme ad altre persone, i colleghi, i dipendenti, i fornitori, le famiglie. E non è la stessa cosa che dopo la ripartenza ci siano ancora tutti oppure no.
Per aiutare le singole persone, anche e soprattutto i più deboli e i più fragili, ci vuole il contributo di tutti, e ci vuole ora.
Lo Stato e le reti di solidarietà
Lo Stato e i suoi organismi debbono dare tutte le garanzie affinché le persone possano prendersi cura delle proprie attività, affinché non ci siano i drammi di perdite di posti di lavoro, o di chiusure. Ciascuno dovrà garantire, con comportamenti responsabili e affidabili, l’impegno a fare la propria parte, a non tradire la fiducia accordata, anche con sacrifici sugli stili di vita, anche con necessarie scelte di sobrietà. Quello che non viene dallo Stato – o fino a che quanto messo a disposizione non arriva – dovremo metterlo in circolo con grandi reti di solidarietà.
Un ecosistema vitale ha bisogno di tutta la sua diversità, affinché il valore che circola in esso possa arrivare a più persone e famiglie possibile. Il sole che batte sul deserto o su un piazzale asfaltato riscalda solo la superficie e si disperde. I suoi raggi che danno energia a una foresta rigogliosa passano alle piante, a quelle grandi e a quelle più piccole, alle alte e al sottobosco, agli animali di tutti i tipi che vi abitano, a tutte le forme di vita che interagiscono e si alimentano e si sostengono a vicenda. Lo stesso calore si trasforma qui in una vita lussureggiante.
Denaro, beni, servizi, imprese, innovazione, terzo settore
Così è anche per l’ecosistema che è la nostra economia. Il denaro che circola in un’economia differenziata e vitale può fare molta strada e rinforzare molte attività durante il suo passaggio. Abbiamo bisogno di produzione di beni e di servizi, di filiere produttive articolate e interdipendenti, di imprese grandi e piccole, di un’agricoltura che valorizzi il territorio e le sue risorse; abbiamo bisogno di posti di lavoro e di spazi di innovazione e di partecipazione, in particolare per i più giovani; abbiamo bisogno di un terzo settore che sappia rispondere alle necessità dei singoli e delle famiglie con creatività e competenza, abbiamo bisogno di una vita culturale di spessore e di qualità… dobbiamo insieme prenderci cura della varietà delle articolazioni della nostra società.
Toniolo e la cooperazione
Più di cento anni fa il beato Giuseppe Toniolo, un grande trevigiano, mentre era professore di Economia politica all’università di Padova ha scritto un libro dal titolo “Sulla distribuzione della ricchezza”. In esso, tra tanti altri argomenti, prendeva posizione a favore della cooperazione – grande contributo delle nostre terre allo sviluppo di un’economia moderna e solidale – e distingueva fra tre forme di essa, quella di consumo, di credito e di produzione. Se la prima permetteva alle classi lavoratrici e agli artigiani di risparmiare sui consumi, le altre permettevano una circolazione solidale del denaro e una partecipazione ad imprese condivise. Anche allora, forme differenti di collaborazione per mettere a disposizione di tutti i vantaggi del progresso. “La cooperazione intende a favorire e attuare immediatamente l’esercizio dell’industria da parte dei popolani” scriveva Toniolo. L’italiano dell’Ottocento è un po’ distante dal nostro, ma il contenuto credo sia chiaro ed ancora illuminante. Le forme di cooperazione “tutte convergono quindi a creare un ceto di mezzane e minute imprese, che soddisfino in qualche misura all’aspiro d’indipendenza della parte più eletta di lavoratori e colmino l’abisso fra il salariato e i grandi imprenditori” (Giuseppe Toniolo, “Sulla distribuzione della ricchezza. Lezioni”, 1878, 123). Si tratta dunque di un ceto di piccole e medie imprese, oggi aggiungeremmo anche il terzo settore e la grande esperienza del volontariato, come espressione viva della società civile.
Partecipare al bene comune
Anche noi oggi possiamo osare nel trovare forme nuove di collaborazione fra tutti, in proporzione alla dimensione della sfida che ci sta davanti. L’intreccio delle forme di vita sociale ed economica va salvaguardato per garantire a tutti di partecipare in maniera responsabile e dignitosa al bene comune. Questo permetterà anche di integrare tutti quelli che fanno più fatica, per molti motivi, a tenere il passo: ridurre le disuguaglianze è un servizio efficace all’inclusione di tutti, alla condivisione di una vita migliore per tutti noi, al superamento della crisi che stiamo vivendo.
