“Santa Bertilla è una candela che splende ancora per noi oggi”: così il Vescovo mercoledì 11 maggio, alla presentazione delle iniziative diocesane per il centenario della morte della suora dorotea, vicentina, che fu infermiera all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e fu canonizzata da Giovanni XXIII l’11 maggio 1961. Iniziative promosse dalla Diocesi e dall’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea – Figlie dei Sacri Cuori, cui apparteneva suor Bertilla. Nell’occasione è stata presentata da mons. Stefano Chioatto la biografia di santa Bertilla Boscardin, “Per puro amore”, di Antonio Guidolin.
All’auditorium S. Croce di Treviso, erano molti i partecipanti alla presentazione del calendario, che proseguirà fino al mese di ottobre, quando raggiungerà il suo clou con la peregrinatio dell’urna della Santa. A coordinare gli interventi l’avv. Alessandra Brunello, del comitato diocesano per il centenario.
La gratitudine della Diocesi
“Queste nostre celebrazioni sono il segno di una gratitudine grande che la nostra Diocesi deve al Signore – ha detto mons. Michele Tomasi salutando i presenti -. Gratitudine, perché il Signore si è degnato di donarci esempi grandi di santità, veri giganti dell’amore, che si sono lasciati toccare dall’amore in maniera così profonda, così totale, così assoluta da diventare lampada che arde calda e luminosa sui cammini della nostra esistenza. E non in astratto, in altri luoghi, o secondo capacità umane sublimi e lontane dalla nostra esistenza, ma in vite che sono vite del nostro popolo, della nostra gente, con le caratteristiche che possiamo trovare ancora oggi nei momenti e nei luoghi della nostra terra” ha ricordato il Vescovo, invitando a pensare ai volti ritratti nella pala dipinta dal pittore Safet Zec per celebrare i santi trevigiani della carità vissuti tra ‘800 e ‘900: S. Giovanni Antonio Farina, S. Pio X, il beato Andrea Giacinto Longhin, S. Giuseppina Bakhita, il beato Giuseppe Toniolo e, appunto, S. Bertilla Boscardin. “Quanto buon pane saporito, profumato e fragrante hanno saputo condividere e distribuire. Giganti dell’amore, della dedizione, del pensiero, dell’azione, della guida pastorale. Giganti della carità e della fiducia in Dio. Santa Bertilla, questa piccola, umile, delicata e forte suora Dorotea è davvero un gigante della vita, della santità, della carità – ha sottolineato il Vescovo -. Guardando lei scopriamo a quali vette può arrivare l’amore, l’amore per Dio e per le persone, per i bambini, gli ammalati, i piccoli: per i tanti dimenticati dalla storia e da quelli che contano, ma che sono i prediletti da Dio”. Una santità, quella di Bertilla, che papa Francesco chiama “della porta accanto”, santità “vissuta tra queste mura, in queste strade, nelle nostre vie e piazze: santità che non ci può lasciare indifferenti” ha detto mons. Tomasi, e che ci spinge a chiederci: «Perché non io?». Con santa Maria Bertilla cerchiamo di scoprire che cosa l’amore per Dio, l’amore di Dio ci dona e ci chiede, ci permette di fare e ci consegna come responsabilità e come compito”.
In punto di morte, la santa consegna alle sorelle il suo testamento: “La ghe diga a le sorele che le lavora solo par el Signor, che tuto xe gnente, che tuto xe gnente (Dica alle sorelle che lavorino solo per il Signore, che tutto è niente, tutto è niente)”. “Tutto è niente solamente se l’amore è tutto – ha ribadito il Vescovo -. Ecco il grande lascito di santa Bertilla. Ecco perché la ricordiamo con la gioia e la gratitudine di chi vuole amare il Signore e i fratelli e le sorelle, tutti. Come ci ricorda don Antonio Guidolin nelle ultime righe del suo bel libro, “Un quarto d’ora prima di morire aveva sussurrato: «Accendete la candela… xè ora»”. Eccola, questa candela che splende ancora per noi, questa luce che ci riscalda e ci orienta, e ci fa gioire, e desiderare di volerci bene, fino in fondo, a tutti i costi: «Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino» (Sal 118,105)”.
Guardare ai volti
Dopo mons. Tomasi è intervenuta suor Maria Teresa Peña, superiora generale delle Suore Dorotee, che oggi sono presenti a Treviso nell’Oasi dedicata alla santa, nella pastorale universitaria e nella pastorale sanitaria.
“Una santità semplice, quotidiana e accessibile a tutti, è il messaggio più bello che Bertilla ci rivolge anche oggi – ha ricordato -. Non si sentiva per nulla speciale. Si sentiva parte della comune umanità segnata dalla fragilità. Lei, tessitrice di relazioni semplici, concrete, piene di vita, in famiglia, in comunità, in corsia ci dice che la santità è possibile a tutti, che l’Amore è̀ possibile a tutti. Bertilla è riuscita a far vedere Dio in sé”. “Santa Bertilla, vissuta a cavallo della prima guerra mondiale, ci sollecita anche oggi, in questo tempo difficile, a guardare non tanto alle difficoltà, ma ai Volti di chi incontriamo – ha scritto suor Maria Teresa in una “Lettera aperta” per sollecitare a vivere questo centenario -. Non ha vissuto un cristianesimo a distanza; vera samaritana, si faceva carico del bisogno che incontrava in uno slancio di solidarietà che generava vicinanza e fraternità”. Un appello rivolto ai giovani. “Non abbiate paura di dire di S^ al Signore, che sa fare cose grandi con la nostra disponibilità, siate coraggiosi”.
