Percorsi d’arte nelle chiese di Spinea

Alla scoperta di piccoli e grandi capolavori in occasione della Visita pastorale del Vescovo

Non è facile notare, quando ci spostiamo da Mestre verso Mirano, magari passando per Spinea, dove finisca un paese e dove ne inizi un altro. L’esplosione demografica degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso ha disseminato con migliaia di costruzioni gran parte del territorio della gronda lagunare, facendolo sembrare a momenti una grande città senza fine. Infatti Spinea con una superficie di poco più di 15 Kmq ha attualmente una delle densità di abitanti per kmq tra le più alte in Veneto, occupando il secondo posto dopo la Città di Padova.

Santi Vito e Modesto
La più antica delle chiese di Spinea è senz’altro quella dedicata ai Santi Vito e Modesto e compagni martiri che affonda la proprie radici nella metà del XII secolo, mentre le altre parrocchie e le rispettive chiese sono sorte dopo gli anni ’60 del secolo scorso durante il boom economico del dopoguerra. Che l’origine della chiesa sia molto antica ne danno testimonianza le ampie tracce rinvenute sotto l’attuale presbiterio di una precedente pieve costruita impiegando parte di resti laterizi di origine romana. Nelle vicinanze della stessa in passato fu anche rinvenuto un frammento di sarcofago romano di epoca imperiale, oggi conservato al Museo di Altino ma visibile, in calco, nella sala consiliare del Municipio.
Poche persone sono a conoscenza che la chiesa madre di Spinea conserva alcuni fra i più straordinari pezzi di scultura lombardesca visibili nel territorio veneto. I monaci olivetani di Sant’Elena di Venezia che ebbero il possesso in antico della parrocchia dal 1493 al 1797 non disdegnarono di abbellire il tempio con opere di un certo pregio il più delle volte prodotte da celebri artisti.
Già prima di varcare l’ingresso principale, sulla facciata esterna della chiesa ci accolgono due splendide statue raffiguranti i santi patroni Vito e Modesto, scolpite da Giovanni Buora (1445–1513) verso la fine del ‘400 facenti parte assieme ad una bellissima statua della Madonna con Bambino e ad un elegante altorilievo raffigurante Cristo passo (da poco restaurato) dell’antico altare maggiore smembrato dopo la metà del 1700. Recenti restauri eseguiti sul campanile hanno permesso poi di recuperare altri pezzi dell’antico altare maggiore costituiti da grandi lastre marmoree scolpite con figure di santi. Ma l’artista che ha più lavorato in questa chiesa è senz’altro Gaspare Diziani (1689–1767) che ha eseguito diversi lavori ad affresco a cominciare da quello situato nell’abside che rappresenta i patroni. Questi ultimi sono raffigurati in piedi uno di fronte all’altro in atteggiamento orante, mentre degli angioletti in cielo reggono corone d’alloro e le palme del martirio. Sempre nell’area presbiterale ai lati dell’altare maggiore il Diziani ha eseguito due episodi cristologici: “Gesù tra i dottori del tempio” e “La trasfigurazione” mentre nel soffitto del coro è raffigurata “La Teologia”. Ma il suo capolavoro è senz’altro il vasto affresco del soffitto che raffigura “Il sacrificio di Melchisedek”, mentre attorno ad esso in eleganti ovali ha dipinto a monocromo gli evangelisti e alcuni profeti.
Un’altra opera di rara bellezza è la grande pala d’altare raffigurante “L’incoronazione della Vergine con santi”, di Vittore Belliniano dipinta pochi anni prima della morte dell’artista nel 1524. Un altro dipinto molto importante e fino a pochi anni fa attribuito al Veronese è la pala del Battesimo di Gesù ultimamente invece assegnata al pittore veronese Francesco Montemezzano (1540-1602). E che dire poi della bellissima formella dell’artista fiorentino Antonio Rossellino (1427-1479) conosciuta come “Madonna delle candelabre” che troviamo appena varcato l’ingresso principale della chiesa? Grazie all’ultimo restauro effettuato nel 2013 dalla dottoressa Flavia Cabrio possiamo ammirare una delle più raffinate raffigurazioni in stucco della Vergine con il Bimbo in grembo nel territorio veneziano.
Una particolarità che contraddistingue questa parrocchia è la sagra paesana che si celebra in primavera in onore di Santa Francesca Romana che qui ha un suo altare con una pala dipinta dal bolognese Odoardo Fialetti (1573-1638) verso il 1622. La devozione a questa Santa, patrona delle vedove e degli automobilisti per via del suo angelo custode che, secondo la tradizione, spandeva intorno a sé una luce così intensa da permettere a Francesca di vedere e leggere anche nelle ore notturne, è ancora molto sentita a Spinea e nella ricorrenza del 9 marzo si solennizza con iniziative varie. Un altro gioiello d’arte è il prezioso organo costruito da Gaetano Callido nel 1773. Lo strumento si può dire sia un vero monumento della storia organaria veneta, dal catalogo degli organi costruiti dal Callido, risulta che questo è il numero 86. Le altre tre chiese di Spinea invece sono di recente costruzione.
 