David Hume non aveva una grande fiducia nelle motivazioni individuali in vista del bene comune, e credeva di più a sistemi di regole e a dure sanzioni. C’è certamente bisogno anche di questo. Sicuramente aveva ragione quando descriveva la natura della felicità, allora come ora: “Una solitudine completa è forse il castigo più grande di cui possiamo soffrire, ogni piacere goduto da soli languisce, ogni pena si fa più crudele e insopportabile… Che la potenza e gli elementi della natura obbediscano all’uomo, che il sole sorga e tramonti a un suo cenno, che la terra lo provveda di ciò che gli può essere utile e gradito, egli rimarrà un infelice fino a quando non mettete vicino a lui una persona con cui dividere la sua felicità” (“Trattato dell’umana natura” II, II, 5).
E questo, credo, lo possiamo confermare tutti, in questo nostro tempo di isolamento.
+ Michele Tomasi, vescovo
Le prossime celebrazioni in diretta: domenica 19 dal Battistero della Cattedrale
Proseguono anche in questo tempo le celebrazioni eucaristiche domenicali in diretta presiedute dal nostro Vescovo o da altri sacerdoti diocesani, grazie alla disponibilità dell’emittente trevigiana Antenna 3 Nordest (canale 13 del digitale terrestre). Le celebrazioni sono trasmesse anche in streaming su questo sito e sul sito della Vita del popolo, attraverso il canale youtube della Chiesa di Treviso. La novità riguarda l’orario, che è tornato alle 9.30.
Domenica 19 aprile, seconda domenica di Pasqua, alle 9.30 il Vescovo presiederà la Celebrazione eucaristica, a porte chiuse, in collegamento televisivo (su Antenna 3) e streaming (www.diocesitv.it e www.lavitadelpopolo.it), dal Battistero della Cattedrale.
Domenica 26 aprile alle 9.30 celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Michele dal Battistero della Cattedrale.
Lunedì 27 aprile, San Liberale, alle 17.00 celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Michele dalla Cattedrale, in occasione della festa del patrono della città e della diocesi di Treviso.
Domenica 3 maggio alle 9.30 celebrazione eucaristica dalla chiesa di Cendon di Silea presieduta da don Giancarlo Pivato e animata dalla Comunità Vocazionale del Seminario di Treviso, in occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
Tutte le celebrazioni saranno in diretta su Antenna 3 e in streaming su www.lavitadelpopolo.it e www.diocesitv.it
Gli auguri del vescovo Michele: “Il Signore è veramente risorto! Buona Pasqua”
Il video con gli auguri del Vescovo alla Diocesi. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”. Così cantiamo il giorno di Pasqua nella bellissima preghiera-poesia della sequenza…
Qui il video e, sotto, il testo degli auguri:
“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”.
Così cantiamo il giorno di Pasqua nella bellissima preghiera-poesia della sequenza.
Morte e vita continuano sempre ad affrontarsi nell’esistenza di ogni uomo e di ogni donna, ad ogni curva o tornante della storia.
La morte di tanti, troppi. E il dolore di tante famiglie, che non trova nemmeno una voce.
E poi la morte della paura, della malattia, della solitudine.
Quanti sono quelli che pagano un conto elevato per la diffusione della malattia?
Dicono che sia democratica, ma mi pare che chi aveva già prima meno risorse continui ad averne anche adesso di meno.
Quanta povera gente. Quante piccole e grandi morti quotidiane in questo nostro tempo.
Quanto rischio di egoismo, di solitudine del cuore più che di distanza fisica: ma quanti erano già isolati anche nella folla. I troppo poveri. I troppo ricchi.
Ma anche – ed ecco il prodigio – quanta vita, quante vittorie quotidiane della vita! Quanta forza!
In chi si assume rischi per aiutare e curare gli altri. Negli ospedali. A casa dei più fragili. Sulla frontiera del disagio psichico, dalla disabilità. L’operatore socio-sanitario che fa assistenza domiciliare, chi assiste a casa coloro che hanno problemi di disabilità e chi ha bisogno di cure costanti. Quante mamme, papà, fratelli e sorelle. Chi lavora per garantirci il cibo, i servizi, la sicurezza. Chi sta nelle case di riposo, nelle carceri, nelle strutture di assistenza, nei campi, sulle strade. Le persone consacrate che pregano e ascoltano Dio e i fratelli e le sorelle, apparentemente impotenti, ma ricchi di amore. I preti feriti nel loro amore di pastori.