A nome dell’Amministrazione comunale è intervenuta Gloria Tessarolo, assessore alle Politiche sociali, che si è detta felice di poter ospitare, come città di Treviso, le iniziative per ricordare una santa che ha lavorato e vissuto in città a servizio dei più deboli, dei malati in ospedale, dei bambini.
E’ intervenuto per un saluto anche il vicepresidente di Fondazione Cassamarca, Ubaldo Fanton, a nome del presidente Garofalo, che ha dichiarato la soddisfazione di partecipare agli eventi del centenario mettendo a disposizione in particolare la bella sede dell’auditorium Santa Croce, dove verrà accolta in ottobre per quattro giorni l’urna con le spoglie di santa Bertilla.
Il libro
A presentare il libro di Antonio Guidolin “Per puro amore” (Ed. Leggimi), giunto alla seconda edizione, è intervenuto mons. Stefano Chioatto, docente di Storia della Chiesa e direttore dell’Archivio storico diocesano, che ha ricordato come il testo abbia come fonti soprattutto gli atti della causa di canonizzazione. Molte le sottolineature della biografia di Bertilla messe in luce da Chioatto, così come i legami e gli scambi di doni tra la diocesi di Treviso e la diocesi di Vicenza (ben tre i vescovi vicentini a Treviso: Mantiero, Negrin e Mistrorigo; mentre il trevigiano Onisto è stato vescovo di Vicenza), così come gli intrecci biografici tra le due diocesi dello stesso Guidolin.
Una statua in ospedale
Un saluto caloroso è stato espresso dal direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, il dott. Francesco Benazzi, che ha anche annunciato l’omaggio di una statua dedicata a santa Bertilla, da collocare nella nuova Cittadella della salute: “Suor Bertilla è stata una figura importante nell’assistenza ai malati e ai deboli: la sua vita è stata, nelle corsie dell’ospedale, una pratica costante di tutte le virtù. Si rivelò un’infermiera abilissima, apprezzata e ricercata dai medici nei casi più difficili e delicati, benvoluta dai malati. Si fece apprezzare per la sua instancabile cura dei pazienti, in particolare di quelli troppo gravi per essere curati. Destinata per molto tempo al reparto dei bambini difterici, ebbe nei loro confronti cure attente e materne. Altri reparti e altri ammalati, ai quali fu successivamente destinata, ammirarono in suor Bertilla l’angelica infermiera dalla carità eroica. La sua presenza e le sue parole furono sempre, per tutti, una benedizione e una consolazione fino a quando, a soli 34 anni, morì a causa di un tumore”. “Per la nostra città e la nostra sanità la sua presenza è stata un onore – ha detto Benazzi -. Per ricordarla adeguatamente in una sala d’attesa della nuova Cittadella collocheremo una statua bronzea di suor Bertilla, commissionata al maestro Balliana grazie a delle donazioni”.
Ha poi portato la propria testimonianza il dott. Matteo Campagnolo, medico anestesista al Ca’ Foncello, che ha raccontato la propria esperienza di medico e di credente, in particolare durante i momenti più duri della pandemia, quando, di fronte alla fragilità e vulnerabilità della vita dei malati, ha riconosciuto la propria vulnerabilità e la necessità di avere cura delle relazioni: con i pazienti, prima di tutto, e poi con le loro famiglie, e dei malati con i loro cari (“La famiglia va fatta entrare nel processo di cura, noi dobbiamo favorire questo, accogliere i famigliari, sospendere il giudizio”); infine, l’importanza di coltivare buone relazioni con i colleghi, al di là dei rapporti funzionali, costruendo comunione (“E’ bello lasciarsi cambiare dal proprio lavoro, affinché diventi un luogo in cui posso trovare me stesso, la mia vocazione”).
Il programma
A suor Emanuela Abriani, dell’Oasi Santa Bertilla, il compito di illustrare l’itinerario delle iniziative.
Sabato 14 maggio un itinerario di fede nell’ambito del Festival Biblico con la guida di don Luca Vialetto, sulle tracce cittadine di S. Bertilla e del beato Toniolo. Sabato 21 maggio, alle 20.30 nella chiesa di S. Francesco, Veglia diocesana dei giovani per le vocazioni presieduta dal vescovo. Il 16 e il 23 luglio l’Azione cattolica propone un’esperienza spirituale per giovani “Sulle orme di S. Bertilla – Step by step”. La grande settimana dedicata alla santa sarà dal 20 al 27 ottobre, con la prima accoglienza, nel pomeriggio, dell’urna di suor Bertilla, proveniente da Vicenza, nel territorio veneziano della diocesi, nella parrocchia di Santa Bertilla, a Spinea. L’arrivo a Treviso in serata, dove l’urna sosterà all’auditorium Santa Croce: qui per alcuni giorni le persone potranno recarsi in preghiera; martedì 25 l’urna sarà accolta al Ca’ Foncello. Nei giorni precedenti alcune iniziative culturali e di spiritualità, come il convegno “La cura del malato: questione di giustizia e di pace?”, con Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma (venerdì 21 alle 18 in Casa dei Carraresi) e il monologo teatrale di Michela Cescon, su testi di S. Bertilla, “L’amore si accende” (sabato 22 alle 20.45 nella chiesa Votiva). Domenica 23 il ritiro per consacrati e le consacrate con p. Gardin, vescovo emerito di Treviso. Mercoledì 26 alle 11 benedizione della statua della santa nella Cittadella della salute e alle 18.30 la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in cattedrale. Al termine delle iniziative trevigiane, l’urna partirà per S. Martino di Lupari, dove verrà vegliata in preghiera per tutta la notte, fino alla celebrazione di giovedì 27, al mattino, cui seguirà il ritorno a Vicenza.
Le iniziative godono del patrocinio del Comune di Treviso, dell’Ulss 2 e della Fondazione Cassamarca.