Storie di speranza: “Per Roberto un’occupazione con la cooperativa Sol.Co: fede, lavoro e ritorno alla luce”

Roberto (nome di fantasia) è in Sol.Co. da più di due anni. La Cooperativa di strada di Cà Zenobio, fondata nel 1992, lo ha accolto per un percorso individuato con il Dipartimento di Salute mentale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana a scopo riabilitativo. Lo sguardo attraverso gli occhiali è schivo, mentre parla le braccia sono incrociate al petto come spontaneo gesto di protezione, ma Roberto non si sottrae al racconto della propria storia, che anzi riporta con tono sicuro e consapevole; ascolta con attenzione, si pone con grande educazione. Che è anche ciò che colleghi e operatori raccontano di lui: una timidezza inevitabile, considerato il suo percorso di vita, ma anche una crescente capacità di relazionarsi, cauta ma posata, il più delle volte silenziosa, ma sempre sorridente. Una trasformazione dovuta non solo alle cure ricevute in Comunità e al percorso in Sol.Co., ma anche alla fede: “La fede mi è stata di grande aiuto: nei periodi più bui mi sono rifugiato in essa, e mi ha dato grande conforto e speranza”, racconta Roberto. “Sono contento che quest’anno il Giubileo sia dedicato alla speranza: è una bella cosa perché ti permette di avere sempre un obiettivo, qualcosa in cui credere. Nella vita ci deve essere sempre un po’ di speranza”.

L’isolamento e la Comunità
Il buio, per Roberto, comincia nel 2007 quando vengono a mancare entrambi i genitori. Improvvisamente si ritrova da solo, per la prima volta dopo 40 anni. Da quel momento abbandona le sue attività e si ritira in se stesso: in questa condizione di isolamento, i sintomi relativi alla sua fragilità si fanno inevitabilmente più acuti, i pensieri intromissivi (come una paura immotivata dell’acqua) lo incatenano a una vita quotidiana non più libera. Per questo motivo Roberto è stato preso in carico dal Centro di Salute mentale e, con il supporto di medici e infermieri, nel 2015 ha scelto di entrare in una Comunità terapeutica dove ha potuto cominciare a riorganizzare la sua vita e le sue autonomie. Alcuni anni dopo è uscito dalla Comunità e rientrato nella propria casa: qui Roberto ha cercato gradualmente di riappropriarsi della sua vita di prima, o per lo meno di una nuova normalità. Il lavoro, ne era sicuro, sarebbe stato un tassello fondamentale della sua conquistata autonomia e soprattutto un modo per non ricadere nella solitudine: così ha personalmente richiesto ai Servizi Sociali la possibilità di sperimentarsi in un percorso di strutturazione e riattivazione tramite il lavoro, come quelli offerti da Sol.Co.

Il percorso lavorativo
In Sol.Co., Roberto ci è arrivato a 60 anni. Per lui, come per tutti i tirocinanti accolti nei 2.300 metri quadrati di area produttiva e magazzino in strada Feltrina, dove ci si occupa prevalentemente di assemblaggio industriale e confezionamento di materiale di largo consumo, la Cooperativa rappresenta un’occasione per integrare agli ordinari interventi terapeutici delle attività occupazionali a completamento del quadro riabilitativo; alla fine del percorso, che può durare fino a cinque anni, su ogni persona si valuta un proseguimento in Sol.Co. o in altre aziende del territorio. Anche il progetto formativo di Roberto, infatti, è strutturato su misura per lui, con propri orari e obiettivi, in modo da fargli acquisire sempre maggiore autonomia grazie al riappropriarsi di una routine e di obiettivi giornalieri. Oggi, infatti, vive da solo e si reca in Sol.Co. in autobus, nel corso dei mesi in Cooperativa ha aumentato l’orario di lavoro e anche le relazioni, con la convinzione che questo fosse utile per il suo benessere. La routine è fondamentale: la sua agenda è scandita da appuntamenti e impegni precisi, e questo per aiutare la persona a prendersi cura di sé e a essere responsabile del proprio lavoro. Per Roberto si tratta del confezionamento manuale di lampade di ricambi auto: nella sua postazione all’interno dell’ampio spazio aziendale, ogni suo movimento, per quanto piccolo, è preciso e ricco di cura, e per questo in Sol.Co. stanno già valutando di assegnargli attività più articolate, che possano essere di ulteriore stimolo alla sua riabilitazione e in termini di benessere personale. “Per il mio futuro spero di continuare a lavorare dove sono adesso, magari di essere assunto, continuare la vita lavorando e dedicandomi nel tempo libero ai miei hobby” racconta ancora Roberto, che, infatti, frequenta un centro diurno dedicato alla scrittura creativa per mantenere e sviluppare altre capacità e relazioni. La speranza, senza dubbio, continua a sostenerlo anche in questo momento molto più luminoso.

Giorgia Favero – tratto dalla Vita del popolo del 16 marzo 2025