Perché lo fanno? Perché lo fate? Perché immergersi in tutto questo dolore, se davvero finisce tutto là, se con ogni morte finisce davvero tutto?
Morte e vita, ancora oggi si affrontano in questo prodigioso duello.
Non è un affanno disperato contro il tempo inesorabile. Per quello c’è solo fuga: “mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!”. Non è abitudine o senso del dovere – non c’è abitudine che tenga nel dolore, nel sacrificio vero.
“Il Signore della vita era morto e ora vivo trionfa”.
Io credo che sia proprio questo. L’angelo che ha rotolato via la pietra dal sepolcro di Cristo rotola via la pietra delle nostre angosce quotidiane. Ecco perché vi immergete nel dolore.
Ecco perché ne ritornate più vivi, più veri. Con le tracce dell’eternità nello sguardo e nel cuore.
Ecco perché chi ci lascia non cade nel nulla.
Ecco perché è necessario augurarci buona Pasqua.
Perché il Signore della vita
ha donato la vita
perché trionfi la vita.
Se non si può risorgere ogni istante, se non si può risorgere alla vita eterna, a che cosa serve tutto ciò?
Ma il Signore, il servo sofferente, lo sconfitto crocifisso è veramente risorto. È vivo.
Ecco perché!
Ecco perché viviamo. Ecco perché siete come siete.
Grazie!
Buona Pasqua!
+ Michele Tomasi
vescovo di Treviso
Triduo pasquale: disponibili i sussidi per le celebrazioni in famiglia
Sono pubblicati in questo sito i sussidi preparati dall’ufficio Liturgico diocesano per le celebrazioni del prossimo Triduo pasquale da vivere nelle nostre case, in famiglia o da soli. Delle semplici schede, scaricabili dalla sezione “Settimana santa e Triduo pasquale” per aiutarci a vivere questo tempo speciale in preparazione alla Pasqua.
Domani la preghiera del vescovo Michele, da solo, in cimitero
Anche il nostro Vescovo, in comunione con gli altri vescovi italiani, venerdì 27 marzo sarà nel cimitero cittadino di San Lazzaro, a Treviso, per un momento di preghiera per i fedeli defunti e una benedizione alle tombe.
Un segno eloquente voluto dalla Chiesa italiana: “I Pastori, che ne hanno la possibilità – sottolineava una nota della presidenza della Cei dei giorni scorsi -, si recheranno da soli a un cimitero della propria diocesi per un momento di raccoglimento, di preghiera e benedizione. L’immagine dei mezzi militari, che trasportano le bare verso i forni crematori rende in maniera plastica la drammaticità di quello che il Paese vive. Per il rispetto delle misure sanitarie, tanti di questi defunti sono morti isolati, senza alcun conforto, né quello degli affetti più cari, né quello assicurato dai sacramenti”.
“Le comunità cristiane – continua la nota -, pur impossibilitate alla vicinanza fisica, non fanno mancare la loro prossimità di preghiera e di carità. Tutti i giorni i sacerdoti celebrano la S. Messa per l’intero popolo di Dio, vivi e defunti. L’attesa è per la fine dell’emergenza, quando si potrà tornare a celebrare l’Eucaristia insieme, in suffragio di questi fratelli”.
L’intenzione è quella di affidare alla misericordia del Padre tutti i defunti di questa pandemia, nonché di esprimere in questo modo la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore per la perdita dei propri cari.
Sarà questo ‘il Venerdì della Misericordia’ della Chiesa italiana; un Venerdì di Quaresima, nel quale lo sguardo al Crocifisso invoca la speranza consolante della Risurrezione.
Il nostro Vescovo si recherà alle 10 nel cimitero centrale di Treviso. I fedeli che lo desiderano potranno raccogliersi in preghiera in quello stesso momento, nelle loro case, affidando all’amore e alla misericordia del Padre tutte le persone che sono morte in questo periodo.
Si ricorda che non è possibile recarsi nei cimiteri in questo periodo.
