“Nella vostra esistenza donata a Dio e ai fratelli la vita si rinnova, e si realizza la promessa di felicità per noi e per il mondo intero”

Fedeli all’alleanza, disponibili ad accogliere la speranza della profezia, in una vita che non è fuga dal mondo, ma annuncio del suo valore nell’amore di Dio: è il ritratto che il vescovo Michele Tomasi ha fatto giovedì sera, 2 novembre, dei consacrati e delle consacrate, nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, Giornata della vita consacrata. Erano presenti in cattedrale i religiosi e le religiose della città di Treviso, mentre l’incontro con tutti i consacrati e le consacrate della diocesi sarà sabato 4 febbraio, alle ore 9, in Seminario, con la Celebrazione eucaristica che ricorderà i giubilei di consacrazione religiosa.

Ciascuna comunità religiosa ha vissuto ieri nelle proprie parrocchie lo stesso momento di festa e di gratitudine, e ogni consacrato e consacrata ha rinnovato i propri voti durante la celebrazione eucaristica.

Riflettendo sulle parole del profeta Malachia, e sull’invito alla purificazione e alla conversione per Israele, il Vescovo ha ricordato che anche oggi, “di fronte ai grandi problemi della storia, piccola e grande, di allora come di oggi, risuona sempre di nuovo questo richiamo. Sempre di nuovo ci domandiamo che senso dare alla nostra storia, anche noi, che dopo periodi di difficoltà e di crisi, già prima della pandemia, ma soprattutto ora che il peggio di essa sembra essere passato, ci aspettavamo un periodo migliore, pensando che il nostro ritorno dopo l’«esilio» del confinamento e del blocco ci portasse a relazioni più umane, più solidali, più giuste. «Dovremo uscirne migliori di prima», auspicavamo, certi che sarebbe stato proprio così”.

Ecco, invece, che anche per noi, come allora per Israele, si ripresentano vecchie e nuove difficoltà e contraddizioni. “La guerra – ha ricordato mons. Tomasi – è diventata una realtà vicina anche a noi, come per tanti popoli del mondo. Le relazioni tra le persone si fanno sempre più aggressive, difficili, frettolose e talvolta anche piene di rancori. Le disuguaglianze continuano a crescere, tra le persone, tra i popoli e le nazioni, il creato è sempre più sottoposto a violenza e sembra ribellarsi, rendendo sempre più precarie le condizioni di vita sul nostro pianeta”.

Il profeta, però, apre alla speranza – ricorda il Vescovo -, “le offerte a Dio saranno di nuovo bene accette e l’alleanza rinnovata, attraverso un giudizio di verità. Un ultimo versetto che non è stato proclamato nella liturgia, infatti, avverte: “Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adùlteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario all’operaio, contro gli oppressori della vedova e dell’orfano e contro chi fa torto al forestiero”. Quel momento, quel messaggero dell’alleanza, colui che può operare con mano ferma, potenza ed autorità questo rinnovamento del cuore, della vita, delle istituzioni del popolo è venuto, ed è qui tra noi. Non è un angelo fiammeggiante, non un guerriero terribile e poderoso, non un giudice implacabile. È invece il bimbo Gesù, portato da Maria e Giuseppe al tempio, e riconosciuto non dalle folle, non dai sacerdoti, al tempio, ma da Simeone ed Anna, l’uomo e la donna dell’attesa, della speranza contro ogni speranza, della lode e della consolazione, della benedizione e dell’annuncio”.

“E noi, a che punto siamo? – si è chiesto il Vescovo -. Stiamo aspettando una maggiore giustizia, o ci siamo rassegnati allo stato degli affari del mondo, e crediamo che in fondo le cose sono sempre andate così e così dovranno continuare a fare? Abbiamo ancora attese vere di pace, di pace giusta, di pace vera, o non pensiamo in fondo in fondo che non sia possibile esercitare forza ragionevole, convinta ma mite, senza che questa si trasformi in violenza? Siamo pronti al fatto che sia oggi il giorno della sua venuta? Riusciamo a «resistere al suo apparire», ad accettare che la sua forza dirompente è disarmata e mite, ma proprio come tale reale e vittoriosa? Crediamo che è il Maestro delle beatitudini colui che deve venire, che è colui che è stato crocifisso ad essere ora vivo con e per noi? Riusciamo a celebrare nella realtà della nostra vita l’ingresso di Dio nel suo tempio, la signoria di Dio sulla storia per mezzo anche della nostra fedeltà al Vangelo?”.

“La vostra vita, la vostra presenza – ha detto il Vescovo rivolto ai consacrati e alla consacrate – può essere la forma che oggi assume la fedeltà all’alleanza, la disponibilità ad accogliere il contenuto impegnativo ma ricco di speranza della profezia. La vostra vita non è la fuga da questo mondo, ma può essere l’annuncio del suo valore nell’amore di Dio. Essa è infatti la scommessa radicale che colui che è venuto continua a venire, che c’è spazio per Lui e per il suo agire nelle pieghe delle nostre esperienze, nella quotidiana fatica di lasciarci amare e visitare proprio là dove sentiamo più forti le contraddizioni vissute dagli esseri umani, più impellente l’attesa di un giudizio, più fragili le possibilità di un’umanità che da sola non è capace di orientarsi con costanza al bene. La vostra vita, la fedeltà creativa ad una regola, l’affidamento pieno che offrite alla volontà del Padre, la testimonianza quotidiana della fede nella venuta del Signore Gesù, tanto da cercare in Lui il significato profondo della vostra esistenza: tutto ciò è servizio al mondo contemporaneo, costante invito a non cedere al disincanto, testimonianza che vale la pena di guardare al futuro come all’alba di un giorno nuovo per la nostra storia, di fronte alle grandi questioni del nostro tempo. Guardando a voi noi cerchiamo questo, soprattutto. Aiutateci – l’invito del Vescovo Michele – a credere e a vedere che il Signore Gesù ha preso possesso del suo tempio, che egli abita il nostro tempo, che ci aiuta a percorrere insieme la via della fedeltà al Vangelo, della fedeltà al bene di ogni persona, alla giustizia, alla pace vera. Continuate a mostrare con la vostra vita che nel dono di se stessi a Dio e ai fratelli la vita si rinnova, e si realizza la promessa di felicità per noi e per il mondo intero”.