Un ascolto della Parola che generi a vita nuova, come avviene per Maria: l’omelia del vescovo Tomasi alla grotta di Lourdes

Si conclude questa sera, lunedì 29 agosto 2022, con la processione aux flambeaux, il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, guidato dal vescovo Michele.
Questa mattina i pellegrini hanno partecipato alla Santa Messa presso la Grotta di Lourdes, presieduta dal nostro vescovo.
Ecco l’omelia, nella quale mons. Tomasi mette a confronto la modalità di ascolto della Parola di Dio da parte di Erode e di Maria Santissima:

Il Vangelo di oggi ci narra l’uccisione di Giovanni il Battista da parte di Erode. Nel fare questo presenta soprattutto la figura del potente re e la tratteggia in modo da rappresentarne l’atteggiamento nei confronti dell’uomo di Dio.

Troviamo in esso il modello di un possibile modo di ascolto della Parola di Dio, se ricordiamo appena che Giovanni è lui stesso “voce di uno che grida nel deserto”. Talvolta potrebbe essere questa anche la nostra modalità. Vediamone alcuni pochi tratti, mettendoli a confronto con l’altro modello che ci presentano le Scritture, quello cioè di Maria Santissima.

La Parola di Giovanni presenta al re con franchezza, grande libertà e coraggio le esigenze di una vita giusta: non è lecito che egli abbia sposato la moglie di suo fratello.

Di fronte all’accusa, Erode ha un atteggiamento apparentemente strano, sicuramente ambivalente, profondamente contraddittorio.

Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri”.

Erode riconosce la giustizia e la santità di Giovanni, e addirittura se ne prende cura, vigila su di lui, bloccando le trame di Erodiade per uccidere il profeta.

Egli lo ascolta volentieri, anche se rimane allo stesso tempo molto perplesso. Sente dunque che quella parola ha qualcosa di importante e di vero da dire alla sua vita, anche se non è forse in grado di definire bene di che cosa si tratti.

Forse appezza anche il coraggio del Battista nel porlo con tanta decisione e fermezza di fronte all’immoralità della sua condotta: in un mondo di cortigiani è per lui sicuramente una novità di rilievo.

Ma anche per i progetti di Erodiade arriva il tempo propizio, in occasione di un banchetto di festa per il compleanno del re. Sono presenti i ricchi e i potenti, i detentori della forza del tempo. Una giovane e bella ragazza, la figlia di Erodiade, danza per il re, di fronte a tutti, e tutti sono affascinati dallo spettacolo.

Il fascino della bellezza attiva nel re la vanità del potere ed egli, senza che nessuno lo avesse chiesto o avesse potuto anche solo pensarlo, fa un’offerta spropositata, e la ripete addirittura più volte:

Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”.

Erode ora si sente davvero potente, può mostrarsi generoso come fosse un dio che nella sua grazia può disporre di ogni cosa. Ma è un potente povero povero, meschino anche, che di fronte alla richiesta addirittura della testa del profeta si sente legato, ancora sempre dalla vanità, a quella sua assurda promessa. Il potente re ha paura di perdere la faccia – e bastava un moto di spirito per uscirne alla grande – e fa uccidere quell’uomo giusto e santo che era ancora ancora sotto la sua protezione.

È molto triste. Eppure, avrebbe avuto infinite possibilità per non doverlo essere, avrebbe potuto essere autenticamente e sovranamente libero, ma la vita di Giovanni vale ora molto meno di un momento di imbarazzo. Ecco come finisce l’ascolto che volentieri Erode dedicava alle parole di Giovanni Battista.

Non ci viene detto quanto volentieri la Vergine Maria ascoltasse le parole che da più parti le venivano rivolte, a partire da quelle dell’angelo, come quelle dei pastori o della profetessa che le annuncia la spada che le trafiggerà cuore, o le parole difficili del Figlio, anche rivolte a lei. Eppure sappiamo che Ella, “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Ecco una custodia apparentemente molto più povera e debole di quella del re, ma quanto più fedele e feconda.

Erode banchetta con i ricchi ed i potenti, Maria è cantrice del rovesciamento di questa logica nel Magnificat.

Erode promette di fare tutto ciò che la ragazza gli avesse voluto chiedere.

Maria alle nozze di Cana dice senza tentennare di fare tutto ciò che il Figlio dice di fare.

E la differenza è esattamente quella tra la morte e la vita: da un lato il banchetto di Erode, in cui l’unico piatto di portata presente è quello che porta il macabro trofeo di morte.

Dall’altro un banchetto di nozze che prosegue gioia e armonia, grazie al dono di un vino nuovo e buono, anche a costo di affrettare l’ora della Croce, dono supremo di vita.

E se Erode si ostina, malgrado la sua grande tristezza, a riconoscere, di fronte a ogni altra parola, la validità soltanto della sua, e arriva così a fare ciò che non voleva e a non fare ciò che avrebbe invece voluto, la Donna di Nazareth invece non chiede nulla per sé, e di fronte all’inaudita richiesta di Dio risponde con la piena disponibilità e fiducia ad una volontà che non è la sua: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola“. Apparente debolezza che apre alla vera libertà.

Il martirio di Giovanni il Battista è profezia della morte e risurrezione del Messia Gesù: il nostro ascolto della Parola si ferma a quello di Erode, incatenandoci al dominio della morte, o giunge invece sino a quello di Maria, generandoci a vita nuova?“.

 

 

I video delle dirette con i pellegrini trevigiani.

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