Emergenza coronavirus: le disposizioni del Vescovo fino al 3 aprile, in comunione con i Vescovi del Nordest
A seguito di quanto stabilito con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 (di seguito “Decreto”), fino alle ore 24.00 di venerdì 3 aprile 2020, in comunione con i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto, per la Diocesi di Treviso dispongo quanto segue:
1. Si eviti sempre ogni assembramento di persone, e si rispetti sempre il criterio di garantire non meno di un metro di distanza fra le persone, ai sensi dell’Allegato 1 lettera d) del Decreto;
2. Essendo sospese tutte le celebrazioni religiose aperte al pubblico, in chiese, oratori e all’aperto (S. Messe, feriali e festive; sacramenti, inclusi battesimi, prime comunioni e cresime; sacramentali, liturgie e pie devozioni, quali la Via Crucis e quant’altro), comprese quelle funebri:
a) nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo, ai sensi del can. 1248 § 2, i fedeli dedichino un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità; possono essere d’aiuto anche le celebrazioni trasmesse tramite radio, televisione e “in streaming”, nonché i sussidi offerti dalla Diocesi;
b) nell’impossibilità di ogni celebrazione esequiale, è consentita la sola benedizione della salma, in occasione della sepoltura o prima della cremazione, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
c) i battesimi (celebrati solo nella forma individuale) e i matrimoni sono consentiti a porte chiuse, presenti i soli padrini/testimoni e i familiari stretti, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
d) il sacramento della penitenza può essere celebrato nella sola forma del “Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti”, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
3. Si possono tenere aperti i luoghi di culto, senza organizzarvi alcun tipo di celebrazione religiosa e a condizione di adottare misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro di cui al n. 1; si mantengano senza acqua benedetta le acquasantiere e si garantisca una pulizia adeguata degli ambienti (in particolare banchi e sedie);
4. Sono sospesi gli incontri del catechismo nonché le attività formative e ludiche di patronati e oratori, incluse le uscite, i ritiri e quant’altro; si tengano chiusi tutti gli spazi (compresi i campi da gioco);
5. Per le attività delle società e associazioni sportive e per i bar ci si attenga esattamente a quanto stabilito dal Decreto (si vedano, in particolare, l’art. 1.1 lettere d, g n, o);
6. Sono sospese feste, sagre parrocchiali, concerti, serate culturali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche e quant’altro;
7. Le lezioni degli istituti ecclesiastici sono sospese;
8. Sono chiusi i musei, le biblioteche, gli archivi, istituti e luoghi di spiritualità e di cultura;
9. Gli appuntamenti legati al Cammino sinodale sono rinviati;
10. Si sospenda la visita per la benedizione annuale delle famiglie; rimane invece possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale e, se del caso, l’unzione degli infermi e il viatico;
11. Le attività caritative possono continuare solo alle seguenti condizioni:
a) i centri d’ascolto e gli altri servizi di Caritas diocesane e parrocchiali e realtà affini: garantendo le condizioni stabilite al n. 1;
b) le mense dei poveri: garantendo le condizioni di cui al n. 1, altrimenti distribuendo cestini con i pasti che non potranno però essere consumati all’interno delle strutture;
c) nei dormitori: garantendo le condizioni di cui al n. 1, altrimenti attraverso un presidio sanitario garantito dalla competente autorità pubblica;
12. Nel periodo indicato la Curia diocesana (piazza Duomo e Casa Toniolo) rimarrà chiusa al pubblico, tuttavia sarà possibile accedere agli uffici solo previo appuntamento; vi sono sospese le presenze dei volontari;
13. Sono sospese tutte le attività formative e gli incontri pubblici promossi dai diversi uffici diocesani.
Confido nel senso di responsabilità e di carità pastorale di tutti coloro che sono chiamati a rispettare e a far rispettare queste disposizioni. Vi invito a vivere questo momento con fede sempre rinnovata e con senso civico. Ci affidiamo all’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi patroni diocesani, affinché si alimentino in noi e tra noi la fede, la speranza e la carità e perché vengano sostenuti gli sforzi di quanti operano nell’interesse del bene comune e nella cura degli ammalati e dei più fragili.
