Il 27 aprile 1639 la statua di San Liberale fu benedetta e portata in solenne processione con la partecipazione unanime della città, grata con il suo santo patrono per aver contribuito a sconfiggere il flagello della peste. Qualche anno prima, infatti, nel 1631, la famosa “peste manzoniana” era dilagata nelle terre della Serenissima e il podestà di Treviso, Angelo Trevisan, si era prodigato in ogni modo per salvaguardare la salute pubblica, risoluto a “non lasciare indietro rimedio alcuno, che potesse venire da humana providenza”, certo però, una volta vinto il contagio in tempi brevi, che un esito così felice fosse dovuto principalmente al “favor di Dio coadiuvato dall’intercessione del Santo protettore a cui anche si dedicarono per voto della città tre statue d’argento”. Delle tre statue nominate dal podestà, l’unica di cui è rimasta memoria è questa del Tesoro del Duomo, attualmente conservata nel Museo diocesano. San Liberale vi è raffigurato nelle vesti di un giovane soldato, con spada ed elmo appesi al fianco, fieramente eretto a chiedere l’intercessione divina reggendo il vessillo con lo stemma della città. Ai suoi piedi sono posti un putto orante e una targa incisa con l’iscrizione che attesta l’occasione della committenza, vale a dire il voto espresso al santo dai Trevigiani e da Angelo Trevisan nel 1631 per la cessazione dell’epidemia. Su un lato della base lignea su cui poggia la scultura è fissato anche il modellino della città, rappresentata in forma stilizzata attraverso alcuni elementi distintivi: la cinta muraria, a sottolineare il suo ruolo di piazzaforte; il gonfalone della Repubblica di Venezia su un alto pinnacolo e la torre civica, emblemi del potere politico; tra le chiese si può individuare il Duomo, a lato della tozza torre con cella campanaria, e la chiesa di San Nicolò ridotta ad un alto campanile cui è addossata un’abside di dimensioni accentuate. Nel modellino si nota anche la mole imponente del palazzo della nobile famiglia dei Bettignoli da Brescia, demolito nell’Ottocento, e una ruota da mulino sull’acqua, l’elemento distintivo di molteplici attività produttive sviluppate entro il centro urbano. Statua, spada e vessillo di raffinata fattura, in argento sbalzato e cesellato, sono opera dell’argentiere Andrea Balbi, operante nella bottega veneziana posta all’insegna del “Cappello”. Alla bottega del “Coraggio”, anche questa attiva a Venezia nel Seicento, spetta invece l’elmo che porta la data del 1706. Modellino, targa e putto non presentano alcun punzone di bottega. Il putto pare rifarsi ai modi di Niccolò Roccatagliata, uno scultore genovese attivo a Venezia fino al 1636. Merita un cenno, infine, un antico intervento di restauro della statua avvenuto nel 1778 per mano dall’orefice trevigiano Paolo Lazzarin. (Chiara Torresan, Scheda di catalogo; Peste e devozione nel Seicento: Treviso si rappresenta offerente a san Liberale, in Treviso. La città rappresentata, catalogo della mostra, a cura di M. E. Gerhardinger e E. Lippi, Treviso 2009, pp. 25, 106-108, con bibliografia precedente).
La statua in argento di San Liberale
