La sintesi nazionale degli ascolti sinodali arrivati dalle diverse diocesi italiane è quasi completata. E adesso, come continua il percorso? I Vescovi italiani ne hanno parlato la scorsa settimana a Roma, durante la loro assemblea di primavera. Abbiamo chiesto a mons. Tomasi di raccontarci il clima e di fare il punto sui lavori del Sinodo.
Si delineano dei risultati comuni a tutte le diocesi sul lavoro di ascolto? Di coinvolgimento, di accoglienza, di contenuti…
Ho riscontrato una consonanza di fondo, pur nella varietà delle situazioni e dei problemi, sulle questioni poste in tutte le Chiese italiane. Entro l’estate avremo più chiaro il percorso da seguire, in base alle indicazioni emerse. Certo, l’approfondimento dell’ascolto, al quale siamo invitati, non è uno stare fermi e continuare a parlare, ma sarà un entrare veramente nelle situazioni e già da esse far scaturire alcune pratiche, esperienze, da affrontare e rendere più ampie nella seconda fase, quella sapienziale. Il clima era molto buono, stimolante, tra noi Vescovi, e tra i Vescovi e i laici referenti per il Sinodo.
Che volto di Chiesa emerge?
Quello di una Chiesa che ha fatiche comuni, che fa fatica a rimettersi in moto, ma che ha anche speranze comuni. Una Chiesa che si “commuove” del comune stupore di tanti, soprattutto laici e laiche di essersi ritrovati di nuovo interpellati: questa è una costante, che emerge nella nostra sintesi e anche dai lavori dell’assemblea della Cei, dove i gruppi dei Vescovi vedevano riuniti laici, laiche e presbiteri. C’è stata una constatazione unanime della bontà del metodo di ascolto, che va affinato e ampliato. Il metodo del dialogo spirituale è stato visto come una novità molto feconda. Sono convinto che un momento qualificante del percorso sarà la seconda tappa in cui saremo invitati a ridire quello che ha colpito gli altri: è il passo che ci fa uscire dai monologhi. C’è poi l’esigenza di considerare tutti i soggetti ecclesiali, e qui entrano in campo le tematiche della corresponsabilità, della ministerialità. C’è l’esigenza di semplificare, rendendo più autentiche le varie strutture e forme della nostra azione pastorale e c’è un riconoscimento che abbiamo ancora un debito di ascolto di molte realtà e persone, come è emerso anche nei nostri ascolti.
E’ soddisfatto di come si è svolto il processo di ascolto nella nostra Diocesi? Che cosa l’ha colpita di più?
Sono molto soddisfatto. In particolare del lavoro fatto dall’équipe, soprattutto nella fase di preparazione, dove i membri hanno lavorato in modo collaborativo e creativo, ad esempio nel riformulare le domande per categorie. In secondo luogo mi ha colpito la quantità e qualità dei contributi raccolti in un tempo molto ristretto e in un periodo nel quale si pensava di trovare stanchezza, rassegnazione, fatica. Invece, abbiamo trovato un bel desiderio di partecipare. Dal punto di vista dei contenuti c’è un’attenzione nei confronti della Chiesa. Ci sono molte domande, che forse pensavamo non ci fossero. Penso ad esempio ai giovani e al loro bisogno di essere visti, presi sul serio, di essere protagonisti di un’attenzione positiva da parte del mondo degli adulti. E un desiderio di essenzialità dell’esperienza cristiana, il desiderio che appartenere a Cristo e alla Chiesa trasformi la vita. E questo è un potenziale di crescita molto ricco.
Si stanno delineando delle priorità?
Le priorità per il secondo anno del Cammino sinodale della Chiesa italiana si stanno profilando come “cantieri”, con momenti anche esperienziali, che favoriranno l’ulteriore ascolto delle persone. Sono tre: corresponsabilità, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture. Ogni Chiesa locale, poi, sceglierà un quarto cantiere, sulla base della sintesi diocesana.
Come si diventa davvero Chiesa sinodale?
Siamo Chiesa che cammina insieme se facciamo esperienza che ascoltare la Parola di Dio è ascoltare la Parola contenuta nelle Scritture e anche quello che questo ascolto suscita nelle altre persone. Quando ci scambiamo esperienze, quando ci ascoltiamo profondamente, stiamo ascoltando Parola di Dio per oggi. E’ questa la Chiesa sinodale per me. Lo Spirito ci parla attraverso quello che viviamo insieme. Dobbiamo esercitarci nell’arte dell’ascolto: della Parola, delle parole sapienti della Chiesa e della vita nostra e delle persone che incontriamo. Ecco che potremo scoprire cosa il Signore dice alle nostre vite e alle nostre comunità.
L’elezione del nuovo presidente della Cei, il cardinale Zuppi, ha suscitato molto entusiasmo, anche nell’opinione pubblica…
Si sono concentrate molte aspettative su questa figura. E’ positiva l’aspettativa di una rilevanza della Chiesa per la vita delle persone: non di potere, ma di significatività e di vicinanza, accanto alla vita di ogni singola persona. E’ uno stile che gli viene ascritto nel suo servizio pastorale a Bologna, quel mettere al centro la bellezza della dignità della persona umana, di ogni persona, che si sente riconosciuta.
(Alessandra Cecchin – intervista pubblicata nella Vita del popolo del 5 giugno 2022)