Treviso, 9 marzo 2020
✠ Michele Tomasi
Coronavirus. Vescovi del Veneto: decisioni gravi e dolorose ma necessarie per la salute e il bene comune
Nel pomeriggio di oggi – lunedì 2 marzo 2020 – i Vescovi della Provincia ecclesiastica veneta si sono incontrati, in riunione straordinaria, presso la sede della Conferenza Episcopale Triveneto a Zelarino (Venezia) per fare il punto della situazione e condividere alcune linee comuni alla luce del nuovo decreto, uscito ieri sera dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sull’emergenza coronavirus che tocca così profondamente le comunità ecclesiali e l’intero contesto sociale, economico e culturale della Regione Veneto. Erano presenti, con i Vescovi, anche alcuni vicari generali ed episcopali delle Diocesi interessate.
Per i Vescovi veneti la triste e dolorosa decisione – assunta a seguito delle disposizioni emanate dal Governo e finalizzate a fronteggiare le presenti criticità – di sospendere nelle chiese la celebrazione dell’Eucaristia “in forma pubblica” rappresenta un gesto mosso da una carità pastorale verso i fedeli e da un atto di saggezza e responsabilità ecclesiale e civile nell’esercizio del governo delle Chiese locali; si tratta qui di condividere un comune senso di cittadinanza che porta i credenti, con la loro fede, ad essere pienamente partecipi della realtà in cui vivono, nel rispetto anche di quanto indicato dalla ragione e dalla scienza. Ci si richiama così al principio espresso dall’articolo 1 del Concordato vigente che impegna Chiesa e Stato, pur nella distinzione ed indipendenza dei rispettivi ambiti, alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.
Dopo un approfondito dialogo, a seguito di quanto stabilito con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020 (di seguito “Decreto”), fino alle ore 24.00 di domenica 8 marzo 2020, i Vescovi – in comunione con le Conferenze Episcopali di Lombardia ed Emilia Romagna – dispongono quanto segue per i territori veneti delle rispettive Diocesi:
1. Per evitare assembramenti di persone l’accesso a tutti i nostri spazi aperti al pubblico (chiese, oratori, patronati, musei ecc.) sarà possibile a condizione che a tutte le persone presenti, secondo il disposto dell’art. 2.1 lett. d, f, h, i, del Decreto venga garantita la possibilità di “rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”;
2. La sospensione della celebrazione aperta al pubblico delle S. Messe, feriali e festive, dei sacramenti (inclusi battesimi, prime comunioni e cresime), di sacramentali, liturgie e pie devozioni, quali la Via Crucis, indipendentemente che avvengano in luoghi chiusi o aperti, in ottemperanza a quanto stabilito dall’art. 2.1 lett. c del Decreto;
a. nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo, ai sensi del can. 1248 § 2, i fedeli dedichino un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità; possono essere d’aiuto anche le celebrazioni trasmesse tramite radio, televisione e “in streaming”, nonché i sussidi offerti dalle Diocesi;
b. sono sospese le S. Messe esequiali; è consentita la benedizione della salma, in occasione della sepoltura, alla presenza dei soli familiari e alle condizioni di cui al n. 1; le S. Messe esequiali potranno essere celebrate solo al superamento di questa fase critica;
c. la celebrazione di battesimi e matrimoni è consentita alla sola presenza di padrini / testimoni e dei familiari, alle condizioni di cui al n. 1;
d. la celebrazione del sacramento della penitenza è possibile nella forma individuale (rito A) rispettando le attenzioni richieste.
3. La sospensione degli incontri del catechismo e delle altre attività formative di patronati e oratori (come per le scuole) nonché di relative uscite e ritiri; sarà possibile l’accesso agli spazi, per esempio per il gioco, a condizione che venga limitato l’accesso come stabilito al n. 1.
4. La sospensione di feste, sagre parrocchiali, concerti, serate culturali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche ecc. Per quanto riguarda le attività sportive e i bar ci si attenga a quanto stabilito dal Decreto.
5. La sospensione delle lezioni delle realtà accademiche ecclesiastiche (come per le università).
6. Il rinvio degli appuntamenti legati alle Visite pastorali.
7. L’accesso ai luoghi di culto venga concesso ai singoli fedeli che vogliano recarvisi per la preghiera individuale, alle condizioni stabilite al n. 1; si tolga l’acqua benedetta dalle acquasantiere.
8. Si sospenda la visita per la benedizione annuale delle famiglie; rimane invece possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale e, se del caso, l’unzione degli infermi e il viatico.
