“Siamo viventi per Dio: e la vita si trasforma in amore”: l’omelia del Vescovo nella veglia pasquale

Il vescovo Michele ha presieduto, sabato sera, 8 aprile, la grande veglia pasquale in cattedrale. Durante la celebrazione ha amministrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana a una catecumena adulta, Silvana, sposata, madre di tre figli, che si è avvicinata alla fede accompagnando il percorso ai sacramenti dei suoi figli.

Ecco l’omelia del Vescovo:

“Abbiamo sentito nelle letture raccontare la nostra vita, vista come parte della storia dell’Universo intero, dei popoli, del popolo di Israele, della storia della Chiesa, compagnia degli amici di Cristo raccolti attorno ai suoi apostoli e ai suoi successori, come storia di vita e di salvezza.

In questa notte santa noi partecipiamo in modo reale al momento culminante della storia, alla Risurrezione di Cristo, alla sua vittoria sulla morte.

È il momento in cui ricominciamo a vivere, con il Risorto.

È il momento della rinascita, cui partecipiamo pienamente in forza del nostro Battesimo.

Questa sera sarà il momento della rinascita in Cristo di Silvana che è qui con noi, della sua rinascita a vita nuova, a vita vera.

Oggi, carissima, è il giorno del tuo Battesimo e della Confermazione del dono dello Spirito Santo. Oggi parteciperai per la prima volta al banchetto dell’Eucarestia, memoriale del Crocifisso Risorto, fonte e culmine di tutta la vita cristiana.

La lettera ai Romani di san Paolo contiene una catechesi profondissima sul battesimo, e ne abbiamo sentito proclamare un passaggio nella lettura:

Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.

C’è un’esperienza di sepoltura e di morte nel Battesimo, ed è l’assunzione della nostra realtà mortale segnata dall’incomunicabilità, dalla violenza, dalla freddezza e anche dall’odio reciproco, che è parte apparentemente ineliminabile della nostra vita, delle relazioni degli uomini tra di loro, con il creato, e con tutto Dio.

Assumiamo tutto ciò non da soli, ma assieme a Gesù Cristo. Con lui siamo chiamati qui a vivere la rinuncia radicale a tutto, con Lui e per Lui, solamente sulla sua Parola, unicamente in forza dell’incontro con Lui. Ed è questo il passaggio da compiere per poter essere dei risorti con Cristo. Per ricevere da Lui tutta la vita realmente trasformata, veramente in pienezza, perché non più nel dominio della morte.

Tu, Silvana, rinascerai a questa vita nuova. Così siamo rinati tutti noi nel nostro Battesimo. Senza effetti speciali, senza trucchi magici: ma nella realtà della morte e risurrezione di Cristo.

Poniamo dei segni, ma che realizzano ciò che esprimono, proprio perché il Signore Gesù Cristo è Risorto dai morti. Come ancora l’apostolo Paolo annuncia ai cristiani di Corinto, infatti: “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”.

Se Cristo non fosse risorto, porremmo dei segni deboli, inutili, vuoti.

Ma se Cristo è risorto, tutto cambia nella nostra vita, e siamo chiamati allora a diventare sempre più dei viventi, ad amare con più larghezza, altezza, profondità, con vera donazione di noi stessi, nella gratuità più semplice e concreta, ad amare sempre e comunque, a non lasciarci dominare dalla paura della morte:

“Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.

Morti con Cristo: anche la morte, così, diventa luogo supremo di dono, e le morti quotidiane dell’odio, del risentimento, della violenza e della rassegnazione sono illuminate da una speranza più forte.

Viventi per Dio: e la vita si trasforma in amore”.

(Veglia pasquale – Cattedrale di Treviso – 8 aprile 2023

Omelia del Vescovo Michele)