Le opere di questa raccolta, conservate per secoli in Cattedrale, costituiscono un Tesoro che si colloca tra le più importanti collezioni di oreficeria sacra del Veneto. Tra gli oggetti più antichi, dal XIII al XV secolo, rari per tipologia e preziosi per l’alta esecuzione tecnica, ci sono alcuni esemplari unici e altri pezzi enumerati tra i pochi presenti nei maggiori musei europei. Primi per collocazione cronologica: il bacolo pastorale eburneo con l’Agnello Divino sul riccio che difende la croce dal drago serpente; una coppia di legature in argento di testi liturgici, sbalzate e cesellate con la Crocifissione e figure di santi; due singolari pezzi in bronzo, l’acquamanile a foggia di leone di ambito germanico e il secchiello con decorazioni ageminate di provenienza orientale. Nel Trecento vanno collocati: il reliquiario della Passione, sapiente connubio di argento e cristallo di rocca, opera di un argentiere trevigiano; il pastorale gotico ornato di smalti con le figure in miniatura del vescovo ai piedi della Vergine sul riccio e una rara pisside lignea. Due oggetti di raffinata fattura, l’ostensorio a coppa e la pisside quattrocentesca con la statuetta del Cristo passo sul coperchio, sono stati raffigurati dal Pordenone tra le mani dei magi nell’affresco della Cappella Malchiostro in Duomo. Pezzo di straordinaria arte orafa è anche la croce processionale della Cattedrale con il Crocifisso tra i santi patroni della Chiesa trevigiana e san Pietro tra gli Evangelisti, ritratti con sorprendente evidenza plastica. Ormai nel Rinascimento, prossime a modelli di Jacopo Sansovino, si collocano le due paci con la Pietà e la Madonna con il Bambino. Infine, di assoluta evidenza per qualità artistica e valore storico e religioso, è la statua in argento di San Liberale dell’orafo veneziano Andrea Balbi, offerta in voto nel 1631 al suo santo protettore dalla città di Treviso e dal suo podestà per aver ottenuto la cessazione dell’epidemia di peste.