9. Le attività caritative continueranno con le seguenti precisazioni:
a. I centri d’ascolto e gli altri servizi di Caritas diocesane e parrocchiali e realtà affini: secondo le condizioni stabilite al n. 1;
b. Le mense dei poveri: alle condizioni di cui al n. 1, altrimenti distribuendo cestini con i pasti che non potranno però essere consumati all’interno delle strutture;
c. Nei dormitori: alle condizioni di cui al n. 1, altrimenti attraverso un presidio sanitario garantito dalla competente autorità pubblica.
I Vescovi del Veneto confidano che anche questo tempo diventi occasione propizia per accrescere in tutti l’impegno pastorale e civico, il senso di carità e solidarietà tra le persone e le comunità. Esprimono riconoscenza a tutti coloro che sono più direttamente coinvolti nell’aiutarci ad affrontare l’attuale emergenza.
I Vescovi delle Chiese del Veneto
+ Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia
+ Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona
+ Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto
+ Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza
+ Adriano Tessarollo, Vescovo di Chioggia
+ Giuseppe Pellegrini, Vescovo di Concordia-Pordenone
+ Claudio Cipolla, Vescovo di Padova
+ Pierantonio Pavanello, Vescovo di Adria-Rovigo
+ Renato Marangoni, Vescovo di Belluno-Feltre
+ Michele Tomasi, Vescovo di Treviso
Messaggio del Vescovo per il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
questa mia prima Quaresima in mezzo a voi incomincia in modo del tutto inaspettato. La diffusione del Coronavirus (COVID-2019, così viene chiamato ufficialmente) richiede a tutti i cittadini nella nostra regione, in tutto il Paese, e quindi anche alla comunità cristiana della nostra Diocesi di comportarsi in maniera responsabile per permettere di bloccarne il contagio. Per questo anche la Diocesi segue con fiducia quanto deciso dalle pubbliche autorità con le indicazioni date a tutti nella giornata di domenica scorsa.
Vi assicuro che non è certo a cuor leggero che la diocesi ha stabilito la “sospensione della celebrazione pubblica di S. Messe, incluse quelle del Mercoledì delle Ceneri e domenicali, e di sacramenti (compresi Battesimi, Prime Comunioni e Cresime), sacramentali, liturgie e pie devozioni quali la Via Crucis”. La celebrazione dell’Eucaristia, la preghiera e l’ascolto della Parola comunitarie, l’incontro tra fratelli e sorelle nelle varie forme sono dimensioni fondamentali della nostra vita di discepoli di Cristo. Questo momento in cui vi chiedo di rinunciarvi ci fa sperimentare con dolore, ma anche con la sorpresa di chi scopre qualcosa di nuovo ed inatteso, quanto tutto ciò ci sia importante e necessario per la nostra vita, al di là di ogni convenzione o abitudine.
Ma è proprio ora che ci risulta chiaro ed urgente il bisogno della preghiera, del rapporto fiducioso e filiale con Dio Padre, l’affidamento a Cristo nostro Signore e fratello, l’invocazione dello Spirito che ci sostiene con il suo soffio di vita. Prendiamoci pertanto con più impegno, in questi giorni “speciali” che pure ci introducono nella Quaresima, del tempo per pregare, là dove siamo, così come siamo, a casa, in famiglia, da soli. Siamo legati e uniti tra noi nel Signore e Lui non ci lascia mai da soli. Questa forzata rinuncia ci faccia scoprire quanto sia importante l’incontro dell’assemblea dei cristiani e ci spinga in futuro a ritrovarci con gioia e gratitudine.
I sacerdoti che celebreranno senza l’assemblea lo faranno per tutti e tutti potranno partecipare con la preghiera e nello spirito alla celebrazione del sacrificio di Cristo: il Signore risorto è vivo ed è presente tra noi.
Prendiamoci dei momenti da dedicare alla lettura delle Scritture, alla meditazione e all’ascolto della Parola di Dio. Come ho già ricordato nella lettera in occasione della giornata della Parola, “nelle Scritture è Dio che ci parla”. In comunione con tutte quelle chiese in tutto il mondo dove spesso non è possibile la celebrazione dell’Eucaristia, facciamo esperienza dell’ascolto del Dio vicino che parla con noi, che si comunica a noi, che continua a riunire la sua Chiesa nell’amore.
Preghiamo allora per le nostre necessità, per i piccoli e i poveri, per le persone sole che rischiano più di altre di portare il peso di questo momento difficile. Preghiamo per i medici e per tutto il personale sanitario, cui diamo la nostra fiducia ed il nostro sostegno. Il libro biblico del Siracide ci ricorda infatti: “Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. Dall’Altissimo infatti viene la guarigione, e anche dal re egli riceve doni” (Sir 38, 1-2). L’affidamento alle indicazioni dei medici è partecipazione alla fiducia piena in Dio, perché la loro opera fa parte del dono della creazione.
