Un’eredità che ci interpella, sulle strade della vita. Le note gravi ed avvolgenti di un sassofono richiamano da piazza Duomo i catechisti, giunti dalle loro parrocchie in Cattedrale per ricevere il mandato all’annuncio del Vangelo; a piccoli gruppi varcano l’arco di Via delle Canoniche e si dispongono intorno al vescovo Michele nei pressi del mosaico, luogo della memoria di una fede ricevuta in eredità. Sono circa quattrocento, la Bibbia tra le mani, immersi in un silenzio contagioso tra la folla vociferante dei passanti, incuriositi o indifferenti. “Il mandato quest’anno
inizia qui, sottolinea il vescovo, sulle strade della vita, strade concrete e polverose che Gesù per primo ha percorso, per portare la buona notizia di un Dio che ha in mano le vicende della storia e le governa abitandole, camminandoci dentro, sporcandosi i piedi e affaticando il suo corpo”.
Ritornano le note del sassofono; si sentono da lontano, in direzione della Cattedrale; i catechisti seguono il vescovo in ordinata processione, salgono le gradinate e prima di varcare il portale
lasciano sui gradini la Bibbia, il libro della catechesi. Si vedono bibbie di tutti i tipi, varie edizioni e grandezze, alcune allineate, alcune accatastate le une sulle altre, più o meno segnate dall’uso nel tempo, custodi di una memoria di fede. La gente sulla piazza guarda, fotografa, resta sorpresa nel suggestivo gesto di uomini e donne che con affetto e quasi timore depongono con cura il loro libro su gradini impolverati, calpestati dai piedi dei passanti, ed entrano in Cattedrale.
Un’eredità che ci fa Chiesa. Il tema musicale del sassofono viene ripreso dall’organo, nel momento del passaggio dalle strade della vita allo spazio della Chiesa; al
centro della navata il vescovo incensa una Bibbia del Cinquecento, la più antica della nostra Diocesi, segno di un’eredità che ci pone nel solco di una lunga storia. Dopo due anni di lontananza i catechisti tornano a riempire la Cattedrale, le parole del vescovo Michele li accompagnano alla consapevolezza che annunciare il Vangelo non è impresa solitaria. “Non lo era per Gesù, accompagnato dai dodici, da Maria Maddalena,
Giovanna e Susanna, tre donne accomunate dalla liberazione dalla sofferenza e dal male, dall’esperienza vissuta della misericordia di Dio, che le ha rese credibili nell’annuncio di una reale buona notizia, capace di cambiare la vita di ciascuno”.
Il vescovo invita i catechisti a riconoscere nel Battesimo la fonte del mandato: “Ricevete oggi il mandato perché il vescovo riconosce che assumete un compito ecclesiale di testimonianza, ma l’abilitazione all’annuncio è nel battesimo. È lì che c’è non solo il diritto ma anche l’obbligo di essere battesimali per gli altri, eucaristici per gli altri, carismatici con il dono dello Spirito Santo per gli altri. È questo che ci abilita tutti, l’amore di Cristo nel quale siamo innestati”.
Vengono chiamati i nuovi catechisti; non si è mai abbastanza “vecchi” nel servizio per non sorprendersi ogni volta davanti ai giovani e meno giovani che escono dall’assemblea e affollano la
gradinata sotto al presbiterio; e nonostante le fatiche e le complessità di questo tempo non si è ancora sufficientemente delusi per non cogliere la speranza di uno Spirito che continua a suscitare nuove ministerialità nella Chiesa.
Un’eredità per tutti
“Essere mandati, conclude il vescovo, significa cantare insieme, vivere della forza dello Spirito Santo che è colui che ci costituisce comunità. Se uscendo troverete le vostre Bibbie…ricordate che
la parola più importante che il testo custodisce è quella che viene portata dentro di noi, nel nostro cuore, e che si vedrà riflessa nei vostri occhi quando andrete ad annunciare la bellezza del Vangelo di Gesù.”
L’assemblea si soglie, i catechisti ritornano sulla gradinata della Cattedrale, nessuna lamentela per furto o Smarrimento; ciascuno trova e riporta a casa la sua bibbia, pronto a condividere nella propria comunità quella stupenda eredità che gli è stata affidata.
F.N.