La sezione del Museo riservata ai tessili vanta un pezzo di straordinaria rilevanza: il telo da parato che avvolgeva la cassa funebre di san Parisio, il monaco camaldolese residente nel convento trevigiano di Santa Cristina morto nel 1267. Il tessuto, eseguito con la tecnica dello sciamito, presenta una decorazione di derivazione orientale sommata ad elementi simbolici del cristianesimo medievale, quali le coppie di pappagalli affrontati nell’atto di bere da un calice che si susseguono al centro degli orbicoli. Per antichità segue il paliotto in velluto della seconda metà del Quattrocento, di probabile manifattura veneziana, appartenente alla cosiddetta tipologia “a melagrana” con disegno a maglie romboidali in cui si inserisce una ricca decorazione a motivi vegetali. I paramenti liturgici esposti offrono la possibilità di ammirare diverse tipologie di questi manufatti, molti dei quali ormai entrati in disuso dal secolo scorso dopo il Concilio Vaticano II. Tra i piviali va ricordato quello con ricami in oro del vescovo Giovanni Antonio Lupi (1645-1668), il cui stemma compare nello stolone, ma anche l’esempio più recente del piviale del Capitolo dei Canonici, realizzato per il Giubileo dell’Anno Santo 1933, minuziosamente ricamato con uccelli variopinti tra fiori di passiflora. Numerosi sono i pezzi settecenteschi, tra questi le tunicelle, pianeta e stola rosse in damasco broccato con decorazione policroma “a bizare” di manifattura veneziana, mentre francese, di Lione, è il completo con pianeta, stola, velo di calice e borsa di corporale in taffetas di seta verde broccato, con una decorazione a ricercati motivi orientaleggianti distribuiti intorno a una fontana zampillante. Va infine citata la pianeta donata alla Cattedrale di Treviso da papa Pio X, che a sua volta aveva ricevuto in dono dalle suore missionarie francescane di Maria nel 1908. Le scene ricamate sulla pianeta con la Crocifissione e la Pietà di raffinato effetto pittorico sono state riprese da dipinti del pittore tedesco Friedrich Overbeck.