Ieri sera, 13 giugno, festa di Sant’Antonio di Padova, il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, ha presieduto la santa Messa celebrata davanti al Santuario della Visione, all’intero dei Santuari Antoniani di Camposampiero. Hanno concelebrato i frati del Santuario e i parroci di Camposampiero. Presenti i Sindaci di tutto il camposampierese, per l’offerta dell’olio della lampada votiva che arde nella cella di sant’Antonio, offerta a nome dei colleghi, dal primo cittadino di San Giorgio delle Pertiche, Daniele Canella.
“Siamo insieme per essere in comunione con sant’Antonio che ci chiama, che con il suo richiamo, la sua vita, la sua parola, la sua presenza, ha un dono sempre nuovo di vita piena da impetrare per noi, da Dio nostro Padre, da Gesù Cristo, dallo Spirito santo – ha detto il vescovo nell’omelia -. A ciascuno di noi è stata data la Grazia secondo la misura del dono di Cristo. A noi è data Grazia, e Grazia è l’amore di Dio gratuito, che ci sostiene, che ci fa vivere, quello che ci dona una prospettiva di eternità, insieme a Cristo crocifisso e risorto. E’ la grazia della speranza”.
Quest’anno il tema della Tredicina è stato la speranza. E a Sant’Antonio profeta di speranza il Vescovo ha dedicato la sua riflessione. “Antonio è profeta di speranza perché si è affidato alla Grazia del Signore, quella Grazia che a lui è stata data in maniera così profonda e unica. – ha sottolineato mons. Tomasi -. Profeta di speranza perché è segno e strumento del bene che Dio vuole a ciascuna e a ciascuno di noi. Ci sta a cuore la certezza che noi non siamo lasciati da soli, che abbiamo in Dio un amico, nei santi degli intercessori e nei fratelli e nelle sorelle dei compagni di viaggio”.
Sant’Antonio dottore evangelico, così di casa nelle Scritture da saper attingere da esse una parola che diventa vita, ma che è sapienza, quella che abbiamo sentito nella prima lettura, per la quale lui ha lasciato tutto e invita anche noi a ricordarci che è tutto. Nei momenti importanti della nostra vita di cosa abbiamo bisogno, se non di quella certezza che ci dice che quell’amore, quella vita che stiamo vivendo, anche fragile e vulnerabile, è vita in eterno? Che cos’altro ci serve?”.
Nella sua saggezza e sapienza Sant’Antonio ha predicato sulla speranza e in una sua omelia, in un sermone commenta un versetto del profeta Zaccaria. “Dalle opere di misericordia nasce la speranza, dice Antonio – intuizione profonda -: vivere la misericordia, la solidarietà fra di noi, l’accoglienza dei più piccoli e dei più deboli, la cura reciproca, sostenendosi nel corpo e nello spirito. Da lì nasce la speranza, ed è il fondamento della nostra esistenza. Senza siamo bloccati. Ne abbiamo fatto esperienza nel periodo più duro della chiusura per la pandemia – ha sottolineato il Vescovo -. Antonio parla, inoltre, del timore. E’ il timore che ci fa bene – ha spiegato mons. Tomasi -. Quello di fare il male, di ferire gli altri, di non ricambiare all’amore, il timore di non contribuire con la nostra vita alla felicità di qualcun altro, in fondo il timore di non amare, una volta che abbiamo riconosciuto quanto siamo stati amati. Ecco il timore di peccare, che ci farebbe tanto bene. E’ questa infatti la condanna, la punizione del peccato: ci escludiamo dall’amore, ci escludiamo dal senso profondo della vita. È il fondamento del senso di responsabilità, di cui tanto ha bisogno il nostro tempo: capacità di rispondere all’appello di bene che viene dalle persone e a dalle situazioni della vita”.
Paragona la speranza anche all’olio, sant’Antonio, perché “galleggia su tutti i liquidi, e per questo simboleggia la speranza, che ha per oggetto le cose eterne. Speranza è attesa dei beni futuri – dice Antonio -, ed essa esprime il sentimento dell’umiltà e un’attenta dedizione di sudditanza”. “Significa riconoscere che dipendiamo da Dio, che non ce la facciamo da soli – ha sottolineato il Vescovo -, che stando da soli senza di lui non possiamo realizzare ciò che c’è di profondamente umano in ciascuno di noi”.
L’offerta dell’olio e l’accensione della lampada votiva da parte del presidente dei Sindaci del Camposampierese – ha ricordato il vescovo Michele – hanno un senso profondo: “Dice che manteniamo vivo il segno della speranza, quella speranza che ci fa comunità solidale, popolo in cammino, che ci fa attenti alle esigenze di tutti affinché nessuno resti indietro. Ed è il segno che quell’olio accende la luce che ci dà orientamento e che ricorda a tutti noi la nostra devozione a Sant’Antonio e il nostro amore per Dio. E’ di questa speranza che abbiamo bisogno. Viviamo insieme questa speranza di cui Sant’Antonio ha vissuto in tutta la sua vita ed è il fondamento di ciò che ha detto e fatto, del suo essere a fianco di ciascuno di noi. La speranza – ha concluso il Vescovo -, che è una delle parole più belle che il Signore ci dona, nasce solo dai fatti della nostra vita quando si sostanziano di misericordia, di volontà di camminare insieme, di responsabilità e di amore”.
Al termine della messa il saluto del sindaco di San Giorgio delle Pertiche, che ha rilanciato l’importanza di valorizzare il Cammino di Sant’Antonio, invitando a sentirsi parte di una grande comunità in cammino, un cammino che è stato particolarmente duro in questo ultimo tempo. Il sindaco ha ricordato le persone che hanno perso la vita a causa del covid e ha poi fatto dono dell’olio per la lampada, a nome dei cittadini di San Giorgio delle Pertiche. Il sindaco ha recitato, a nome di tutti, la preghiera a Sant’Antonio.
infine, la benedizione finale del Vescovo con la reliquia del Santo.