Chiesa di Fornase, dedicata alla beata Vergine del Carmine
Alla parrocchia dei Santi Vito e Modesto è affidata anche la cura d’anime del popoloso quartiere di Fornase dove verso gli anni ’70 del secolo scorso è sorta la chiesa dedicata alla Beata Vergine del Carmine. La costruzione opera dell’architetto Umberto Cocciolla è arricchita da un crocifisso bronzeo dello scultore veneziano Gianni Aricò, fa bella mostra inoltre un bel dipinto raffigurante la Sacra Famiglia di Bruno Garlandi noto artista spinetense.
Chiesa di santa Bertilla Boscardin
Sorge nella zona di Orgnano, antico quartiere di Spinea. Questa grande costruzione venne ultimata intorno alla metà degli anni ‘60. E’ la prima chiesa al mondo intitolata nel 1965 dal vescovo Mistrorigo a questa santa vicentina elevata agli onori degli altari nel 1961. Seppure l’edificio abbia una struttura moderna, nel corso degli anni è stata abbellita con molteplici opere d’arte antiche e contemporanee. Le più importanti sono senz’altro un’antica e preziosa pila per l’acqua santa in stile bizantino ora usata per contenere il cero pasquale e il caratteristico fonte battesimale che in origine era una vera da pozzo benedettina proveniente dalla vicina chiesa dei santi Vito e Modesto. Queste due sculture da sole meriterebbero un approfondito studio storico. Meritano inoltre uno sguardo le dodici colorate vetrate eseguite nel 2004 su progetto del prof. Angelo Fassina che celebrano le opere di misericordia corporali e spirituali con personaggi e testimoni cristiani del secolo scorso.
Crea, chiesa dedicata alla beata Vergine Immacolata
E’ una costruzione moderna degli anni ’60 costruita su disegno dell’architetto Ettore Vio. Il parroco a cui va l’onore e il merito per questa costruzione fu don Egidio Carraro che si adoperò con mille iniziative per portare a compimento questa chiesa che doveva servire i più lontani dal centro di Spinea. Tale è stato l’esempio e il ricordo di questo prete che la popolazione tutta di Crea lo volle sepolto all’interno di questo tempio. Una particolarità che contraddistingue questa chiesa è l’originale pavimentazione ricca di decorazioni disegnate dal prof. Angelo Gatto raffiguranti Gesù sotto forma di agnello pasquale con all’intorno i volti dei dodici apostoli abilmente realizzati da Antonio e Giuseppe Norbiato esperti maestri terrazzieri di Spinea. Alle pareti arricchiscono questo spazio sacro due piccole e preziose pale d’altare, la prima datata al 1732 raffigurante i santi Lorenzo Giustiniani, Nicola e Antonio da Padova, mentre l’altra rappresenta il Battesimo di Gesù, probabile opera di scuola del Tintoretto.
Nel territorio di Spinea, oltre alle parrocchiali ci sono anche diversi oratori, taluni di importanti ville venete e altri di antichissima fondazione che testimoniano la fede delle generazioni passate.
Oratorio di san Leonardo
Senz’altro è l’edificio religioso minore più antico di tutto il comune. E’ situato in località Orgnano poco lontano dalla parrocchiale, sull’area dove si pensa dovesse sorgere nel medioevo l’antico castello di proprietà della famiglia Tempesta. Durante gli ultimi restauri sotto lo strato di intonaco si sono recuperati alcuni affreschi probabilmente del sec. XIV raffiguranti forse gli Apostoli o gli Evangelisti o Dottori della chiesa. Le figure tengono in mano dei libri e indossano eleganti tuniche di vario colore che vanno dal giallo oro, al verde, al rosso. Piccole tracce di affresco sono visibili in altre parti delle pareti e questo fa ritenere che la stessa doveva essere del tutto affrescata. Bello anche il caratteristico campanile a vela che ospita due campane di piccole dimensioni datate una 1659 e l’altra 1858.
Oratorio di santa Maria Assunta. Anche le origini di questo edificio si perdono nel tempo. Si ipotizza che già sorgesse con ogni probabilità nel X-XI secolo, quale chiesa matrice del territorio di Spinea, dotata di fonte battesimale e soggetta direttamente alla giurisdizione del Vescovo di Treviso. Per l’usura del tempo venne ricostruita quasi dalle fondamenta e portata a nuova esistenza nel 1382 per volere del Vescovo di Treviso Pietro da Baone il cui stemma appare dipinto all’interno dell’edificio. Con il passare degli anni l’edificio passa attraverso diversi proprietari che ne curano bene o male la manutenzione fino al 1981 quando l’Amministrazione comunale decide di acquistarlo per destinarlo a sede di eventi culturali.
Oratorio dell’Immacolata a Crea. L’oratorio sorge nelle immediate vicinanze della Villa Barbarigo – Diodà nella frazione di Crea. Questa costruzione risale al 1763 quando la famiglia Bettazzoli eresse un oratorio dedicato alla maternità di Maria, chiamatosi più tardi dell’Immacolata e da cui prese il nome successivamente anche la parrocchia di Crea, sorta nel 1964. Nel 1925 la comunità lo acquistò dagli ultimi proprietari per farne luogo di culto fino alla costruzione dell’attuale parrocchiale. All’interno un artistico altare ospita un bel gruppo scultoreo raffigurante Maria Immacolata con ai lati due angeli di probabile scuola canoviana.
(a cura di Luca Luise – testo uscito sulla Vita del popolo nel numero del 18 gennaio 2015)