Il Seminario è nel cuore di tanti cristiani della nostra Chiesa. E molti di loro, in particolare i sacerdoti, sono colpiti dal calo dei numeri dei seminaristi. Negli ultimi 5 anni il numero complessivo dei seminaristi era attorno al centinaio mentre quest’anno, calando di anno in anno, siamo giunti a 70. Come leggere questo dato?
All’interno di questo numero complessivo, una parte consistente sono seminaristi del Minore, delle medie e delle superiori, un numero che sostanzialmente tiene negli anni. Certo, anche qui c’è una flessione ma ridotta in percentuale. Per un giovane di quell’età l’esperienza di ricerca vocazionale in Seminario è possibile e affascinante, anche se è una forte scommessa visto il contesto libertario dal quale proviene. Questo ci fa sostenere il Seminario Minore in modo particolare, visto che dove l’hanno tolto sono calate di molto tutte le vocazioni e dove l’hanno reimpiantato c’è stata una sorta di crisi di rigetto. È una tradizione educativa preziosa che va tenuta con tutte le forze.
Il calo evidente è in Comunità Vocazionale, le vocazioni giovani e adulte. Da una decina d’anni i numeri si sono ridotti assai, non solo di ingressi ma anche di coloro che si mettono in ricerca, il gruppo Diaspora. Si aggiunga il fatto che sempre meno i giovani che arrivano al Diaspora sono inviati da parroci e cappellani, qualche anno nessuno. Con i preti referenti del Seminario per i vicariati abbiamo avviato da tempo un confronto e così con le congreghe vicariali; dall’appassionato dibattito è emersa la difficoltà reale dei sacerdoti ad incontrare i giovani a motivo della forma relazionale che la pastorale delle collaborazioni dà agli impegni di un sacerdote. Insomma, mancano i tempi di gratuità, i tempi di conoscenza reciproca, i giovani rischiano di vedere il prete sempre di corsa e trafelato. Di fatto i sacerdoti rischiano di vivere da funzionari pur senza averlo scelto, per rispondere alle esigenze di più parrocchie, perdendo lo spazio, anche interiore, con il quale un tempo accompagnavano un giovane anche all’interrogativo vocazionale.
Le soluzioni
Non è facile trovare risposte nel contesto attuale, con sacerdoti costretti tra le varie esigenze pastorali e l’emergenza vocazionale che si fa sentire (emergenza perché, se non abbiamo preti per domani, la Chiesa trevigiana ne risentirà moltissimo, anche le missioni).
Negli ultimi anni la nostra Diocesi si è lasciata provocare direttamente da tali questioni, prima in modo informale e poi anche ufficialmente con l’incarico del Vescovo ad un gruppo di preti, guidati dal Vicario generale e dal Vicario per la pastorale, per individuare possibili soluzioni. Questa commissione ha costruito due percorsi che potranno sostenere un maggior coinvolgimento della Pastorale vocazionale nella Pastorale giovanile: “Ora X” e “Una Parola per noi”. Sono esperienze pilota di accompagnamento dei giovani dentro un itinerario e con un tempo di condivisione vissuto con i sacerdoti. Finora è stata buona la risposta, anche numerica, all’Ora X, e positiva è l’adesione dei sacerdoti a “Una Parola per noi”. Non basterà questo, ma sono segni positivi di riposta fiduciosa dei giovani e dei sacerdoti delle nostre comunità.
Tra tentazione e fiducia
In questo contesto segnalo delle tentazioni possibili. Alcune diocesi italiane hanno da tempo risposto alla mancanza di sacerdoti accogliendo chiunque si presentasse e ordinandolo presbitero. Il Papa richiama spesso queste Chiese dicendo che diventare sacerdoti non può essere questione di carriera, non è esigenza personale ma ecclesiale, non è un modo per lavorare o trovare un posto. Il sacerdote è un “chiamato” e il Seminario, con la Chiesa diocesana, ha il compito di verificarlo per il bene stesso del giovane. Altra tentazione è quella di spaventarci perché siamo pochi e di pensare ad una chiusura programmata e ordinata della nostra Chiesa. Qualcuno arriva anche ad accusare gli altri (Seminario, parroco, famiglia, Vescovo…), ma questo è solo un modo per non sentirsi parte della Chiesa.
Il nostro primo atteggiamento da credenti deve essere quello di ringraziare Dio perché è fedele a questa Chiesa e continua a chiamare ben 70 giovani a verificare la loro vocazione. Il contesto è faticoso, ma proprio per questo siamo invitati a camminare ancora più insieme, a sostenerci nell’aiutare chi vuole incontrare Gesù. I giovani di oggi non sono più cattivi di un tempo, solo partono da più distante e a volte sono più feriti di quanto lo fossimo noi (chi ha la famiglia divisa quale immagine porta in sé di Dio fedele e misericordioso?). C’è da chiederci se siamo fiduciosi nell’opera di Dio oggi nei giovani. Questa nostra Chiesa è attesa ad un appuntamento importante, il Sinodo dei Vescovi sui giovani dal significativo titolo: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Papa Francesco ha stabilito che nell’ottobre del 2018 si terrà la XV Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi proprio sui giovani e sulla loro vocazione: è una ulteriore occasione di abitare questo nostro tempo con lo spirito di chi è stato mandato ad essere “pescatore di uomini”.
(don Pierluigi Guidolin, rettore del Seminario vescovile di Treviso)