Preghiamo anche per chi deve prendere difficili decisioni per il bene comune, per tutti i nostri amministratori, perché ricevano fortezza e sapienza, come già ci insegna l’apostolo Paolo: “raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (1 Tim 2, 1-2).
Vi accompagno tutti con la mia preghiera, e con voi mi affido al Signore nostro Dio, amante della vita. La comunione tra noi che il Signore ci dona sia forte e ci sostenga. Continuiamo a prenderci cura gli uni degli altri, rimaniamo solidali con tutti e chiediamo il dono della speranza, contro ogni paura che ci possa colpire.
Poniamo in questa Quaresima gesti concreti di conversione, di rinnovamento della nostra vita. Camminiamo insieme verso la Pasqua, glorifichiamo il Signore con la nostra vita.
Treviso, Mercoledì delle ceneri 2020
+ Michele, Vescovo
Coronavirus: sospensione delle messe e di alcune attività pastorali e aggregative
CORONAVIRUS – Le disposizioni della diocesi di Treviso a seguito di quanto stabilito oggi
dal Ministero della Salute in accordo con la Regione Veneto
“Come diocesi di Treviso ci atteniamo responsabilmente alle indicazioni previste dalle autorità, per la tutela della salute di tutti – sottolinea il vescovo, mons. Michele Tomasi – disponendo la sospensione di attività e celebrazioni nelle nostre comunità parrocchiali. In questo momento di emergenza, senza cedere ad allarmismi e paure non giustificate, ci affidiamo alla professionalità e alla competenza di tutti gli organismi e gli operatori coinvolti, che ringraziamo per il loro lavoro. Come cristiani ci affidiamo anche al sostegno della preghiera, affidando al Signore le persone ammalate e tutti coloro che si stanno prendendo cura della salute pubblica”.
In seguito a quanto stabilito in data odierna dal Ministero della Salute, di intesa con il presidente della Regione Veneto, con l’ordinanza che entrerà in vigore da oggi, domenica 23 febbraio 2020, e sarà valida – a meno di modifiche in seguito alla variazione dello scenario epidemiologico – fino alle ore 24.00 di domenica 1° marzo 2020, per evitare gli assembramenti di persone, la Diocesi di Treviso dispone la sospensione di:
– Celebrazione pubblica di S. Messe, incluse quelle del Mercoledì delle Ceneri e domenicali, di sacramenti (compresi Battesimi, Prime Comunioni e Cresime), sacramentali, liturgie e pie devozioni quali la Via Crucis;
– In sostituzione del precetto festivo e anche del Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, i fedeli possono dedicare un tempo conveniente alla preghiera e alla meditazione, eventualmente anche aiutandosi con le celebrazioni trasmesse tramite radio e televisione;
– Per i funerali, saranno possibili le sepolture, anche con la benedizione della salma alla presenza delle persone più vicine del defunto, ma purtroppo senza la celebrazione della S. Messa o di altra liturgia; le S. Messe esequiali potranno essere celebrate solo al superamento di questa fase critica;
– Gli incontri del catechismo e ogni altra attività di patronati e oratori (comprese le feste di carnevale);
– L’adorazione eucaristica nei luoghi tradizionalmente previsti;
– Le lezioni dello Studio Teologico del Seminario, dell’Issr e della Scuola di formazione teologica;
– Le attività educative delle scuole dell’infanzia paritarie presenti nelle parrocchie e dei nidi integrati;
– L’accesso al Museo diocesano, alla Biblioteca del Seminario, alla Sala del Capitolo;
Come stabilito dal Ministero dell’Istruzione, è sospesa anche l’attività scolastica nel collegio vescovile Pio X.
L’accesso alle chiese sarà possibile, per chi vorrà recarvisi a pregare, fatto salvo il principio di evitare assembramenti di persone.
Le parrocchie, inoltre, sono invitate a sospendere i pellegrinaggi e le visite di gruppo organizzate.
Si sottolinea che la Diocesi di Treviso e il Vescovo sono in costante contatto con le autorità responsabili, in un clima di fattiva collaborazione.
Treviso, 23 febbraio 2020
Michele Tomasi
Vescovo di Treviso