“Stiamo andando sempre più in profondità”. E’ la convinzione espressa dal vescovo Michele, in occasione dell’incontro congiunto di lunedì scorso del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale. Un confronto prolungato, attraverso la divisione in gruppi, con l’intenzione di iniziare a riconoscere gli appelli dello Spirito Santo, emersi dalla consultazione del Popolo di Dio, effettuata in diocesi in queste settimane.
La Commissione per il Cammino sinodale ha, infatti, elaborato una prima sintesi dei contributi pervenuti dal territorio, in tutto 849 “ascolti”, di cui 719 di gruppo e 130 individuali per un totale di 7.830 persone coinvolte, oltre a circa 700 facilitatori. Hanno partecipato anche persone che vivono saltuariamente la vita della Chiesa, o che ne sono ai margini, e anche ben 1.700 giovani. Il testo, con ulteriori annotazioni, è stato presentato dai due coordinatori della Commissione, Marialuisa Furlan e Andrea Pozzobon.
Il lavoro congiunto dei due Consigli aveva l’obiettivo di fornire ulteriori elementi di riflessione, in vista della sintesi finale che sarà inviata a Roma entro il 20 aprile, per convergere nel più ampio cammino della Chiesa italiana e universale.
Il Vescovo, in apertura, ha sottolineato l’importanza dell’incontro comune dei due Consigli. Sempre più, ha spiegato, occorre fare in modo che questi due organismi siano i luoghi che accolgono e rielaborano una prospettiva che diventi denominatore comune per tutta la diocesi. Consiglio pastorale e presbiterale, ha spiegato mons. Tomasi, hanno il compito di raccogliere e orientare la diocesi, cosa che non può essere fatta da una persona sola. “Ciò che tutti riguarda da tutti venga elaborato, conosciuto e proposto”, ha detto, aggiungendo che la sinodalità non è una sovrastruttura in più, ma la forma stessa che il convenire della Diocesi assume in questo nostro tempo, è il modo quotidiano di essere in cammino sulle strade del Regno.
Prolungato, come detto, il lavoro nei gruppi. La prima sintesi, è stato fatto notare, offre, nella ricchezza e complessità, un profilo coerente rispetto alla visione di Chiesa: quella prospettata dal Concilio Vaticano II, arricchita dal magistero di papa Francesco. Comune è la richiesta di comunità che sappiano ascoltare, accoglienti, non giudicanti, capaci di vivere relazioni autentiche, di fraternità e comunione. Una Chiesa, al tempo stesso, che si mette alla sequela del Signore, in atteggiamento costante di missione, connotata da umiltà e povertà. Ancora, emerge forte la richiesta, anche alla luce della recente pandemia, di comunità attente alla vita delle persone, alla storia, alle esperienze del territorio.
In questa prospettiva, sono tanti i punti di forza, ma anche quelli di debolezza, emersi dall’ascolto diffuso della nostra realtà diocesana.
Emerge anche il tema della “restituzione” alle comunità del materiale raccolto, al di là del testo che sarà inviato a Roma. “Già l’incontro di questa sera è una prima, parziale, forma di restituzione”, ha evidenziato Susanna Agostini, che moderava la serata insieme a don Fabio Bergamin.
Il Vescovo, concludendo l’incontro, ha manifestato la sua gioia per l’andamento del cammino sinodale: “I temi sono tantissimi, e vedo che stiamo andando sempre più in profondità”, anche di fronte a temi che non appaiono “nuovi”. D’altronde, “dobbiamo prendere atto che siamo a un punto di non ritorno” rispetto al processo messo in moto da papa Francesco. E andare «in profondità» significa cambiare il modo di vivere la fede oggi”.
Mons. Tomasi ha anche dato alcune “anticipazioni” sui prossimi mesi: “Nel prossimo anno pastorale, con modalità che penseremo insieme, ci sarà un processo di restituzione alla diocesi di quanto elaborato”.
(Bruno Desidera – La Vita del popolo)